martedì 30 marzo 2010


Non so quante volte avrò già visto il video che ho postato ieri. E in una delle tante sono andata a vedermi i video suggeriti/correlati ed ho trovato questo:





Io le trovo deliziose nelle loro generose forme, e soprattutto qualcosa che smitizza il connubio figura esile = danzatrice.

lunedì 29 marzo 2010

Avete presente quando avete un prurito che non riuscite a togliervi?

Ecco io ho la grattarola della "danza".

Oggi ho ricevuto via FB questo video: ne sono incantata da quanto è delizioso.



mercoledì 24 marzo 2010

La prima volta

C'è sempre una prima volta in tutto.

E con un bebè ogni giorno c'è una prima volta.

Solo che diciamo c'è come dire una sorta di aspettativa che prima accadrà questo e poi quell'altro. che ne so prima si regge in piedi e poi fa i primi passi.

Ma questa volta è stato come dire, molto inaspettato.

La Mimi ha assaggiato per la prima volta la Nutella.

Ciucciandola dalla mia guancia inconsapevolmente sporca.
E ci riprovo...

Riprovo ad aprire il blog agli utenti anonimi.

Primo perchè frequento blog su altre piattaforme e qualcuno di quei blogger viene qui da me e non può dirmi la sua,
Secondo perchè la vulnerabilità da gravidanza e post partum è finita e sono ca77i amari per chi ci prova a fare lo str0n7o qui;
In conseguenza a "ritorno del gatto" e, soprattutto dopo i commenti dell'estate scorsa, lasciati nel gatto col marsupio, ho scoperto che dal codice alfanumerico associato ad ogni utente anonimo, splinder può risalire all' IP di provenienza e con buona approssimazione alla persona che ha lasciato il commento. Questo di certo non lo può venire a dire a me, ma di certo alla polizia postale. E questo mi da solo enorme piacere, quindi...

... Chi ha "orecchie" per intendere, intenda.

lunedì 22 marzo 2010

Il sacro fuoco....

Così è stato definito da un'altra persona, che guarda caso è dell'11 settembre come me e non è meg.

Settimana scorsa trovo nella cassetta delle lettere un volantino: Lezione prova di danze medio-orientali, presso la palestra comunale di questo sfigatissimo paesuccolo.
Per me dire danze medio orientali vuol dire "corrente meno discinta di danza del ventre" la mia grande passione.
Una passione abbandonata ormai 10 anni fa per motivi meramente economici: o danzavo o mangiavo e pagavo le bollette, così addio corsi, ma di danzare, con quel poco che mi ricordo non ho mai smesso, figuriamoci poi sul mar Rosso dove la musica che si sente E' quella giusta: e come fai a tenerti ferma?
Peccato che la mia tecnica, senza un adeguata guida si sia dispersa.
Però come posso rinuciare ad una prova gratuita a 5 minuti a piedi da casa, e soprattutto come posso non pensare che forse potrei riprendere proprio qui nel depresso paesuccolo in piena valle del Lambro?
Chiamo l'insegnante (la persona di cui sopra) e chiacchieriamo per circa un quarto d'ora: la cosa che a me preme è sapere se farà corsi diversi tra base, intermedie e avanzate: non sono di certo una da avanzato, ma non credo di essere nemmeno più un corso base che in genere è frequentato da tronchi di legno che devono imparare a sciogliersi. Ok anch'io mi devo riprendere, soprattutto il fiato, ma dopo 5 minuti che faccio lo stesso movimento mi sono bell'e che rotta, ergo ho bisogno di una sfida più impegnativa. L'insegnante mi dice che comunque anche se si trova costretta a miscinare base, intermedie e avanzate, prentende qualcosa di più da chi può  dare di più e questo mi garba parecchio. Mi chiede poi di mandarle una mail di conferma per la partecipazione, a ciu seguono altre mail che non fanno altro che stuzzicare, la mia passione, fino addirittura a ricevere la proposta di ballare davanti a tutte.
Inizio quindi una lotta intestina, tra il mio esibizionismo che mi porterebbe a dire subito "si" e la consapevolezza che non solo sono ferma da parecchio con ruggine e mancanza di fiato, ma che non mi sembra il caso di esporsi senza certezze di fare qualcosa di carino.
Intanto però nonostante il "forse è meglio non ballare da sola", continuo ad avere in giro per la testa spezzoni di musica, penso a cosa indossare (perchè non ci si va con la tuta e le scarpe da ginnastica! E nemmeno con un vestito da danza di tutto punto...) considerato anche il notevole cuscinetto di panza che mi è rimasto dalla gravidanza, e non riesco a fare a meno di ricercare nella mia mente tutto ciò che ho imparato parecchi anni fa.
Ma certo è che il sacro fuoco non si è estinto proprio per niente, è solo rimasto sopito per parecchio, pronto a divampare ad ogni occasione buona.


martedì 16 marzo 2010

Continuo nell'opera di "chiusura" del sito.

Intanto Ego vobis annuntio che alcune pagine non verranno riportate e sono:

- A-mici, per lo più gatti di gente che non frequento più magari pure passati a miglior vita ( i gatti intendo) e gli altri sono famosi nei blogs dei loro servi;
- Per i bimbi, che il gatto che ci ho messo fa pena e nessuno mi ha mai mandato una scansione
- Cucina!: mai scritto niente
- Links, che potrebbero pure essere a siti altrettanto chiusi

Le pagine i miei gatti e il mondo a crocette sono fondamentale raccolte di foto dei miei gatti e di ricami miei e di RR che hanno già trovato posto
sul mio album di picasa .

Le restanti, uncinettiamo, moto-racconti e riciclandia, piano piano verranno portate qui con tanto di foto.

Anzi uncinettiamo la portiamo subito di qui, senza racconto personale straccia lacrime, ma solo con un paio di foto.



Quadrato della nonna



quadrato-della-nonnaCome si fa:

Prendi un po' di lana dei colori che vuoi e un uncunetto adatto. Il mio è fatto a 3 giri, ma è facilissimo, anzi intuitivo, capire come farne molti di più.
Avvia uan catenella a 6 punti e chiudi ad anello. Iniziamo coi giri? ricordati di iniziare i giri sempre con 2 punti catenella.
1°giro: 4 punti alti e 1 punto catenella per 4 volte. Chiudi con un punto bassissimo (o piccolo punto a dir che si voglia) sulla seconda catenella ed avrai ottenuto le prime quattro foglioline. Taglia in filo e cambia colore.
2°giro: Nell'arco 2 divide due foglioline lavori i 2 punti catenella di cui ti avevo già parlato, 4 maglie alte, 1 catenella, 4 maglie alte e 1 catenella poi passi all'arco successivo e fai la stessa cosa, fino a chiudere come per il primo giro e tagli il filo. Ti si sono formati 4 cuori che stanno sugli angoli del quadrato.
Ora facciamo il punto della situazione: il "punto" base di tutta la lavorazione è 4 maglie alte e una catenella, giusto? questo ti servira per andare avanti a fare il 4°,5°,6°... e tutto gli altri giri che vorrai. Ma adesso passiamo al terzo.
3° giro: nuovo colore. parti da un cuore d'angolo, e così per tutti i giri successivi. I 2 punti catenella di cui ti ho parlato all'inizio e un "cuore" ( 4 magle alte 1 catenella 4 magle alte 1 catenella) passa all'archetto tra due cuori e lavora un "petalo" (4 magle alte 1 catenella). Lavora sempre un cuore, nell'archetto del cuore sottostante, e un petalo nell'archetto intermedio. fino a completare il giro da chiudere come per il primo e tagli poi il filo.
Dal giro successivo in poi farai da sola: ricordati di lavorare un cuore nell'archetto del cuore sottostante e un petalo per ogni archetto intermedio che troverai tra 2 cuori.

E così di foglioline in foglioline e di petali in petali ho realizzato questa:copertina



lunedì 15 marzo 2010

C'era una volta...

Il mio sito www.ilgattodaglistivali.tk., o meglio c'è ancora con un indirizzo complicatissimo e lunghissimo, il fatto è che il redirect è morto. Era uno di quei domini del tipo " te lo diamo a gratisse se fai un tot di clic al mese" poi una cosa tira l'altra e ciao.

Il sito c'è ancora, ma è difficile da trovare e sopratutto non lo curo più da secoli.

Quindi implemento, cioè passo dall'idea di chiuderlo e salvare tutto quello che c'è di buono, ai fatti del farlo.

Perciò apro un nuovo tag wwwilgattodaglistivalitk per raccogliere qui sul blog "il buono" del sito insieme ad altri tags tra cui riciclandia che era la parte forse più viva di tutto il sito.

Inauguro perciò questa impresa con una pagina che mi sta molto a cuore: la traduzione di Carlo Collodi della fiaba di Charles Perrault.
E con l'incipit della pagina che scrissi io.


"Se questa è la tana del gatto dagli stivali perchè non mettere anche la storia?
La storia del gatto dagli stivali o con gli stivali o il mastro gatto è stata scritta da monsieur Charles Perrault nella Francia del Re Sole. Diffidate da chi ve la spaccia per opera dei Fratelli Grimm, o di Handersen: Bastera' leggere alcune opere di questi ultimi per rendersi conto che il "gatto" non è opera loro.
Girovagando, ho scoperto che esite una traduzione dal francese fatta da Carlo Collodi: percui vi delizio con la sua traduzione... buona lettura!"


Il gatto con gli stivali o il gatto dagli stivali o Mastro gatto

Un mugnaio, venuto a morte, non lasciò altri beni ai suoi tre figliuoli che aveva, se non il suo mulino, il suo asino e il suo gatto.
Così le divisioni furono presto fatte: né ci fu bisogno dell'avvocato e del notaro; i quali, com'è naturale, si sarebbero mangiata in un boccone tutt'intera la piccola eredità.

Il maggiore ebbe il mulino.

Il secondo, l'asino.

E il minore dei fratelli ebbe solamente il gatto.

Quest'ultimo non sapeva darsi pace, per essergli toccata una parte così meschina.
"I miei fratelli", faceva egli a dire, "potranno tirarsi avanti onestamente, menando vita in comune: ma quanto a me, quando avrò mangiato il mio gatto, e fattomi un manicotto della sua pelle, bisognerà che mi rassegni a morir di fame."
Il gatto, che sentiva questi discorsi, e faceva finta di non darsene per inteso, gli disse con viso serio e tranquillo:"Non vi date alla disperazione, padron mio! Voi non dovete far altro che trovarmi un sacco e farmi fare un paio di stivali per andare nel bosco; e dopo vi farò vedere che nella parte che vi è toccata, non siete stato trattato tanto male quanto forse credete".
Sebbene il padrone del gatto non pigliasse queste parole per moneta contante, a ogni modo gli aveva visto fare tanti giuochi di destrezza nel prendere i topi, or col mettersi penzoloni, attaccato per i piedi, or col fare il morto, nascosto dentro la farina, che finì coll'aver qualche speranza di trovare in lui un po' di aiuto nelle sue miserie.
Appena il gatto ebbe ciò che voleva, s'infilò bravamente gli stivali, e mettendosi il sacco al collo, prese le corde colle zampe davanti e se ne andò in una conigliera, dove c'erano moltissimi conigli.
Pose dentro al sacco un po' di crusca e della cicerbita: e sdraiandosi per terra come se fosse morto, aspettò che qualche giovine coniglio, ancora novizio dei chiapperelli del mondo, venisse a ficcarsi nel sacco per la gola di mangiare la roba che c'era dentro.
Appena si fu sdraiato, ebbe subito la grazia. Eccoti un coniglio, giovane d'anni e di giudizio, che entrò dentro al sacco: e il bravo gatto, tirando subito la funicella, lo prese e l'uccise senza pietà né misericordia.
Tutto glorioso della preda fatta andò dal Re, e chiese di parlargli.
Lo fecero salire nei quartieri del Re, dove entrato che fu fece una gran riverenza al Re, e gli disse:"Ecco, Sire, un coniglio di conigliera che il signor marchese di Carabà", era il nome che gli era piaciuto di dare al suo padrone, "mi ha incaricato di presentarvi da parte sua".
"Di' al tuo padrone" rispose il Re "che lo ringrazio e che mi ha fatto un vero regalo."
Un'altra volta andò a nascondersi fra il grano, tenendo sempre il suo sacco aperto; e appena ci furono entrate dentro due pernici, tirò la corda e le acchiappò tutte e due.
Corse quindi a presentarle al Re, come aveva fatto per il coniglio di conigliera. Il Re gradì moltissimo anche le due pernici e gli fece dare la mancia.
Il gatto in questo modo continuò per due o tre mesi a portare di tanto in tanto ai Re la selvaggina della caccia del suo padrone.
Un giorno avendo saputo che il Re doveva recarsi a passeggiare lungo la riva del fiume insieme alla sua figlia, la più bella Principessa del mondo, disse al suo padrone: "Se date retta a un mio consiglio, la vostra fortuna è fatta: voi dovete andare a bagnarvi nel fiume, e precisamente nel posto che vi dirò io: quanto al resto, lasciate fare a me".
Il marchese di Carabà fece tutto quello che gli consigliò il suo gatto, senza sapere a che cosa gli avrebbe potuto giovare.
Mentre egli si bagnava, il Re passò di là; e il gatto si messe a gridare con quanta ne aveva in gola: "Aiuto, aiuto! affoga il marchese di Carabà".
A queste grida, il Re messe il capo fuori dallo sportello della carrozza e, riconosciuto il gatto, che tante volte gli aveva portato la selvaggina, ordinò alle guardie che corressero subito in aiuto del marchese di Carabà.
Intanto che tiravano su, fuori dell'acqua, il povero Marchese, il gatto avvicinandosi alla carrozza raccontò al Re che mentre il suo padrone si bagnava, i ladri erano venuti a portargli via i suoi vestiti, sebbene avesse gridato al ladro con tutta la forza dei polmoni. Il furbo trincato aveva nascosto i panni sotto un pietrone.
Il Re diè ordine subito agli ufficiali della sua guardaroba di andare a prendere uno dei più sfarzosi vestiari per il marchese di Carabà.
Il Re gli usò mille carezze, e siccome l'abito che gli avevano portato in quel momento faceva spiccare i pregi della sua persona (perché era bello e benissimo fatto), la Principessa lo trovò simpatico e di suo genio: e bastarono poche occhiate del marchese di Carabà, molto rispettose ma abbastanza tenere, perché ella ne rimanesse innamorata cotta.
Volle il Re che salisse nella sua carrozza, e facesse la passeggiata con essi.
Il gatto, contentissimo di vedere che il suo disegno cominciava a pigliar colore, s'avviò avanti; e avendo incontrato dei contadini, che segavano, disse loro: "Buona gente che segate il fieno, se non dite al Re che il prato segato da voi appartiene al marchese di Carabà, sarete tutti affettati fini fini come carne da far polpette".
Il Re infatti domandò ai segatori di chi fosse il prato che segavano.
"È del marchese di Carabà", dissero tutti a una voce perché la minaccia del gatto li aveva impauriti.
"Voi avete di bei possessi", disse il Re al marchese di Carabà.
"Lo vedete da voi, Sire", rispose il Marchese.
"Questa è una prateria, che non c'è anno che non mi dia una raccolta abbondantissima."
Il bravo gatto, che faceva sempre da battistrada, incontrò dei mietitori, e disse loro: "Buona gente che segate il grano, se non direte che tutto questo grano appartiene al signor marchese di Carabà, sarete stritolati fini fini come carne da far polpette".
Il Re, che passò pochi minuti dopo, volle sapere a chi appartenesse tutto il grano che vedeva.
"È del signor marchese di Carabà", risposero i mietitori.
E il Re se ne rallegrò col Marchese.
Il gatto, che trottava sempre avanti la carrozza, ripeteva sempre le medesime cose a tutti quelli che incontrava lungo la strada; e il Re rimaneva meravigliato dei grandi possessi del signor marchese di Carabà.
Finalmente il gatto arrivò a un bel castello, di cui era padrone un orco, il più ricco che si fosse mai veduto; perché tutte le terre, che il Re aveva attraversate, dipendevano da questo castello.
Il gatto s'ingegnò di sapere chi era quest'uomo, e che cosa sapesse fare: e domandò di potergli parlare, dicendo che gli sarebbe parso sconvenienza passare così accosto al suo castello senza rendergli omaggio e riverenza.
L'orco l'accolse con tutta quella cortesia che può avere un orco; e gli offrì da riposarsi.
"Mi hanno assicurato", disse il gatto, "che voi avete la virtù di potervi cambiare in ogni specie d'animali; e che vi potete, per dirne una, trasformare in leone e in elefante."
"Verissimo!", rispose l'orco bruscamente, "e per darvene una prova, mi vedrete diventare un leone."
Il gatto fu così spaventato dal vedersi dinanzi agli occhi un leone, che s'arrampicò subito su per le grondaie, ma non senza fatica e pericolo, a cagione dei suoi stivali, che non erano buoni a nulla per camminare sulle grondaie de' tetti.
Di lì a poco, quando il gatto si avvide che l'orco aveva ripresa la sua forma di prima, calò a basso e confessò di avere avuto una gran paura.
"Mi hanno per di più assicurato", disse il gatto, "ma questa mi par troppo grossa e non la posso bere, che voi avete anche la virtù di prendere la forma dei più piccoli animali; come sarebbe a dire, di cambiarvi, per esempio, in un topo o in una talpa: ma anche queste son cose, lasciate che ve lo ripeta, che mi paiono sogni dell'altro mondo!"
"Sogni?", disse l'orco. "Ora vi farò veder io!..."
E nel dir così, si cangiò in sorcio, e si messe a correre per la stanza.
Ma il gatto, lesto come un baleno, gli s'avventò addosso e lo mangiò.
Intanto il Re che, passando da quella parte, vide il bel castello dell'orco, volle entrarvi.
Il gatto, che sentì il rumore della carrozza che passava sul ponte-levatoio del castello, corse incontro al Re e gli disse: "Vostra Maestà sia la benvenuta in questo castello del signor marchese di Carabà".
"Come! signor Marchese!", esclamò il Re. "Anche questo castello è vostro? Non c'è nulla di più bello di questo palazzo e delle fabbriche che lo circondano; visitiamolo all'interno, se non vi scomoda."
Il Marchese dette la mano alla Principessa; e seguendo il Re, che era salito il primo, entrarono in una gran sala, dove trovarono imbandita una magnifica merenda, che l'orco aveva fatta preparare per certi suoi amici che dovevano venire a trovarlo, ma che non avevano ardito di entrar nel castello, perché sapevano che c'era il Re.
Il Re, contento da non potersi dire, delle belle doti del marchese di Carabà, al pari della sua figlia, che n'era pazza, e vedendo i grandi possessi che aveva, dopo aver vuotato quattro o cinque bicchieri, gli disse: "Signor Marchese! se volete diventare mio genero, non sta che a voi".
Il marchese, con mille reverenze, gradì l'alto onore fattogli dal Re, e il giorno dopo sposò la Principessa.
Il gatto diventò gran signore, e se seguitò a dar la caccia ai topi, lo fece unicamente per passatempo.
Godersi in pace una ricca eredità, passata di padre in figlio, è sempre una bella cosa: ma per i giovani, l'industria, l'abilità e la svegliatezza d'ingegno valgono più d'ogni altra fortuna ereditata.
Da questo lato, la storia del gatto del signor marchese di Carabà è molto istruttiva, segnatamente per i gatti e per i marchesi di Carabà.

domenica 14 marzo 2010

I Pesci Del Nonno

Oggi siamo stati fuori tutto il giorno, e al rientro abbiamo trovato questo

I Pesci Del Nonno
Non sono semplicemente stupendi?

giovedì 11 marzo 2010

parto? si parto... per un posto lontano!

Interno notte, stanza da letto. La luce si accende, piedi che camminano, pausa. Rumori dal bagno, la luce si spegne.
La luce si accende, rumori dal bagno, pausa. La luce si spegne...
"Amore... mi sa che dobbiamo andare"
sgrunt.
"AHO SVEGLIA!"
"Uhm, ehm, ci siamo?"
Lei "Si"
"Sicura?"
"Si"
"C'e' fretta?"
"No"
"Beh, fatti una doccia io dormo un altro po'"

Lo sguardo fulminante mi ha fatto capire che non era cosa. Si prospettava una giornata lunga, meglio preparare il caffé.

Viaggio breve e tranquillo fino all'ospedale, una dozzina di chilometri vola a quest'ora di notte. Scarico le fanciulle-matrioska all'ingresso del pronto soccorso e cerco un posto per parcheggiare la macchina. L'ultima occasione per strafarsi di nicotina, meglio approfittarne. Arrivo nel pronto soccorso e vengo indirizzato con un sorriso verso gli ascensori. Fortuna che l'ospedale lo conosciamo: fa una certa impressione di notte con tutto più buio e più silenzioso.

Arrivo di sopra e Laura è attaccata ad una macchina che da un punteggio ad ogni contrazione, dopo il secondo vaffa sospetto ci sia qualcosa che non quadra con i punteggi ma vabbeh :) dopo un oretta attaccata lì decidono per il ricovero. E io? :/

"Vada a casa tanto qui non succede nulla e se succede la chiamiamo"

-_-' ah.

:/ ormai sono le cinque.

Torno a casa e cerco di dormire, ma mi remano contro pure i gatti. Alle 10 inzia l'orario di visita e siamo di nuovo lì con si e no un'ora di sonno alle spalle.

Il tempo passa tra una contrazione e l'altra: bar, caffè, stritolata alla mano, giro, altra strizzata, urlo. -_o

urlo? o_O

A quanto pare si muove qualcosa. si va in sala parto. Premesso che fino a quel momento non avevo comunque la piu pallida idea (quantomeno consciamente) se ci sarei effettivamente andato o meno, mi ci ritrovo. Sedia/lettone-girevole, vasca, altra sedia, la cosa si tira per le lunghe (nel frattempo la macchina fotografica mi ha pure dato picche), bradicardia, manovra del dentrifricio e la pupattola è fuori.

Un po' troppa gente che si affanna intorno, c'e' del nervosismo ma è ben controllato.

Intanto vedo Marina per la prima volta: livida, testa storta, sguardo incazzato. Beh ti credo dopo nove mesi al caldo trovarsi in quel casino sarei stato incazzato pure io.
La lavano-pesano-misurano mi dicono che è normale sembri storta (passa tu da un tubetto del dentrifricio e vediamo come stai messo con la testa) mentre io faccio avanti indietro tra mamma e bimba. Me la piazzano in braccio mentre ci si occupa della mamma. Ci va oltre un'ora, alla fine Marina viene portata al nido e noi restiamo lì, ormai è tutto a posto. mamma bollita, papi sopravvissuto, è ora di uscire per spedire qualche SMS e fare qualche telefonata. :)

mercoledì 10 marzo 2010

Parto? Parto.


Non ho mai raccontato del mio parto.

Ogni tanto ho pure paura di dimenticarmelo, ed invece credo che sia stata una delle più belle e ricche esperienze che abbia vissuto, perchè non mi sono mai messa così tanto in gioco.

Ho rotto le acque in piena notte: erano da poco passate le 2, e forse ero a letto da 3 ore dopo aver mandato affanculo mia zia che se lo meritava appieno. Comunque non sono qui per parlare di mia zia.

Tutte ti raccontano che quando ti si romponomo le acque non puoi non accorgertene perchè è come uno scroscio tipo sciacquone del water.

Io ovviamente no.

Mi sono svegliata perchè avevo una leggera sensazione di bagnato. E non scherzo quando dico leggera. Avevo anche un leggero mal di pancia, ma avevo preso freddo e la pizza che ho mangiato per cena non era poi un granchè. Penso che sia un po' di pipì, quindi mi alzo e di pipì ne viene fuori poca. Mi ristendo e di nuovo la sensazione, mi rialzo, ma stavolta controllo e noto che come pipì è piuttosto particolare, trasparentissima con un velo di rosino.
Sveglio Luca. "Tato credo che mi si siano rotte le acque".
Reazione del maschio istruito al corso pre parto che conosce bene quanto sia ansiosa la sua dolce metà: "Ma nooooo, non può essere.... al corso ti hanno detto che è così e così e cosà...."
Mi metto quindi l'animo in pace che non è ancora giunto il momento: sarà la Mimi che mi pigia sulla vescica.
Però cavioli i reni non ne producono così tanta in pochi minuti. Così mi alzo prendo il quaderno degli appunti del corso e controllo.

Allora...

"Il liquido amniotico è trasparente..."


c'è.

"e/o lievemente rosato..."

c'è

"ed è a scroscio."

no non c'è, ma questo è liquido amniotico.

Quindi risveglio Luca. "Guarda che si tratta proprio di Liquido amniotico. Portami in ospedale."
Si alza nella plantigradità che solo un uomo può avere e mi dice: "Beh tu stai bene, non è tinto (che vuol dire "corri in ospedale" n.d.r.), quindi io mi faccio ancora una mezz'ora di sonno, poi mi svegli e ti ci porto."
Tutt'ora non mi è chiaro se stesse scherzando o fosse serio.
So che ci sono rimasta male e poco prima di scoppiare a piangere l'ho guardato così truce che ha ben pensato di sorridere ed abbracciarmi.
Non si rimette a dormire però prepara il caffè e si veste mentre io mi faccio una doccia: al corso preparto mi hanno detto che se non è tinto ci si può muovere in tranquillità e senza fretta.
Sono le tre circa del mattino, Luca ha la mia borsa io il pannolone della nonna indosso, e suono al piano di sotto a casa dei miei. "Io vado". Questo è quello che dico, e mentre sono in macchina mando i messaggini a Mamigà, meg ed Emmel: "Sono le 3 del mattino: indovina un po' dove sto andando?" E poco dopo inizio a sentire le prime contrazioni, un po' come fitte, belle regolari.
Arrivo al PS perchè l'accettazione si fa lì. L'infermiere mi guarda. Vede pancione, realizza: "minchia una grana". Nella mia magnanimità, conoscendo l'angoscia del turnista di PS gli sorrido e rassicurante gli dico: "Mi si sono rotte le acque", che suona come: "yo brother stai tranqui che non sono qui per te". Mi fa il foglio di accettazione e mi indica il mio ascensore. Arrivo in reparto col sorriso: eccheca' finalmente ci siamo!
Incontro una delle ostetriche di turno con una faccia sconvoltissima che mi guarda esattamente come se fossi una grana, e potevo esserlo. Spiego che "credo" di aver rotto le acque, visto che lo scroscio non c'è stato. Quindi mi guarda come se fossi la super ansiosa di turno, mi attacca al ecotocografo, firmo le carte e scrivo il mio birth plan con richiesta di parto in acqua. Le mie contrazioni sono prodromiche e la Mimi dorme, questo quello che dicevano i tracciati. L'ostetrica è sempre scettica sulla mia rottura delle acque, fino a che non arriva la ginecologa di turno, per visitarmi. Mi spoglio, tolgo il pannolone della nonna, e in coro ginecologa ed ostetrica esclamano: "è liquido amniotico!" Eccheca' l'avevo detto io, ma niente sciacquone! La ginecologa mi guarda, non sono nervosa, sono felice ed ho voglia di scherzare come sempre, e si sbilancia ad un: "vero che tiene duro fino dopo le sette?" leggasi: "vero che mi smarmocchi dopo lo smonto notte?"
Mi assegnano un letto: nella stanza c'è una mamma con il suo fantolino e non voglio svegliarli, ma in realtà sono svegli di loro.
Piano piano le contrazioni aumentano di intensità, ed inizio a sentire male, ed ansimare.
Sono le 8 del mattino e sono spaventata.
Chiamo un ostetrica che è giovanissima sembra una ragazzina, ma che sa il fatto suo, e mi dice "l'ottanta per cento del dolore è paura: respira come ti hanno insegnato al corso e stai tranquilla e vedrai che starai meglio"
Respiro, mi rassereno un po' e voglio alzarmi dal letto: in piedi mi pare che mi faccia meno male, ed effettivamente è così, solo che quando ho le contrazioni mi devo appoggiare ed ho paura di cadere per terra. Vado comunque a fare 4 passi; tutto il reparto è dotato di un corrimano: ci sarà un perchè, no? Cammina cammina vado a  trovare la Vale, comare del corso preparto che ha partorito il giorno prima. No mi scorderò mai la faccia sorpresa che ha fatto a vedermi barcollare nella sua stanza. Due chiacchiere, una contrazione e torno a cuccia nel mio letto 2 camere più in là.
Intanto ritorna Luca che dopo il ricovero era stato spedito a casa che tanto non si sarebbe mosso nulla. Gli dò il mio orologio: sono stanca vorrei dormire e vedere quanto tempo passa tra una contrazione e l'altra m'innervosisce terribilmente, e non è bene. Mi innervosisce ancor di più il fatto che mentre cerco di riposare un po', Luca mi prende i tempi e me lo dice pure. Si sa le partorienti sono piuttosto nervose, gli chiarisco IMMEDIATAMENTE che non è proprio il caso che me lo dica.
A mezzogiorno il reparto immerso nel silenzioso sforchetito del pranzo, viene destato da un urlo beluino. Ero io. Si precipitano in camere due, non una, due ostetriche che prima mi guardano come a dire "ma che è successo?" e subito dopo "toh, al solita esagerata".
Si solita esagerata un cazzo! La Mimi aveva deciso di uscire e me ne dà ben ragione l'ecotocografo, così la dolce ostetrica che pare una ragazzina chiede che venga preparata la vasca, mentre mi visita per scopire che sono piuttosto indietro con la dilatazione e mi consiglia di non spingere, cosa che mi veniva dannatamente naturale.
Così inizia il percorso stanza-sala parto, che è in pratica una via crucis: ogni contrazione mi fermavo dicendomi " no no no!" per cercare di non spingere e non era facile. Ero convinta che l'avrei mollata lì sul pavimento.
Arrivo in sala parto, la vasca non è pronta, ma non c'è pronto niente di quello che dovrebbe esserci e non è bello dover trattenere le contrazioni. L'ostetrica mi visita e dice all'infermiera che se vado avanti così in vasca non ci arrivo. Bello mi piace è un buon segno!
Entro in acqua e la sensazione di benessere che ne ricevo è bellissima, tanta, anzi, troppa. Talmente tanta che si abbassano tantissimo le contrazioni, non riesco a spingere bene, e diciamolo sono pure un po' scomoda perchè la vasca è quel pelo troppo grande per me. L'ostetrica dice al papà di "stimolarmi i capezzoli" perchè mi aiutano nelle contrazioni. Mi gioco la carta e spezzo la tensione con: "tesoro poi me lo devi rifare esattamente allo stesso modo a letto!" Però per quanto il papi si sia impegnato, non è servito a molto.
Sto ammollo per circa un ora, poi decidono di tirarmi fuori perchè così non si può andare avanti.
Sul lettino le contrazioni riprendono un po' ma io sono bollita e faccio fatica. Decidono anche di spostarmi di Sala parto perchè "se dovesse succedere qualcosa" sul letto della sala parto acqua i medici non lavorano bene. Mi alzo ed ho una bella contrazione che mi fa crollare sulle tette della ginecologa (che poi è la stessa che mi visitò quando andai in para per l'amniocentesi). Arriviamo nell'altra sala parto. Sono stanca, che non sento affatto le gambe, mi dicono di puntare e spingere, ma non ce la faccio. La Mimi è già impegnata nel canale del parto, l'ho sentita fare "stoc" mentre passava dal collo dell'utero quand'ero ancora in acqua.
Mi sento solo molto stanca e mi danno la maschera dell'ossigeno: cavoli il mio erogatore da sub è decisamente più comodo: se avessi avuto quello l'ossigeno l'avrei tirato molto meglio.
La ginecologa decide che provano con la manovra. In pratica ti strizzano come un tubetto per farti uscire il bebè come se fosse l'ultimo goccio di dentifricio.
Si è svolto tutto in uno o due minuti in cui io spingevo, rompevo un timpano alla ginecologa con uno degli acuti più acuti che abbia mai fatto, sentivo il bruciore dell'episiotomia e qualcosa di grosso che usciva da me. Marina era quasi fuori, seconda spinta con strizzata e fuori il resto del corpo.
La vedo per un istante ed esclamo:"E' bellissima". Forse ero in preda ad un delirio da stanchezza, visto che sembra che il 99% delle madri hanno una sorta di rifiuto e che non è "amore a prima vista". Tuttavia subito dopo realizzo: "Se sapevo che eri così grossa col cavolo che spingevo così tanto!"
E' uscita è finita, posso rilassarmi: il papà è di là che assiste al bagnetto.
No col cavolo! Non è finita: e il secondamento?
Intanto la Mimi è pulita e vestita e il papi me la porta.
"Ciao Amore, cavoli quanto pesi". Mi sento veramente esausta e la ri-dò al papà.
Sono talmente tanto stanca che ci metto un eternità ad espellere la placenta, anzi me la strattonano fuori,e per uno sputo non raggiungo nemmeno il peso minimo per la donazione del sague cordonale.
Iniziano quini le manovre di pulizia e di ricucitura, mentre cazzeggio con la ginecologa che sa che sono una vete.
Un infermiera mi dice: "Signora ora le verso dell'acqua: potrebbe sentire del bruciore dove ha la ferita"
Macchè! sento una magnifica frescura, anzi non ce ne sarebbe ancora un po'?
Dopo poco mi sento che qualcosa non va: sto per perdere i sensi.
Mi attaccano al volo a non so più quante flebo, un paio di intramuscolo e la testa bella in giù. Chiamano a consulto anche l'anestesista che c'ha un paio d'occhi azzurri da favola. Ma li usa per l'ipnosi come tecnica analgesica?
Comunque mi sento uno straccio.
Sto per ritornare in camera da letto, quando un'ostetrica guarda la collega che mi ha fatto scendere da lettino e le fa notare che vista la mia condizione forse è meglio portarmici in barella che a piedi o sulla sedia a rotelle. Mi mettono su una barella ma non mi riportano subito. Mi rendo conto che non sto per niente bene: beh non ci voleva molto per capirlo quando hanno chiamato l'anestesista, così finisce che mi mettono anche un bel catetere vescicale oltre a quello venoso, per non farmi alzare dal letto e mi cambiano un paio di flebo, poi mi portano in stanza. Solo il giorno dopo scopro di aver perso un litro di sangue.

Marina è alla Nursery perchè siamo già in orario parenti, e ci sono tutti quelli che contano della mia famiglia. Compresa la zia sfanculata la sera prima.
Sono stanca, bianca come un cencio fresco di bucato, ma non riesco a fare a meno di cazzeggiare. Alle mie amiche, mentre attendo e spero che mi diano qualcosa da mangiare, dico solo che mi sembra che mi sia passato sopra un tir via SMS: non voglio farle preoccupare sapendo che qualcosa non è andato per il verso giusto.

Poi me la portano ed è veramente bellissima come quando l'avevo vista ancora sporca e nuda come l'avevo fatta. Amore a prima vista? forse si dopotutto c'è sempre un 1%...

Parto? Parto.

martedì 9 marzo 2010

Per gente come me ci sono molti modi per farsi del male, ma uno sopra tutti è quello di navigare tra siti di schemi freebies o peggio ancora, mettere il naso nella propria cartella schemi.

E vieni assalita da un mare di idee a crocette, voglia di fare che cozza I-NE-VI-TA-BIL-MEN-TE col tempo a disposizione.

Così per porre freno alla smania di stampare, trovare la tela tirar fuori i filati e preparare tutto in una bella bustina che già di per sé diventa un UFO, devi recitare come mantra, sutra, sura, e rosario, tutti, ma proprio tutti i lavori che hai a mezzo.

Perciò mentre guardi "il mio primo libro" della Stroth, pensi che hai già messo in cantiere un mio primo libro con altri schemi molto colorati; mentre guardi la gattina col pancione che desideravi farti tanto l'anno scorso mentre avevi il pancione, ricordi che hai da finire cioccoberta, mentre guardi i gatti cuochi della Sherry, ti ricordi che hai il gatot di natale della Sherry, mentre strizzi l'occhio ad un progetto lungo ma bello per la cameretta della mimi, ti ricordi che hai a mezzo il SAL "The Ou Cafè", 2 RR e compagnia bella.

però che magnifico masochismo....

lunedì 8 marzo 2010

Ora Lo Possiamo Dire

A mezzogiorno qui si va di pappa!

All'ultima visita la pediatra ci ha dato il via libera per le prime pappe, "vanno fatte così e cosà mi raccomando, potete iniziare anche tra due settimane..." ed invece ho apsettato solo 2 giorni dal via libera!

Ero già pronta alla pulizia delal cucina da cima a fondo sentendo di racconti apocalittici di pappe spruzzate ovunque, ed invece...

Il primo cucchiaino è stato molto carinamente fatto svivolare fuori di bocca dul bavaglino;
Il secondo leggermente spenacchiato,
Il terzo e seguenti tutti finiti nel posto giusto in pancia!

Poi ovviamente tante cose da scoprire.

La prima è che il cucchiaino va riempito appena appena: bocconi da passerotto per una fame da lupo, in pratica devi  nutrire un lupasserotto.

Poi che devi giocare d'anticipo sui tempi: se sai che la poppata potresti dargliela alle 13 la pappa deve essere pronta ed in bocca alle 12.30: insomma la fame non deve intervenire altrimenti, ciao.

scopri inoltre che ci vuole un po' più di pazienza, ma che stavolta sei ripagata piuttosto velocemente da sorrisi e facce buffe, oltre che da una notevole interazione, altrimenti detta " wrestling del cucchiaino: io t'imbocco, tu catturi il cucchiaino e mi fai fare una fatica boia per liberarlo". Ed anche tanta agilità, perchè talvolta devi essere un cucchaino ninja acrobata per depositare un po' di crema mentre si chiacchiera col passerotto della sdraietta.

E poi le grandi dritte del consultorio:

- Se una delle due creme non è tanto gradita puoi lasciarla da parte che non cambia molto: tanto deve abituarsi per lo più a qualcosa di diverso dal latte;

- Ai bimbi la crema piace tanto densa che il cucchiaino deve stare in piedi da solo, altro che brodetto semi liquido!

- Se vai troppo in là coi tempi e piange dala fame, un po' di tetta raserenante prima e poi la crema: non disdegnano affatto.

E se puoi vuoi divertirti del tutto fai dare la pappa al papà ed ascolta i discorsi.... :))))

venerdì 5 marzo 2010

L'altro ieri su FB mi arriva la richiesta di amicizia da parte della la mia cuginastra ( figlia della sorellastra di mia madre, ergo cuginastra) che ha sedici anni.

E a me sembra l'altro ieri che la portavo al parco, le facevo il bagnetto, il riposino al pomeriggio, e il risveglio con le coccole, mentre le insegnavo che per avere l'acqua si diceva: "mi dai l'acqua per favore" e non "coco".

Ora va al liceo classico, ed è una ragazza carina come tante altre.

Così mentre scambiavamo messaggi su FB mi risponde con un asciutto: " ah va bè". E mi rendo conto che ... sono invecchiata: mi è partito l'embolo per questa risposta tipica da adolescente sbrigativa.

Che poi.. mi parte l'embolo, ma forse ero anch'io non ero tanto diversa.

Così vado a ritroso e cerco di ricordarmi com'ero a sedici anni quando i giorni erano pagine scritte fitte nel diario della vita. Se mi guardo indietro mi pare di vedere un cucciolo che ha smesso da poco di prendere il latte e ringhia al mondo per dire che c'è anche lui che anche lui è "grande" adesso. Mi faccio tenerezza da sola al solo pensarci.
Poi penso al come si era all'esterno, perchè il "look" era tutto.
Jeans, scarpe da ginnastica rigorosamente bianche, d'inverno e all star basse blu d'estate, felpa, coda di cavallo, bandana nero, e un orrendo piumino gigi rizzi-naj oleari giallo. E l'immancabile, inseparabile invicta. Con la Smemo.
E walkman.
Bon Jovi, Guns'n'Roses, David Bowie, (senza citare gli angoli della vergogna musicale) e Beatles, tanti Beatles, (retrò ma avevo i miei motivi per avere questa fissa) solo per rimanere esattamente nella stessa età della cugina di cui sopra: l'anno dopo vennero i Dire Straits e Vasco, e l'anno dopo il grande amore per gli U2.
Poi a casa Radio Deejay, che paradossalmente ascolto tutt'ora con albertino e Linus che avranno più rughe esattamente come le ho io, ma la voce è sempre la stessa. All'epoca al pomeriggio c'erano Albertino, Amadeus, e Jovanotti, e alla sera dopo le 20 mettevano su i nastri per poi riprendere le trasmissioni alle 7 del mattino con Tony Severo ( radio sveglia....).

E adesso posso mettermi lì con Tittiz a dire: "minchia: siamo invecchiate".


lunedì 1 marzo 2010

Spersa nel limbo del senza idee per un post, mi disperavo vedendo il mio blog languire nell'apatia.

Ma ora c'ho il materiale per un 'invettiva!

E il materiale è la community di splinder.

Io non sopporto e non capisco gli utenti che prendono e ti aggiungono "così per sport" nel loro elenco di amici.

Cos'è stai partecipando ad una maratona di chi ce l'ha più lunga la lista di amici, che aggiungi anche persone che:

A - non conosci
B - manco ti sei mai fatto vedere sul loro blog per dire " wow mi piace quello che scrivi".

E così mi trovo fin troppo spesso per i miei gusti "amica di" uomini (che evidentemente devono essere alla canna del gas) dai nick name brillanti in fantasia come "giuseppe 1234" o "mister pisello". Ohi cicci belli non c'aveter niente di meglio da fare che rompere le palle a:

1 - moglie di 36 anni felicemente maritata ( se leggi il blog lo capisci)
2 - neomamma da 5 mesi ( e se leggi il blog capisci pure quello, pirla!)
3 - donna con due ammennicoli così che non te le manda a dire
4 - tutte e tre le cose contemporaneamente che se mi gira la ciribiricoccola di mando via strisciando sulle ginocchia piangente e chiamando "mamma mamma!" a scuargiagola?!?!?!?

Quindi se vuoi la mia amicizia non ti basta un clic del ca'. Muovi le tue mascoline chiappette pelose e fatti conoscere oppure vai a quel paese.

Però potrei inventare un nuovo gioco su splinder: la lista più lunga di bloccati, visto che c'ho anche i recidivi quelli cone mi aggiungono più e più volte ai loro "amici" in pratica tutte le volte che li rimuovo....