Vacanze.
La stagione è propizia per parlarne.
Senza stare a fare polemica e critica sul fatto che non ci sono soldi, che i più scapestrati fanno mutui per andarci e compagnia bella, vorrei parlare (se ci riesco) della storia delle mie vacanze.
La mia famiglia è stata da sempre una famiglia che non si è mai potuta permettere i soldi per andare in vacanza. "Vacanze" nel senso classico del termine, fatta di case affittate, alberghi o campeggio ne abbiamo fate veramente poche: mi ricordo delle vacanze al mare da piccolissima, 2 estati in campeggio quand'ero alle elementari e la vacanza prima della mia maggior età al'isola d'Elba, vacanza fortemente voluta da mia mamma perchè "vacanze di famiglia, una volta che avrei fatto i diciotto, non se ne sarebbero più fatte".
Tuttavia approfittando dei parenti, chi in campagna (dove è avvenuta la mia traviazione a medico veterinario), chi in collina, io venivo spedita in estate qui o là, e per me "vacanze" ha coinciso sempre con il "cambiare d'aria e il fare cose diverse da quelle che si fanno in casa" Come la colazione col gelato che feci una matitna con i miei cugini.
Questo finchè non sono diventata adolescente, quando sotto la pressione della tv, le vacanze erano dipinte come un momento in cui potevo vivere insieme a coetanei a mo di branco, qualcosa che bramavo, considerato che in pratica non mi potevo allontanare dalla mia via perchè tutti i miei compagni di classe abitavano in quartieri malfamati e pericolosi quindi una ragazza come me non poteva andarci, perciò sempre da sola e alla lunga anche allontanata dai miei compagni di classe che mi vedevano come un aliena. Quindi l'idea di vacanza = branco di coetanei che si divertono, era una possibilità di riscatto per me stessa, poter avere amici anche se per una settimana con cui parlare e divertirmi, possibilità rosicata e non poco all'Elba. Per quanto ne abbia sofferto da adolescente, tutto sommato sono anche felice di non essere come tante persone legata/aggrappata all'idea di dover fare vacanza perchè se no non si sa come staccare la spina, per poi vederli tornare abbronzati ma stressati quanto lo erano prima se non di più . Ho imparato che per staccare la spina basta fare piccole cose diverse dalla routine quotidiana, come svegliarsi anche solo mezz'ora più tardi, fare una colazione meno tirata e più rilassata, passarsi un intera giornata a letto facendo il minimo indispensabile, che per me fortunatamente coincide con i miei bisogni fisiologici e le ciotole da riempire, o dedicarmi ad un progetto "faccio da me" che poi vedrà i secoli prima di essere terminato. Ecco, questa cosa del progetto "faccio da me" è una delle cose che forse lego più al significato di "vacanza" di quanto sia il luogo mare o montagna: fin da piccola per passare le giornate mi piaceva creare. Un estate ho costruito una vera e propria flotta aerea di aquiloni con lana, cannette leggere e carta cerata per ricoprire i cassetti e si "alzavano da terra" quel metro solo per effetto paracadute. Le mie versioni precedenti di aquiloni, che risalgono all'epoca dell'asilo, erano fatti di un foglio di carta, nastro adesivo e filo per cucire e non si alzavano da terra manco a pregare, però ci credevo e questo era l'importante.
Le mie vacanze di quest'anno? Saranno dal 26 di ottobre a 2 di novembre. Agosto me lo passerò qui a colle dei passeri, senza i vicini ma coi loro antifurti mal programmati messi su per la paura che qualcuno gli entri dentro a rubare il lettore dvd comprato a 30 euro al supermercato, che se il ladro si prende a compassione glielo lascia lì con il biglietto "scusa se ti ho rotto la serratura, vedo che sei messo peggio di me".
Ah non vi ho detto dove vado. Beh non ve lo dico, ma spero di realizzare un piccolissimo sogno andandoci.
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