E' inutile negare che l'argomento del giorno, per molte persone che conosco, è la dipartita di Marco Simoncelli.
Non ero una sua fan, e in tutta sincerità sono almeno 2 o 3 anni che non seguo più il moto GP: certe cose se non si ha una grande passione prima o poi ci si stanca nel seguirle, e visto che a me la mnoto piace più guidarla che vederla guidata da altri, ovviamente lo spettacolo televisivo mi ha stancato.
Di Simoncelli la cosa che mi ha sempre colpito era la massa di capelli: mi sono sempre chiesta come cavolo facesse a farcela stare sotto il casco.
Non ho visto l'incidente in diretta, ho visto uno dei tanti video messi poi sul web, e non commento, perchè per capire bene cosa sia accaduto ci vorrebbero tante di quelli inquadrature che a noi comuni, non faranno mai vedere. Però è uno dei tanti incidenti che ha portato via un pilota. Non voglio spendere parole vuote come "passione", perchè non era mio amico e non so cosa pensasse, perchè per riuscire in certi campi serve anche quella oltre ai soldi, il tempo, la determinazione e la caparbietà per arrivare. però ci sono due considerazioni, amare, che mi sono passate per la mente pensando a Simoncelli.
Simoncelli era uno che in moto GP c'è arrivato facendo la sua gavetta, facendo parlare di sè ogni tanto, ma non costellando di grandi traguardi la sua carriera, forse perchè iniziata da poco. E questo mi lascia l'amaro, perchè lui diventerà semplicemente "uno dei tanti piloti" morti per un incidente in gara. Non esisteranno memorial, se non cittadini, a nome suo. Insomma non era un Joey Dunlop per intenderci.
E poi mi viene da pensare, per sommi capi, senza fare i conti in tasca a nessuno, che cent'anni fa, i piloti automobilistici e motociclistici, erano dei veri temerari che andavano contro tutto e tutti pur di realizzare un sogno e che quando succedevano questo genere di incidenti "se l'erano andato a cercare". Insomma erano completamente responsabili delle loro scelte. Oggi invece come ci sono le bambine spinte sulle passerelle a fare da mimi modelle in tenerissima età per la gloria dei genitori, ci sono bambini spinti nello sport, calcio prima di tutti, per lo stesso motivo. Non posso parlare per la famiglia Simoncelli, anzi sarebbe una vera porcheria parlare (o sproloquiare) di qualcuno che non si conosce affatto in un momento così orrendo, ma il dubbio me lo pongo sia per Marco che per tutti gli altri che non si sa nemmeno che nome abbiano: quanto queste persone sono state frutto delle loro scelte e non di scelte condizionate da altri?
Per il resto, mi rimane solo quella tristezza che viene un po' a chiunque, quando sente di qualcuno che, conoscendolo a malapena, viene a morire non in tarda età, come ci si aspetta per chiunque.
quoto tutto, che dire di più?
RispondiEliminaRoberta