giovedì 5 aprile 2012

via Tortona

Via Tortona a Milano è una via molto vecchia: costeggia parte della ferrovia che passa dalla stazione di Porta Genova e che all'inizio del '900 non si fermava in binari tronchi contro via Savona ma faceva parte di un anello che circondava al città e che è stato smantellato durante l'epoca fascista, o almeno così pare essere riportato da alcune vecchie cartine della città che vidi in una mostra presso le ferrovie nord di Milano. Era una via di periferia allora, separata dai binari dalle fabbriche. Quando ero piccola io era già una via semi deserta, quasi malfamata: molti degli stabilimenti che erano lì erano già vuoti e in decadenza. Poi qualche anno fa c'è stata una sorta di piano di recupero della zona, ed ora è piena di uffici di vario prestigio e di cantieri per trasformare altre ex-aree industriali.
Milano ha parecchie aree così, abbandonate a se stesse, che negli ultimi anni sono state rivalutate e rivitalizzate, riguadagnando un territorio urbano che altrimenti sarebbe stato da cercare sempre più all'esterno di quello che è l'anello della tangenziale.

Via Tortona in linea d'aria è vicinissima a dove sono nata e cresciuta: a piedi è separata dalla ferrovia e dal Naviglio grande, e raggiungibile o attraverso il ponte della circonvallazione della 90-91 ( sulla cartina lo trovate come ponte delle milizie) o attraverso prima il ponte di via Valenza sul naviglio grande e poi o sul ponte Liberty sopra i binari di Porta Genova oppure arrivando fino in viale Coni Zugna e girando dentro per via Savona. Se volete proprio farla tutta tutta, va presa da via Solari dietro al cinema Orfeo.

Ieri ero lì, estasiata dall'essere tornata pirla nella mia città, estasiata dal vedere il bel lavoro di rivalutazione dell'area che hanno fatto, estasiata nel pensare che "se quell'area ci fosse stata quando abitavo ancora lì 14 anni fa, ci sarei passata anche solo per fare 2 passi tutti i pomeriggi".

Hanno anche fatto la stessa cosa a ridosso di quella che era casa mia dove sono toranta a trovare l'unica persona cara che abita ancora lì. Certo ci sono anche altre persone che conosco che vivono o alvorano ancora in quel che è via Carlo D'Adda, ma non ho interesse a fermarmi per salutarle: mi sono più cari i palazzi e i negozi di quelle persone. Sono cambiate parecchie cose, ed altre sono rimaste sempre lì immutate, come la carrozzeria Inter o i pilastri in cemento che delimitano l'ingresso di via Luigi Sala e dove mi ci sedevo da ragazzina.
Così sono rientrata dove abitavo: stessa scala, diverso piano con gradini che ho fatto centinaia se non migliaia di volte, portando però in braccio mia figlia addormentata. Non pensavo che sarebbe mai successo, ma è accaduto e ne sono felice, perchè sono un inguaribile nostalgica.
Non vedevo l'ora di andarmene da quella casa, ma non per i 100 gradini da fare o per l'appartamento. Io ci sarei potuta anche rimanere per sempre là, perchè quella era la mia casa. Quando ce ne si vuole andare talvolta non è dai muri, ma dalle situazioni, esattamente come voglio, anzi vogliamo, andarcene ora.
Ho rivisto il glicine che quando ero piccola veniva sempre tagliato ad un cespuglio insignificante pieno di parassiti che non riusciva a fare nemmeno un fiore; ho rivisto l'ibisco che era la delizia di noi bambine con i sui tanti fiori viola, ho rivisot il cortile con l'ultimo "vestito" in mattoni che aveva già quando sono andata via e che ricordo con il vestito in asfalto e prima ancora in cemento sgretolato tutto buche e sassolini.

E così come le perle di tanto in tanto vanno riportate al mare perchè altrimenti si ammalano io da pirla quale sono, sono tornata a Milano, rinsavendo.

3 commenti:

  1. comapagna sta per campagna o compagnia? Se sta per " compagnia" allora la risposta è "Città". altrimenti non ho capito la domanda.

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  2. I ricordi dei tempi trascorsi in luoghi passati donano gioia e tristezza! Splendido post, complimenti, un saluto super affettuoso e tantissimi auguri di Buona Pasqua
    M.G.

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