lunedì 3 maggio 2010

Lettera per il Ministro Gelmini

Cara Mariastella,

diamoci del tu: tanto sei Donna e Mamma come me.

Ho letto ciò che dici sul "privilegio di poter rimanere a casa in congedo maternità".
Tesoro siediti, prendi fiato fatti preparare una tazza di thè, perchè tu dal baby blues, e dalla depressione post partum fisiologica, mi sa che non ci sei uscita, e te la stai trascinando, sragionando con "peerle di saggezza" tipo "la maternità è un privilegio".

Rimanere a casa mesi non è un privilegio.
Non so nulla del tuo passato, quindi vado per ipotesi, va bene?
Forse la tua mamma era casalinga, e poteva venire a prenderti a scuola, prepararti il pranzo e aiutarti a fare i compiti; quindi, forse, lei non ha mai dovuto fare i conti col rientro al lavoro, perchè al lavoro di massaia c'era sempre 24 ore su 24. E in questo lavoro rientra anche quello di fare la mamma.
Già perchè essere mamma è un lavoro, che non ti dà da mangiare, anche se ti dà le migliori soddisfazioni della vita, perchè il primo sorriso di tuo figlio, non ha prezzo, e che soprattutto non ha orari, ne vacanze.
Un privilegio è una vacanza, ma la maternità non è una vacanza. E' il cambio radicale della tua vita. Forse non ti sei accorta in quella sala parto che è morta una Mariastella Gelmini, e ne è nata una Mariastella Gelmini mamma? No credo di no. Credo che ti sia sfuggito, o che fai finta che non sia accaduto, anche se ti fermi dal lavoro solo per allattare EW. Non te ne faccio una colpa, stai tranquilla.  E scusa se ti faccio questa domanda cattiva, ma quando non l'allatti con chi sta EW? Chi è il destinatario dei sorrisini e di tutta la sua tenerezza? 
Già: non sei tu.
Ecco Mariastella questo è il punto.
Non siamo noi altre mamme lavoratrici dipendenti, cassa-integrate, libere professioniste (mal tutelate), disoccupate, lavoratrici in nero, ad essere privilegiate se scegliamo di (o siamo obbligate a) stare a casa con i nostri figli di pochi mesi. Ma sei tu che hai fatto una scelta diversa, la scelta di rinunciare ad un tuo diritto, per tornare al ministero. Sei tu che hai scelto con tuo marito (o col tuo compagno) di fare un passo importante nella vostra vita di coppia, perchè i bambini non capitano a caso, e sei tu che non hai voluto rinunciare alla tua poltrona.
No Mariastella non siamo noi altre mamme ad essere privilegiate (ed io che non ho tutele non sono affatto una privilegiata!), ma sei tu una mamma che soffre perchè ha scelto di non stare con sua figlia favorendo il suo lavoro, e la tua soffrenza la sfoghi con parole che sarebbero già sciocche dette da una lavoratrice anonima, ma sono oltremodo sciocche e pericolose dette da una nella tua posizione.
Mariastella, non mi metto a giudicare il tuo operato come ministro, ma da donna e mamma voglio darti un consiglio: lascia perdere il ministero ancora per un po' per qualche mese, goditi EW, perchè ogni giorno che passa è una bambina diversa, e questi giorni preziosi non tornano. Non posso dire come ne beneficerà EW, ma tu come donna e mamma non rimpiangerai nulla. Al ministero, se i tuoi collaboratori sanno il fatto loro, non avranno bisogno di te se non per le emergenze.

7 commenti:

  1. Privilegio è poter scegliere serenamente tra più alternative senza dover fare i conti a fine mese, nè con il portafoglio nè con la coscienza. Ma a noi donne normali o una o l'altro piantano sempre un coltello sullo stomaco.Come dice la Littizzetto? MariaSTAR, ma andiamo...

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  2. Brava: mi piace che tu abbia ricordato che partorire è lasciar morire una vecchia donna per farne nascere una nuova.Ondaluna

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  3. Ma davvero ci vuoi sprecare fiato e tempo per quello che dice un soggetto del genere?:-))Facile fare questa rinuncia quando sei ministra col suo portfolio mensile: vorrei vedere se avesse rinunciato lo stesso al congedo se avesse fatto l'operaia a 800euro al mese.E poi per certe donne (ministre e no) la maternità non è questa cosa indiscutibilmente meravigliosa e unica come sai ormai bene.E non so se mi dispiace per loro che si perdono tali emozioni, ma sono sicura che mi dispiace per i loro figli.Ribadisco, quella "donna" non riesce a non sparar ca77ate ogni tot tempo, e questo è l'ennesimo caso.Sicuramente con le sue boiate non agevola la condizione femminile in Italia, già di per se inferiore in confronto ai paesi esteri.

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  4. Io non sono una sostenitrice della Gelmini, sia chiaro.Ma vedo l'episodio come un'uscita decisamente infelice, che detta da una donna e mamma qualsiasi rimarrebbe un uscita infelice, ma detto da un personaggio politico purtroppo prende uno spessore diverso. Non mi consola il fatto che ne stesse parlando in un intervista sulla scuola, mi preoccupo per lei che nel periodo più dififcile del post-partum, che sono i primi sessanta giorni, abbia deciso di rinunciare a stare a casa, e non credo che il ministero avesse un bisogno disperato di lei. Come donna e mamma vedo una donna che ha fatto una scelta sbagliata per il suo benessere e per sua figlia. Sono triste, ma non per la boiata che ha detto, per la scelta infelice che ha fatto e che la farà stare male.

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  5. Sono d'accordo con te sul fatto che una donna dallo spessore mediatico come lei ha un'incidenza diversa che una mamma "comune", ed è per questo che penso che lei debba pensare un po' su a quello che esterna.Naturalmente non sono in grado di capire quel che si prova nei confronti di un figlio, quindi rispetto e condivido appieno la tua visione dell'episodio;il mio istinto è stato invece paragonare la sua scelta a dei comportamenti di donne che fanno figli nel senso biologico del termine, e di "materno" non hanno una cippalippa, e purtroppo nelle immediate vicinanze della mia esistenza ho degli esempi così marcati, che mi viene facile forse il cinismo nei confronti di certe "donne" che fanno e/o dicono certe cose.Sicuramente è stata una scelta infelice e sbagliata come dici tu, sia per lei come mamma che per la figlia, spero che se ne renderà conto, per il benessere di entrambe.

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  6. ma il ministero dell'istruzione ha veramente così bisogno della gelmini?polly

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  7. considerando i danni che ha fatto direi che più ne sta lontana meglio è, ma ormai è tardi... 

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