Vete-riscossa!
Non ho fatto mistero che l'ambulatorietto non mi piaccia un granchè, ma da quando è tornato il capo si fa un po' più di cose.
Intanto oggi ho ottenuto il nulla osta per il controllo degenze: vai fai forca e disfa, che ci fa solo comodo.
Sono arrivata e sono stata messa in ambulatorio direttamente per un vaccino cane e subito dopo per un vaccino gatto presentandomi come la D.ssa GDS (il mio cognome qui non l'ho mai detto, quindi per voi sono la D.ssa GDS). Poi la classica richiesta di esami feci: da quando frequento l'ambulatorietto ho sempre del "lavoro" di me' da fare, ed oggi ho trovato i coccidi! Non sono felice perchè il gatto ha i parassiti, ma perchè li ho trovati. Poi primo pomeriggio sterilizzazione gatta. Standard diversi dal PSV, ma un utero e un ovaio sono sempre gli stessi, quindi faccio la pesca all'utero miracolosa lo trovo al quarto o quinto tentativo e in seguito, dulcis in fundo, la sutura della cute viene fatta fare a me! Ecco che così piazzo i miei primi tre punti chirurgici e mi stupisco di come ci prendo mano abbastanza facilmente.
E così.... dopo un martedì demoralizzante, ecco un giovedì che mi ha risollevato un bel po' il morale.
Si dice "non dire gatto finchè non ce l'hai nel sacco" ma se il gatto in questione è il gatto dagli stivali e il sacco è quello che usa per la caccia essere nel suo sacco con il gatto esattamente che significa? Blog di una "mi-faccio-i-fatti-miei blogger": blog fatto di pensieri, aneddoti, fatti di vita quotidiana e scazzi vari.
giovedì 31 luglio 2008
Sarà il caldo, ma sono un po' meno tollerante del mio solito, il che, è tutto dire.
Sulla smania di RR tempo fa mi sono iscritta a uno scambio di ricami. Saranno i ritmi del Prontosoccorso che faccio e la totale mancanza di tempo che questo scambio ho voluto concluderlo il più in fretta possibile. Ora smanio di spedirlo e levarmelo letteralmente dai piedi. Non conosco affatto la persona a cui andrà, potrebbe essere una nuova Amica, oppure una stronza colossale, ma non mi importa: sono contenta del lavoro che ho fatto ed ora, conoscendomi, desidero concludere la questione al più presto possibile. Anche perchè si tratta di uno swap segreto, quindi non si può/deve sapere nulla fino alla fine: così stavo aspettando il via libera per spedire ed attendere al massimo una settimana per pubblicare, almeno qui, la foto del lavoro che ho fatto.
Il via libera l'ho dovuto chiedere tre, scusate, TRE volte, perchè pare che se ti sbatti per fare un lavoro il più in fretta possibile le altre partecipanti vanno in sbattimento perchè LORO sono in ritardo. Oh Belle Cocche, 'zzi vostri! Ma se vi chiedo, per la miseria, una dannata risposta, me la date senza troppi sbattimenti?
Peccato che la risposta dice "aspetta un mesetto a spedire". Va bene aspetto perchè è la prassi, però questo è il mio blog e la foto del lavoro che ho fatto la posto senza aspettare oltre, e cara corrispondente che magari sei pure a casa e potevi ricevere il tuo regalo in pochi giorni, mi spiace ma mi hanno detto di aspettare, quindi, aspetti.
E se splinder si è nascosto di nuovo l'immagine potete andare a vederla qui
Sulla smania di RR tempo fa mi sono iscritta a uno scambio di ricami. Saranno i ritmi del Prontosoccorso che faccio e la totale mancanza di tempo che questo scambio ho voluto concluderlo il più in fretta possibile. Ora smanio di spedirlo e levarmelo letteralmente dai piedi. Non conosco affatto la persona a cui andrà, potrebbe essere una nuova Amica, oppure una stronza colossale, ma non mi importa: sono contenta del lavoro che ho fatto ed ora, conoscendomi, desidero concludere la questione al più presto possibile. Anche perchè si tratta di uno swap segreto, quindi non si può/deve sapere nulla fino alla fine: così stavo aspettando il via libera per spedire ed attendere al massimo una settimana per pubblicare, almeno qui, la foto del lavoro che ho fatto.
Il via libera l'ho dovuto chiedere tre, scusate, TRE volte, perchè pare che se ti sbatti per fare un lavoro il più in fretta possibile le altre partecipanti vanno in sbattimento perchè LORO sono in ritardo. Oh Belle Cocche, 'zzi vostri! Ma se vi chiedo, per la miseria, una dannata risposta, me la date senza troppi sbattimenti?
Peccato che la risposta dice "aspetta un mesetto a spedire". Va bene aspetto perchè è la prassi, però questo è il mio blog e la foto del lavoro che ho fatto la posto senza aspettare oltre, e cara corrispondente che magari sei pure a casa e potevi ricevere il tuo regalo in pochi giorni, mi spiace ma mi hanno detto di aspettare, quindi, aspetti.
E se splinder si è nascosto di nuovo l'immagine potete andare a vederla qui
mercoledì 30 luglio 2008
Si rende decisamente necessario creare un nuovo tag: "benvenuti all'inferno" perchè sotto "universi-vete" le boiate ambulatoriali non ci possono finire: Volevo che si giocasse tra università veterinaria e universo veterinario, ma l'universo in confronto è un paradiso e la realtà bisogna proprio chiamarla inferno.
E' un inferno fatto di sfumature diverse: quella più divertente agli occhi dei non addetti ai lavori è sicuramente il proprietario che fa uno strafalcione o alla veterinaria che prende una papera (cento filarie maschie!), cose buffe accessibili a tutti, poi ci sono gli inferni di persone che non capiscono o non vogliono capire che non si stanno comportando in modo corretto coi loro cani o gatti, l'impotenza di non poter aiutare animali terminali e dire al proprietario che non c'è nulla da fare, il panico che ti assale quando sei ancora inesperto e non sai come fare un sacco di cose, l'inferno dei colleghi più anziani che vedono il mondo veterinario in modo diverso dal tuo che è ancora pieno di speranza per qualcosa di migliore e ti mettono in uno stato di angoscia pazzesco spiattellandoti senza fronzoli (e mi va bene così, senza fronzoli) che le scelte professionali che hai fatto non ti serviranno professionalmente e chese vuoi te le puoi tenere per hobbies, o che ti dicono che ormai l'università è una me' e che non ti hanno insegnato nulla di buono. Non so voi ma a me un po' di malumore sta cosa me l'ha lasciata.
E' un inferno fatto di sfumature diverse: quella più divertente agli occhi dei non addetti ai lavori è sicuramente il proprietario che fa uno strafalcione o alla veterinaria che prende una papera (cento filarie maschie!), cose buffe accessibili a tutti, poi ci sono gli inferni di persone che non capiscono o non vogliono capire che non si stanno comportando in modo corretto coi loro cani o gatti, l'impotenza di non poter aiutare animali terminali e dire al proprietario che non c'è nulla da fare, il panico che ti assale quando sei ancora inesperto e non sai come fare un sacco di cose, l'inferno dei colleghi più anziani che vedono il mondo veterinario in modo diverso dal tuo che è ancora pieno di speranza per qualcosa di migliore e ti mettono in uno stato di angoscia pazzesco spiattellandoti senza fronzoli (e mi va bene così, senza fronzoli) che le scelte professionali che hai fatto non ti serviranno professionalmente e chese vuoi te le puoi tenere per hobbies, o che ti dicono che ormai l'università è una me' e che non ti hanno insegnato nulla di buono. Non so voi ma a me un po' di malumore sta cosa me l'ha lasciata.
Si rende decisamente necessario creare un nuovo tag: "benvenuti all'inferno" perchè sotto "universi-vete" le boiate ambulatoriali non ci possono finire: Volevo che si giocasse tra università veterinaria e universo veterinario, ma l'universo in confronto è un paradiso e la realtà bisogna proprio chiamarla inferno.
E' un inferno fatto di sfumature diverse: quella più divertente agli occhi dei non addetti ai lavori è sicuramente il proprietario che fa uno strafalcione o alla veterinaria che prende una papera (cento filarie maschie!), cose buffe accessibili a tutti, poi ci sono gli inferni di persone che non capiscono o non vogliono capire che non si stanno comportando in modo corretto coi loro cani o gatti, l'impotenza di non poter aiutare animali terminali e dire al proprietario che non c'è nulla da fare, il panico che ti assale quando sei ancora inesperto e non sai come fare un sacco di cose, l'inferno dei colleghi più anziani che vedono il mondo veterinario in modo diverso dal tuo che è ancora pieno di speranza per qualcosa di migliore e ti mettono in uno stato di angoscia pazzesco spiattellandoti senza fronzoli (e mi va bene così, senza fronzoli) che le scelte professionali che hai fatto non ti serviranno professionalmente e chese vuoi te le puoi tenere per hobbies, o che ti dicono che ormai l'università è una me' e che non ti hanno insegnato nulla di buono. Non so voi ma a me un po' di malumore sta cosa me l'ha lasciata.
E' un inferno fatto di sfumature diverse: quella più divertente agli occhi dei non addetti ai lavori è sicuramente il proprietario che fa uno strafalcione o alla veterinaria che prende una papera (cento filarie maschie!), cose buffe accessibili a tutti, poi ci sono gli inferni di persone che non capiscono o non vogliono capire che non si stanno comportando in modo corretto coi loro cani o gatti, l'impotenza di non poter aiutare animali terminali e dire al proprietario che non c'è nulla da fare, il panico che ti assale quando sei ancora inesperto e non sai come fare un sacco di cose, l'inferno dei colleghi più anziani che vedono il mondo veterinario in modo diverso dal tuo che è ancora pieno di speranza per qualcosa di migliore e ti mettono in uno stato di angoscia pazzesco spiattellandoti senza fronzoli (e mi va bene così, senza fronzoli) che le scelte professionali che hai fatto non ti serviranno professionalmente e chese vuoi te le puoi tenere per hobbies, o che ti dicono che ormai l'università è una me' e che non ti hanno insegnato nulla di buono. Non so voi ma a me un po' di malumore sta cosa me l'ha lasciata.
lunedì 28 luglio 2008
Vacanze.
La stagione è propizia per parlarne.
Senza stare a fare polemica e critica sul fatto che non ci sono soldi, che i più scapestrati fanno mutui per andarci e compagnia bella, vorrei parlare (se ci riesco) della storia delle mie vacanze.
La mia famiglia è stata da sempre una famiglia che non si è mai potuta permettere i soldi per andare in vacanza. "Vacanze" nel senso classico del termine, fatta di case affittate, alberghi o campeggio ne abbiamo fate veramente poche: mi ricordo delle vacanze al mare da piccolissima, 2 estati in campeggio quand'ero alle elementari e la vacanza prima della mia maggior età al'isola d'Elba, vacanza fortemente voluta da mia mamma perchè "vacanze di famiglia, una volta che avrei fatto i diciotto, non se ne sarebbero più fatte".
Tuttavia approfittando dei parenti, chi in campagna (dove è avvenuta la mia traviazione a medico veterinario), chi in collina, io venivo spedita in estate qui o là, e per me "vacanze" ha coinciso sempre con il "cambiare d'aria e il fare cose diverse da quelle che si fanno in casa" Come la colazione col gelato che feci una matitna con i miei cugini.
Questo finchè non sono diventata adolescente, quando sotto la pressione della tv, le vacanze erano dipinte come un momento in cui potevo vivere insieme a coetanei a mo di branco, qualcosa che bramavo, considerato che in pratica non mi potevo allontanare dalla mia via perchè tutti i miei compagni di classe abitavano in quartieri malfamati e pericolosi quindi una ragazza come me non poteva andarci, perciò sempre da sola e alla lunga anche allontanata dai miei compagni di classe che mi vedevano come un aliena. Quindi l'idea di vacanza = branco di coetanei che si divertono, era una possibilità di riscatto per me stessa, poter avere amici anche se per una settimana con cui parlare e divertirmi, possibilità rosicata e non poco all'Elba. Per quanto ne abbia sofferto da adolescente, tutto sommato sono anche felice di non essere come tante persone legata/aggrappata all'idea di dover fare vacanza perchè se no non si sa come staccare la spina, per poi vederli tornare abbronzati ma stressati quanto lo erano prima se non di più . Ho imparato che per staccare la spina basta fare piccole cose diverse dalla routine quotidiana, come svegliarsi anche solo mezz'ora più tardi, fare una colazione meno tirata e più rilassata, passarsi un intera giornata a letto facendo il minimo indispensabile, che per me fortunatamente coincide con i miei bisogni fisiologici e le ciotole da riempire, o dedicarmi ad un progetto "faccio da me" che poi vedrà i secoli prima di essere terminato. Ecco, questa cosa del progetto "faccio da me" è una delle cose che forse lego più al significato di "vacanza" di quanto sia il luogo mare o montagna: fin da piccola per passare le giornate mi piaceva creare. Un estate ho costruito una vera e propria flotta aerea di aquiloni con lana, cannette leggere e carta cerata per ricoprire i cassetti e si "alzavano da terra" quel metro solo per effetto paracadute. Le mie versioni precedenti di aquiloni, che risalgono all'epoca dell'asilo, erano fatti di un foglio di carta, nastro adesivo e filo per cucire e non si alzavano da terra manco a pregare, però ci credevo e questo era l'importante.
Le mie vacanze di quest'anno? Saranno dal 26 di ottobre a 2 di novembre. Agosto me lo passerò qui a colle dei passeri, senza i vicini ma coi loro antifurti mal programmati messi su per la paura che qualcuno gli entri dentro a rubare il lettore dvd comprato a 30 euro al supermercato, che se il ladro si prende a compassione glielo lascia lì con il biglietto "scusa se ti ho rotto la serratura, vedo che sei messo peggio di me".
Ah non vi ho detto dove vado. Beh non ve lo dico, ma spero di realizzare un piccolissimo sogno andandoci.
La stagione è propizia per parlarne.
Senza stare a fare polemica e critica sul fatto che non ci sono soldi, che i più scapestrati fanno mutui per andarci e compagnia bella, vorrei parlare (se ci riesco) della storia delle mie vacanze.
La mia famiglia è stata da sempre una famiglia che non si è mai potuta permettere i soldi per andare in vacanza. "Vacanze" nel senso classico del termine, fatta di case affittate, alberghi o campeggio ne abbiamo fate veramente poche: mi ricordo delle vacanze al mare da piccolissima, 2 estati in campeggio quand'ero alle elementari e la vacanza prima della mia maggior età al'isola d'Elba, vacanza fortemente voluta da mia mamma perchè "vacanze di famiglia, una volta che avrei fatto i diciotto, non se ne sarebbero più fatte".
Tuttavia approfittando dei parenti, chi in campagna (dove è avvenuta la mia traviazione a medico veterinario), chi in collina, io venivo spedita in estate qui o là, e per me "vacanze" ha coinciso sempre con il "cambiare d'aria e il fare cose diverse da quelle che si fanno in casa" Come la colazione col gelato che feci una matitna con i miei cugini.
Questo finchè non sono diventata adolescente, quando sotto la pressione della tv, le vacanze erano dipinte come un momento in cui potevo vivere insieme a coetanei a mo di branco, qualcosa che bramavo, considerato che in pratica non mi potevo allontanare dalla mia via perchè tutti i miei compagni di classe abitavano in quartieri malfamati e pericolosi quindi una ragazza come me non poteva andarci, perciò sempre da sola e alla lunga anche allontanata dai miei compagni di classe che mi vedevano come un aliena. Quindi l'idea di vacanza = branco di coetanei che si divertono, era una possibilità di riscatto per me stessa, poter avere amici anche se per una settimana con cui parlare e divertirmi, possibilità rosicata e non poco all'Elba. Per quanto ne abbia sofferto da adolescente, tutto sommato sono anche felice di non essere come tante persone legata/aggrappata all'idea di dover fare vacanza perchè se no non si sa come staccare la spina, per poi vederli tornare abbronzati ma stressati quanto lo erano prima se non di più . Ho imparato che per staccare la spina basta fare piccole cose diverse dalla routine quotidiana, come svegliarsi anche solo mezz'ora più tardi, fare una colazione meno tirata e più rilassata, passarsi un intera giornata a letto facendo il minimo indispensabile, che per me fortunatamente coincide con i miei bisogni fisiologici e le ciotole da riempire, o dedicarmi ad un progetto "faccio da me" che poi vedrà i secoli prima di essere terminato. Ecco, questa cosa del progetto "faccio da me" è una delle cose che forse lego più al significato di "vacanza" di quanto sia il luogo mare o montagna: fin da piccola per passare le giornate mi piaceva creare. Un estate ho costruito una vera e propria flotta aerea di aquiloni con lana, cannette leggere e carta cerata per ricoprire i cassetti e si "alzavano da terra" quel metro solo per effetto paracadute. Le mie versioni precedenti di aquiloni, che risalgono all'epoca dell'asilo, erano fatti di un foglio di carta, nastro adesivo e filo per cucire e non si alzavano da terra manco a pregare, però ci credevo e questo era l'importante.
Le mie vacanze di quest'anno? Saranno dal 26 di ottobre a 2 di novembre. Agosto me lo passerò qui a colle dei passeri, senza i vicini ma coi loro antifurti mal programmati messi su per la paura che qualcuno gli entri dentro a rubare il lettore dvd comprato a 30 euro al supermercato, che se il ladro si prende a compassione glielo lascia lì con il biglietto "scusa se ti ho rotto la serratura, vedo che sei messo peggio di me".
Ah non vi ho detto dove vado. Beh non ve lo dico, ma spero di realizzare un piccolissimo sogno andandoci.
sabato 26 luglio 2008
Festa della birra a colle dei passeri.
tre giorni per soddisfare le necessità delle zanzare del posto, che nonostante disinfestazione sono agguerritissime ed affamatissime.
Questo l'ho scoperto giovedì sera, facendo un sopralluogo per la sistemazione della roulotte della protezione civile, che sta lì più che altro a fare scena, un po' come il ruolo della protezione civile a questa manifestazione che, per pigrizia burocratica, deve prestare "gioppini" che dicano che quello è un cortile privato e non un parcheggio e che oltre al cancello non si può andare. Ruoli che sarebbero di ben altro organo, anche della stessa pro loco, visto che organizza la festa, non ci mette mai altri nomi se non il suo, e il masismo che fa per ringraziarti è offrirti un panino ( per fortuna buono), una bibita/birra, ed un caffè. Wow! evidentemente per donare così "tanto" devi proprio aver previsto un incasso scarsissimo!
Diciamo che qui la festa della birra è una cosa tristissima.
primo: la birra è annacquata col botto. Va bene la prevezione contor al guida in stato di ebbrezza, ma allora dillo "festa della birra analcolica" o " festa della birra annacquata" che almeno non è frode.
secondo: il posto sembra un buco. Anzi lo è. Ammesso che lo spiazzo possa anche andare bene, servirebbe di certo una disinfestazione più accurata (chi aveva gli antizanzare commerciali è stato punto lo stesso, io la mattina ero passata dal farmacista a farmi dare il repellente più potente che avesse e chi la usato oltre a me non ha avuto problemi), c'è una grande discordanza tra la capienza della festa e la capienza del parcheggio: troppo piccolo il parcheggio più vicino e gli altri parcheggi non sono affatto segnati col rischio che la gente di fuori parcheggi dove capita in strade strette dove di norma due macchine vicine ci passano senzalasciare spazio per un "marciapiede" (che non c'è)
terzo: la musica. Palco e musica dal vivo. Si ma che cosa? Ogni sera c'è una band diversa, e non vedo l'ora che sia domenica che c'è la band migliore. Ieri sera c'erano gli "strani movimenti". Già dal nome a me fa venire in mente un enterocolite cronica, poi quando li senti l'enterocolite ti viene. Che il cantante abbia voce non si discute, ma ha la comunicatività di uno zoccolo di legno appiccicato al muro. Senza contare che non puoi cantare canzoni altrui sperando di dare l'effetto che dovrebbero cercando di imitarne la voce, facendole più veloci o più lente, straziandole,deturpandole... In pratica canti Vasco senza essere uno sfigato, canti la Nannini senza essere gay, canti i negramaro senza avere la passione che brucia dentro (e nenneno il resto della band perchè erano proprio loffie le loro cover), canti Ligabue senza essere stato seduto in riva ad un fosso come si deve (eppure sei cresciuto un una terra molto simile a quella del liga), hai ucciso quei classici della musica leggera italiana facendo dei riarrangiamenti da far accapponare a pelle. Le cose migliori che avete fatto sono state quei 4 grandi successi di rock anglofono in cui la musica faceva e la voce era una specie di contorno indispensabile e fortunatamente incomprensibile, quindi non poteva rovinare il poco di buono che c'era.
L'anno prossimo per gli "strani movimenti" forse è meglio far iniziare alla band una bella cura con enterogermina qualcue mese prima (magari fin da oggi) che magari migliorano un po' da "enterocolite a spruzzo" a "bella cagata" e per l'anno dopo ancora, se non si sono sciolti prima, magari sono ascoltabili. Non basta avere potenza di voce ed essere intonati per essere cantanti.
tre giorni per soddisfare le necessità delle zanzare del posto, che nonostante disinfestazione sono agguerritissime ed affamatissime.
Questo l'ho scoperto giovedì sera, facendo un sopralluogo per la sistemazione della roulotte della protezione civile, che sta lì più che altro a fare scena, un po' come il ruolo della protezione civile a questa manifestazione che, per pigrizia burocratica, deve prestare "gioppini" che dicano che quello è un cortile privato e non un parcheggio e che oltre al cancello non si può andare. Ruoli che sarebbero di ben altro organo, anche della stessa pro loco, visto che organizza la festa, non ci mette mai altri nomi se non il suo, e il masismo che fa per ringraziarti è offrirti un panino ( per fortuna buono), una bibita/birra, ed un caffè. Wow! evidentemente per donare così "tanto" devi proprio aver previsto un incasso scarsissimo!
Diciamo che qui la festa della birra è una cosa tristissima.
primo: la birra è annacquata col botto. Va bene la prevezione contor al guida in stato di ebbrezza, ma allora dillo "festa della birra analcolica" o " festa della birra annacquata" che almeno non è frode.
secondo: il posto sembra un buco. Anzi lo è. Ammesso che lo spiazzo possa anche andare bene, servirebbe di certo una disinfestazione più accurata (chi aveva gli antizanzare commerciali è stato punto lo stesso, io la mattina ero passata dal farmacista a farmi dare il repellente più potente che avesse e chi la usato oltre a me non ha avuto problemi), c'è una grande discordanza tra la capienza della festa e la capienza del parcheggio: troppo piccolo il parcheggio più vicino e gli altri parcheggi non sono affatto segnati col rischio che la gente di fuori parcheggi dove capita in strade strette dove di norma due macchine vicine ci passano senzalasciare spazio per un "marciapiede" (che non c'è)
terzo: la musica. Palco e musica dal vivo. Si ma che cosa? Ogni sera c'è una band diversa, e non vedo l'ora che sia domenica che c'è la band migliore. Ieri sera c'erano gli "strani movimenti". Già dal nome a me fa venire in mente un enterocolite cronica, poi quando li senti l'enterocolite ti viene. Che il cantante abbia voce non si discute, ma ha la comunicatività di uno zoccolo di legno appiccicato al muro. Senza contare che non puoi cantare canzoni altrui sperando di dare l'effetto che dovrebbero cercando di imitarne la voce, facendole più veloci o più lente, straziandole,deturpandole... In pratica canti Vasco senza essere uno sfigato, canti la Nannini senza essere gay, canti i negramaro senza avere la passione che brucia dentro (e nenneno il resto della band perchè erano proprio loffie le loro cover), canti Ligabue senza essere stato seduto in riva ad un fosso come si deve (eppure sei cresciuto un una terra molto simile a quella del liga), hai ucciso quei classici della musica leggera italiana facendo dei riarrangiamenti da far accapponare a pelle. Le cose migliori che avete fatto sono state quei 4 grandi successi di rock anglofono in cui la musica faceva e la voce era una specie di contorno indispensabile e fortunatamente incomprensibile, quindi non poteva rovinare il poco di buono che c'era.
L'anno prossimo per gli "strani movimenti" forse è meglio far iniziare alla band una bella cura con enterogermina qualcue mese prima (magari fin da oggi) che magari migliorano un po' da "enterocolite a spruzzo" a "bella cagata" e per l'anno dopo ancora, se non si sono sciolti prima, magari sono ascoltabili. Non basta avere potenza di voce ed essere intonati per essere cantanti.
giovedì 24 luglio 2008
da un mesetto ho organizzato la mia nuova vita da medico veterinario in modo da passare 4 giorni e mezzo tra PSV clinica ambulatorietto e facoltà lasciandomi libera Domenica e Lunedì, che sono i giorni liberi anche di Luca ed il pomeriggio del mercoledì, visto che la mattina sono il facoltà per l'ambulatorio di chiropratica. Certo in confronto ad una qualsiasi donna che lavora mi sono fatta la vita facile, ma ci sono 2 ma:
1 - qualsiasi donna in carriera pur lavorando dal lunedì al venerdì fa otto ore dalle 8.30 alle 17.30 con una pausa pranzo di circa un ora: io faccio circa 11 ore con una pausa pranzo, se va bene, di mezz'ora
2 - qualsiasi donna in carriera pur lavorando dal lunedì al venerdì percepisce uno stipendio che si aggira sui mille euro. Io ci vado a gratis e se mai sarò assunta, ad andar bene raccatterò 600 euro con lo stesso numero di ore sopracitate.
Detto ciò, invito qualsiasi lettore/ lettrice a riflettere sulla frase "che bel lavoro che fai" ogni volta che lo vanno a dire ad un/a mio/a collega: non possiamo purtroppo rispondere "bel lavoro ma di me' " perchè non sta bene, ma la realtà è che per un lavoro appassionante come questo, la gratifica monetaria non è adeguata. I motivi per cui non lo sia sono tanti: primo fra tutti è che dal fisco siamo considerati al pari di parrucchiere e ferramenti con l'IVA al 20%, e personalmente trovo umiliante che una professione medica dove le tue responsabilità vanno oltre il taglio o la permanente sbagliata sia considerata come un bene di consumo non strettamente necessario (come la permanente). Senza contare che è avvilente anche per il valore della vita animale che viene paragonata all'acquisto di viti e chiodi. Detto questo sappiate che il 20% di ciò che pagate in fattura veterinaria non viene in tasca a me ma va allo stato insieme ad altre percentuali di cassa previdenza, contributo qui, contributo là a dir poco obbligatori.
Ma non volevo fare una filippica sul lato oscuro della professione veteerinaria, volevo dire che ieri ho approfittato del mio mercoledì pomeriggio libero ed ho tirato a lucido la cucina (solo fuori, dentro agli armadietti no) tanto da farla sembrare un luogo incantevole come la prima volta che l'abbiamo montata in questa casa su mio progetto. Poi ad impreziosirla ci sono pure i fiori che mi ha regalato mia zia ( fa la fiorista e guadagna sicuramente più di me) per averle procurato una nuova gattina che è un amore!
Ora attendo le prossime ore libere senza essere stravolta per mettere mano ai vecchi camici verdi a palandrana da sala operatoria per trasformarli in casacche più utilizzabili, terminare il ricamo per lo swap viva l'estate i cui mi mancano si e no 10 crocette e un po' di puntoscritto ed iniziare quello per lo swap caffè segreto che non ho proprio idea di cosa fare.
1 - qualsiasi donna in carriera pur lavorando dal lunedì al venerdì fa otto ore dalle 8.30 alle 17.30 con una pausa pranzo di circa un ora: io faccio circa 11 ore con una pausa pranzo, se va bene, di mezz'ora
2 - qualsiasi donna in carriera pur lavorando dal lunedì al venerdì percepisce uno stipendio che si aggira sui mille euro. Io ci vado a gratis e se mai sarò assunta, ad andar bene raccatterò 600 euro con lo stesso numero di ore sopracitate.
Detto ciò, invito qualsiasi lettore/ lettrice a riflettere sulla frase "che bel lavoro che fai" ogni volta che lo vanno a dire ad un/a mio/a collega: non possiamo purtroppo rispondere "bel lavoro ma di me' " perchè non sta bene, ma la realtà è che per un lavoro appassionante come questo, la gratifica monetaria non è adeguata. I motivi per cui non lo sia sono tanti: primo fra tutti è che dal fisco siamo considerati al pari di parrucchiere e ferramenti con l'IVA al 20%, e personalmente trovo umiliante che una professione medica dove le tue responsabilità vanno oltre il taglio o la permanente sbagliata sia considerata come un bene di consumo non strettamente necessario (come la permanente). Senza contare che è avvilente anche per il valore della vita animale che viene paragonata all'acquisto di viti e chiodi. Detto questo sappiate che il 20% di ciò che pagate in fattura veterinaria non viene in tasca a me ma va allo stato insieme ad altre percentuali di cassa previdenza, contributo qui, contributo là a dir poco obbligatori.
Ma non volevo fare una filippica sul lato oscuro della professione veteerinaria, volevo dire che ieri ho approfittato del mio mercoledì pomeriggio libero ed ho tirato a lucido la cucina (solo fuori, dentro agli armadietti no) tanto da farla sembrare un luogo incantevole come la prima volta che l'abbiamo montata in questa casa su mio progetto. Poi ad impreziosirla ci sono pure i fiori che mi ha regalato mia zia ( fa la fiorista e guadagna sicuramente più di me) per averle procurato una nuova gattina che è un amore!
Ora attendo le prossime ore libere senza essere stravolta per mettere mano ai vecchi camici verdi a palandrana da sala operatoria per trasformarli in casacche più utilizzabili, terminare il ricamo per lo swap viva l'estate i cui mi mancano si e no 10 crocette e un po' di puntoscritto ed iniziare quello per lo swap caffè segreto che non ho proprio idea di cosa fare.
mercoledì 23 luglio 2008
I piccoli ritagli di tempo a volte sono quelli che ti risolvono piccole situazioni. Sono quegli scampoli che se ti va male li passi guardando il soffito, se tiva un pochino meglio, leggendo il libro che hai sottomano, questo specialmente quando sei fuori casa, ma capita anche in casa e lì allora te la giochi sulal tua reale capacità di fare una cosa in due minuti netti, 120 secondi, mica come i 10 minuti egiziani costituiti da una quantità di secondi varabile da 1800 a 3600.
così in 2 minuti netti si può separare la biancheria sporca e decidere quale lavatirce approntare;
fare il cartamodello per i camici da ambulatorio tirandolo giù da un camice già fatto;
ed impiegarne almeno dieci per scrivere un post.....
così in 2 minuti netti si può separare la biancheria sporca e decidere quale lavatirce approntare;
fare il cartamodello per i camici da ambulatorio tirandolo giù da un camice già fatto;
ed impiegarne almeno dieci per scrivere un post.....
martedì 22 luglio 2008
Mentre mettevo a posto il post precendente ( questa volta con "post" = "messaggio") mi sono resa conto che ci sono un sacco di tags che non uso da tempo, tipo "grazie gutemberg" che è il mio personale modo per parlare di libri, senza usare un asettico, sterile e banale "libri" come tag.
Recentemente sono riuscita a leggere "il gatto che venne dal freddo" prestatomi circa due anni fa da meg. In sé è un libro che si legge in un pomeriggio, ma vuoi una cosa, vuoi un'altra, ci ho messo un sacco di tempo a prenderlo in mano, anche se ad onor del vero lo stavo iniziando in piscina l'anno scorso quando "qualcuno" (vi lascio indovinare chi) esclama: " dov'è il mio libro?" Ovvio a casa, ma se non ci pensi tu al tuo libro ci devo pensare io? Così Passai il libro a Luca e mi misi a ricamare quella volta.
Ma quest'anno l'ho letto. Veramente spassoso, se poi hai avuto in casa fino a pochi giorni prima un gatto come Gigi ( ora di chiama Paco) immaginarsi certe scene è facilissimo.
Ora sto cercando di concludere la lettura di Baudolino: Non è un libro pesante, ma è sempre il tempo il fattore discriminante. E' un libro che merita attenzione: non puoi perderti i passaggi di una vita così arzigogolata.
Ho anche iniziato "I love shopping con il baby" lettura di tutt'altro spessore: Becky non so smentisce mai: sempre a correre dietro alle apparenze dell'essere trendy, pronta ad abboccare a qualsiasi boiata, e sicuramente anche se sono solo all'inizio, se la caverà alla grande alla fine del libro. Sto pensando di investire in un edizione non tascabile per l'altro libro della Kinsella "ti ricordi di me" sperando di trovare un personaggio spassoso e geniale come Emma di "sai tenere un segreto" o Samantha di "la regina della casa". Perchè leggo la serie "I love shopping"? Perchè, come dissi tempo fa, c'è bisogno di un amica idiota come becky e preferisco trovarla finta in un libro che vera, perchè se volessi bene a una persona così vanesia mi incaxxerei a morte con lei per la sua stupidità.
Poi ci sono altri libri che attendono di essere letti o terminati. ma magari ne parlerò un'altra volta.
Recentemente sono riuscita a leggere "il gatto che venne dal freddo" prestatomi circa due anni fa da meg. In sé è un libro che si legge in un pomeriggio, ma vuoi una cosa, vuoi un'altra, ci ho messo un sacco di tempo a prenderlo in mano, anche se ad onor del vero lo stavo iniziando in piscina l'anno scorso quando "qualcuno" (vi lascio indovinare chi) esclama: " dov'è il mio libro?" Ovvio a casa, ma se non ci pensi tu al tuo libro ci devo pensare io? Così Passai il libro a Luca e mi misi a ricamare quella volta.
Ma quest'anno l'ho letto. Veramente spassoso, se poi hai avuto in casa fino a pochi giorni prima un gatto come Gigi ( ora di chiama Paco) immaginarsi certe scene è facilissimo.
Ora sto cercando di concludere la lettura di Baudolino: Non è un libro pesante, ma è sempre il tempo il fattore discriminante. E' un libro che merita attenzione: non puoi perderti i passaggi di una vita così arzigogolata.
Ho anche iniziato "I love shopping con il baby" lettura di tutt'altro spessore: Becky non so smentisce mai: sempre a correre dietro alle apparenze dell'essere trendy, pronta ad abboccare a qualsiasi boiata, e sicuramente anche se sono solo all'inizio, se la caverà alla grande alla fine del libro. Sto pensando di investire in un edizione non tascabile per l'altro libro della Kinsella "ti ricordi di me" sperando di trovare un personaggio spassoso e geniale come Emma di "sai tenere un segreto" o Samantha di "la regina della casa". Perchè leggo la serie "I love shopping"? Perchè, come dissi tempo fa, c'è bisogno di un amica idiota come becky e preferisco trovarla finta in un libro che vera, perchè se volessi bene a una persona così vanesia mi incaxxerei a morte con lei per la sua stupidità.
Poi ci sono altri libri che attendono di essere letti o terminati. ma magari ne parlerò un'altra volta.
Post Polcanto.
Post nel senso latinissimo di "dopo", mica nel senso anglosassone di "posta". Quindi "dopo" Polcanto, ieri ho preso la mia motina per fare un giro "giro" che non fossero le commissioni nel paese accanto disperso nella terra dei Baluba, e sono salita al Passo Penice!
Una classicissima meta motociclistica, uno di quei posti che se ci passi di domenica, ed anche di sabato, è pieno di moto, tant'è che il bar del passo, ha una mensola apposta sopra i tavoli con scritto "appoggia caschi" e una freccia verso un rubinetto esterno con scritto " acqua per lavare i caschi".
Una di quelle mete che di sabato o di domenica in moto non ci andrò MAI: non ho intenzione di trovarmi il pirla che ha una moto che non sa gestire e che la curva la prende in contromano. Non è necessario: se al GSSS c'è un gruppo rosso che va forte e sta all'interno della propria corsia vuol dire che si può fare, quindi oh tu pirla, vai un po' più piano ed impara a gestire la tua moto.
Ma a parte queste discussioni di filosofia motociclistica, la notizia è che sono salita al passo bene per quello che era il mio stile "pre" Polcanto, con una velocità decorosa, con qualche titubanza su alcune curve mal "lette" (se non concludo quella prima e sono nella posizione sbagliata la curva dopo la faccio uno schifo), ma cercando di mantenere la fluidità di movimento e ritmo che rendono la guida piacevole, rilassata, divertente, dinamica e sopratutto pronta a reagire di fronte all'imprevisto "signora in bicicletta" o "cassette farmaceutiche disperse".
Poi avevo con me il mio "candidato al corso istruttori" che ha di nuovo trovato qualcosa per cui lamentarsi. Alcune lamentele più che giuste (effettivamente potrei stare più attenta al tachimetro entrando nei paesi), altre che invece... beh lasciamo perdere glielo spiegherò a quatt'occhi sperando la capisca senza uno sputtanamento pubblico.
Ero così felice che non avesse più da lamentarsi.... Credo si trattasse di un rimasuglio tipo "fondo del tubetto di dentifricio" delle scorte di "lamentele motociclistiche", perciò in fase di migioramento, perchè alla resa dei conti mi ha fatto più complimenti che critiche.
Nel tornare a casa ho anche portato P-chan in autostrada: non so di certo quale sia la velocità massima, ma so che già in fase di rilascio era sui 140 km/h quindi posso permettermi spostamenti rapidi senza grossi problemi con un margine di velocità extra per un sorpasso.
Post nel senso latinissimo di "dopo", mica nel senso anglosassone di "posta". Quindi "dopo" Polcanto, ieri ho preso la mia motina per fare un giro "giro" che non fossero le commissioni nel paese accanto disperso nella terra dei Baluba, e sono salita al Passo Penice!
Una classicissima meta motociclistica, uno di quei posti che se ci passi di domenica, ed anche di sabato, è pieno di moto, tant'è che il bar del passo, ha una mensola apposta sopra i tavoli con scritto "appoggia caschi" e una freccia verso un rubinetto esterno con scritto " acqua per lavare i caschi".
Una di quelle mete che di sabato o di domenica in moto non ci andrò MAI: non ho intenzione di trovarmi il pirla che ha una moto che non sa gestire e che la curva la prende in contromano. Non è necessario: se al GSSS c'è un gruppo rosso che va forte e sta all'interno della propria corsia vuol dire che si può fare, quindi oh tu pirla, vai un po' più piano ed impara a gestire la tua moto.
Ma a parte queste discussioni di filosofia motociclistica, la notizia è che sono salita al passo bene per quello che era il mio stile "pre" Polcanto, con una velocità decorosa, con qualche titubanza su alcune curve mal "lette" (se non concludo quella prima e sono nella posizione sbagliata la curva dopo la faccio uno schifo), ma cercando di mantenere la fluidità di movimento e ritmo che rendono la guida piacevole, rilassata, divertente, dinamica e sopratutto pronta a reagire di fronte all'imprevisto "signora in bicicletta" o "cassette farmaceutiche disperse".
Poi avevo con me il mio "candidato al corso istruttori" che ha di nuovo trovato qualcosa per cui lamentarsi. Alcune lamentele più che giuste (effettivamente potrei stare più attenta al tachimetro entrando nei paesi), altre che invece... beh lasciamo perdere glielo spiegherò a quatt'occhi sperando la capisca senza uno sputtanamento pubblico.
Ero così felice che non avesse più da lamentarsi.... Credo si trattasse di un rimasuglio tipo "fondo del tubetto di dentifricio" delle scorte di "lamentele motociclistiche", perciò in fase di migioramento, perchè alla resa dei conti mi ha fatto più complimenti che critiche.
Nel tornare a casa ho anche portato P-chan in autostrada: non so di certo quale sia la velocità massima, ma so che già in fase di rilascio era sui 140 km/h quindi posso permettermi spostamenti rapidi senza grossi problemi con un margine di velocità extra per un sorpasso.
venerdì 18 luglio 2008
Tempo fa ascoltai le lamentele di un blogger che disse " il blog di quella tizia era veramente uno spasso, finchè non è rimasta incinta ed ha partorito: da allora non fa altro che parlare della sua bambina".
Io non ho figli e se vado avanti di questo passo, e di questa voglia, credo che non ne farò mai, ma ben capisco come un bambino possa mono polizzare la tua vita, e come nel mio caso, siringhe, garze e bende stiano monopolizzando la mia. Questo non è un blog di racconti veterinari, e non voglio che lo diventi: ci sono cose che potrebbero far sorridere tutti come "caghino" un piccolo micio che ha un problema al sedere (questo per i profani, per gli addetti ai lavoro uno sfiancamento del retto) che non gli fa fare la popò bene ed ha sempre l'occhio pallato di quello che s'impegna ma senza settimana enigmistica non ce la fa, e ci sono cose più truci che mi piacerebbe condividere, ma con amici medici, non con gli Amici non medici che capirebbero benissimo il problema dal punto di vista di cuore, ma gli sfuggirebbero i dettagli tecnici.
A me il mio lavoro, sebbene non abbia ancora visto il becco di un centesimo, piace: è difficile, è una sfida aperta ogni giorno e su questo mi ci sto mettendo il cuore in pace, perchè non ne saprò mai abbastanza, ma questo non significa che non possa mettere a frutto quel poco che so e nei limiti del possibile impararne una nuova. Ammetto che il vedere varie "scuole di pensiero" mi sta aiutando aprecchio: da un lato ho la mia amica Francyvete che ha una preparazione accademica da far paura e che ogni momento che può lo passa sui libri, dall'altro ho il PSV dove il parlarne tra colleghi (al'inglese brain storming, ma non mi garba) aiuta a trovare soluzioni, e dall'altro ancora l'ambulatorietto che frequento dove ieri, forse complice la febbre alta del responsabile di turno, ho suggerito io di fare una lastra prima di una centesi, e santo cielo, l'avessi immaginato, la lastra l'avrei fatta da sola che forse forse veniva meglio e mi diceva di più: bovaro del bernese + lastra piccola = gioco della settimana enigmistica, "indovina cos'è". All'ambulatorietto sto prendendo consapevolezza ( ed è la seconda volta che ci vado) che l'arte del sapersi arrangiare talvolta è di vitale importanza.
Ecco: non volevo parlare di veterinaria,ma se passo 3 giorni alla settimana tra PSV e ambulatorietto, non è che ho molto altor da raccontare.
Ah si una cosa ce l'ho! ho ripreso un po' a ricamare. Il fatto è che mi sono iscritta a dua scambi uno lo swap caffè segreto, di cui ne ho parlato tempo fa sul blog, e l'altro è "evviva l'estate". Sono dell'idea che a me rilassa ricamare solo su aida 50 o 55 (dovrei controllare) quelle un po' più piccole mi richiedono più concentrazione oltre a maggior tempo di esecuzione. Certo è che la resa dei lavori è diversissima: se il primo è veloce e divertente, l'altro può avere una definizione dei dettagli decisamente superiore.
Io non ho figli e se vado avanti di questo passo, e di questa voglia, credo che non ne farò mai, ma ben capisco come un bambino possa mono polizzare la tua vita, e come nel mio caso, siringhe, garze e bende stiano monopolizzando la mia. Questo non è un blog di racconti veterinari, e non voglio che lo diventi: ci sono cose che potrebbero far sorridere tutti come "caghino" un piccolo micio che ha un problema al sedere (questo per i profani, per gli addetti ai lavoro uno sfiancamento del retto) che non gli fa fare la popò bene ed ha sempre l'occhio pallato di quello che s'impegna ma senza settimana enigmistica non ce la fa, e ci sono cose più truci che mi piacerebbe condividere, ma con amici medici, non con gli Amici non medici che capirebbero benissimo il problema dal punto di vista di cuore, ma gli sfuggirebbero i dettagli tecnici.
A me il mio lavoro, sebbene non abbia ancora visto il becco di un centesimo, piace: è difficile, è una sfida aperta ogni giorno e su questo mi ci sto mettendo il cuore in pace, perchè non ne saprò mai abbastanza, ma questo non significa che non possa mettere a frutto quel poco che so e nei limiti del possibile impararne una nuova. Ammetto che il vedere varie "scuole di pensiero" mi sta aiutando aprecchio: da un lato ho la mia amica Francyvete che ha una preparazione accademica da far paura e che ogni momento che può lo passa sui libri, dall'altro ho il PSV dove il parlarne tra colleghi (al'inglese brain storming, ma non mi garba) aiuta a trovare soluzioni, e dall'altro ancora l'ambulatorietto che frequento dove ieri, forse complice la febbre alta del responsabile di turno, ho suggerito io di fare una lastra prima di una centesi, e santo cielo, l'avessi immaginato, la lastra l'avrei fatta da sola che forse forse veniva meglio e mi diceva di più: bovaro del bernese + lastra piccola = gioco della settimana enigmistica, "indovina cos'è". All'ambulatorietto sto prendendo consapevolezza ( ed è la seconda volta che ci vado) che l'arte del sapersi arrangiare talvolta è di vitale importanza.
Ecco: non volevo parlare di veterinaria,ma se passo 3 giorni alla settimana tra PSV e ambulatorietto, non è che ho molto altor da raccontare.
Ah si una cosa ce l'ho! ho ripreso un po' a ricamare. Il fatto è che mi sono iscritta a dua scambi uno lo swap caffè segreto, di cui ne ho parlato tempo fa sul blog, e l'altro è "evviva l'estate". Sono dell'idea che a me rilassa ricamare solo su aida 50 o 55 (dovrei controllare) quelle un po' più piccole mi richiedono più concentrazione oltre a maggior tempo di esecuzione. Certo è che la resa dei lavori è diversissima: se il primo è veloce e divertente, l'altro può avere una definizione dei dettagli decisamente superiore.
mercoledì 16 luglio 2008
domenica 13 luglio 2008
essere stronzi o passare per stronzi?
C'è una bella differenza.
Uno che è stronzo lo sa, lo fa, ci si comporta, sa rendere la vita impossibile alle persone divertendosi alle spalle del malcapitato.
Passare per stronzi è umiliante: fai un qualsiasi gesto o dici una qualsiasi cosa e automaticamente qualcuno si prende la briga per farti passare da stronzo, anche se non lo sei, magari inventandosi significati al limite del delirio e della paranoia su gesti che non erano niente più che sorrisi, o parole che non erano niente più che domande.
La cosa rode, perchè sai che ogni nuova occasione è buona per farti spander merda addosso da chi probabilmente nella vita non ha niente di meglio da fare, e non ci sono vaffanculo che tengano.
Forse l'indifferenza è l'unica soluzione, perchè chi vuol vedere il male, lo squallido, il marcio, dovunque e comunque, merita solo di finire nel pozzo dell'indifferenza.
C'è una bella differenza.
Uno che è stronzo lo sa, lo fa, ci si comporta, sa rendere la vita impossibile alle persone divertendosi alle spalle del malcapitato.
Passare per stronzi è umiliante: fai un qualsiasi gesto o dici una qualsiasi cosa e automaticamente qualcuno si prende la briga per farti passare da stronzo, anche se non lo sei, magari inventandosi significati al limite del delirio e della paranoia su gesti che non erano niente più che sorrisi, o parole che non erano niente più che domande.
La cosa rode, perchè sai che ogni nuova occasione è buona per farti spander merda addosso da chi probabilmente nella vita non ha niente di meglio da fare, e non ci sono vaffanculo che tengano.
Forse l'indifferenza è l'unica soluzione, perchè chi vuol vedere il male, lo squallido, il marcio, dovunque e comunque, merita solo di finire nel pozzo dell'indifferenza.
Mia carissima Nina Cash,
al posto di chamarmi a casa dicendo che non scrivo, perchè non apri un blog tutto tuo dove farmi rileggere, tra le tante, la stroria di via Caracciolo?
Le persone a volte non hanno voglia di scrivere.
Non ne hanno voglia, perchè fa caldo, perchè ci sono altre cose da fare, perchè ci sono pensieri che ti occupano la testa e che non puoi usare per farne post, o perchè di raccontare della adorabile vecchina con la sua cagnolotta che ti chiede se la rivedrà dopo l'operazione non se ne ha voglia.
Un po' di rispetto e che diamine!
Non ho firmato nessun contratto di scrittura a cottimo per buttare vaccate in rete, quindi scrivo quando mi pare e quando ho qualcosa da raccontare.
al posto di chamarmi a casa dicendo che non scrivo, perchè non apri un blog tutto tuo dove farmi rileggere, tra le tante, la stroria di via Caracciolo?
Le persone a volte non hanno voglia di scrivere.
Non ne hanno voglia, perchè fa caldo, perchè ci sono altre cose da fare, perchè ci sono pensieri che ti occupano la testa e che non puoi usare per farne post, o perchè di raccontare della adorabile vecchina con la sua cagnolotta che ti chiede se la rivedrà dopo l'operazione non se ne ha voglia.
Un po' di rispetto e che diamine!
Non ho firmato nessun contratto di scrittura a cottimo per buttare vaccate in rete, quindi scrivo quando mi pare e quando ho qualcosa da raccontare.
lunedì 7 luglio 2008
Polcanto, il ritorno.
L'anno scorso quando ho fatto il primo GSSS non dissi molto di più che esserne venuta fuori moralmente distrutta, per la messa in evidenza che Blue Belle non mi avrebbe aiutata ad imparare ad andare in moto, e, ammetto, finchè non ho poggiato le chiappe sul CBR 125 non ero poi tanto convinta che le cose sarebbero andate meglio con una moto più piccola.
Andare in moto non è un obbligo prescritto dal medico o dettato dalla legge: è un divertimento e per divertirsi bisogna avere la giusta compagnia che sappia darti ciò di cui hai bisogno e non che pretenda da te di più di quello che puoi dare. Questa è la differenza tra P-chan che mi dà quello di cui ho bisogno senza pretendere di più e Blue Belle che aveva bisogno di qualcosa di di più da me e che non ero in grado di darle.
Il GSSS va vissuto come un bel gioco a squadre in cui la regola fondamentale è divertirsi in sicurezza. Le squadre sono costituite da 2 elementi: tu e la tua moto. Tu comandi e lei obbedisce, ma devi saperla comandare e non temerla altrimenti il gioco non gira. Terreno di gioco la strada. Strade bellissime che non sto a descrivere: le si possono trovare sui libri di curve e tornanti che poi sono gli organizzatori del GSSS. Alcune strade sono tanto belle a vedersi e bruttine a farsi che essere lenti ti dà il vantaggio di goderne il panorama, senza pensare alla discesa ripida per i miei gusti, che è ovviamente in ombra (mentre hai su gli occhiali da sole) e con la curva nascosta tra due muri (stradina che passa alla storia per “ che strada di me'” seguita da impropero immeritato all'insegnante del giorno, che però mi ha attesa pochi metri più in là della curva e con classico gesto a pollice in su si congratula perché ci sono passata). Avversario in campo: per me le mie paure ansie incertezze che si riflettevano in moto con una guida troppo lenta incerta ed insicura, per gli altri non saprei. Intendiamoci: non che io sia perfetta nella guida, ma il primo obbiettivo per me erano le mie paure che, affrontate con un cambio radicale nell'impostazione di guida, sono state in buona parte minimizzate se non vinte.
Già dal primo istante, la discesa dal centro federale, ho riscosso il primo complimento da Leonardo, che era l'unico degli istruttori presente anche a settembre e sapeva com'ero con Blue Belle e poteva apprezzare la differenza di “stile” con P-chan. Carlo e Raffaele non c'erano, ma c'erano Roberto e Gianni che per simpatia e competenza non sono da meno. Mi è spiaciuto un po' che non ci fosse Raffaele: fu in effetti l'unico a seguirmi per un intera giornata di corso e, per un puro discorso affettivo, se così si può dire, mi avrebbe fatto piacere se avesse potuto vedere la differenza. Tuttavia, come l'anno scorso, la fascia bianca mi è stata affidata dal benzinaio, prima dell'effettiva sosta lungo il lago di Bilancino (che la mia amica Bussolina chiama lago di Moriano) per la divisione in gruppi...Pazienza: per lo meno dal benzinaio non ci sono arrivata terrorizzata come l'anno scorso, e anche il resto del tragitto è stato vissuto con uno spirito completamente diverso tanto da esclamare verso fine giornata “ma è più corta dell'anno scorso!”
Quest'anno ho affrontato anche il secondo e terzo giorno di corso a differenza della precedente esperienza. Non mi sarei mai aspettata un bilancio così positivo da parte degli istruttori: consapevole dei miei limiti e del fiasco personale dell'anno scorso, non mi sarei mai aspettata tanti complimenti per tante piccole cose giuste che facevo e consigli che più che rimodellare ciò che facevo erano come delle limatine delle dritte per fare “quei cinque Km/h in più che non avrebbero guastato e che invece mi avrebbero aiutata parecchio”. Ammetto che pur avendo saltato due delle tre prove pratiche, avevo fatto tesoro degli insegnamenti teorici, quindi la posizione in sella la metto in pratica tutte le volte che prendo la moto, a maggior ragione con Blue Belle, quindi “qualcosina” dal corso precedente me l'ero portata a casa.
A fine corso il bilancio non è positivo, è stra positivo: come al solito la discesa verso la foresteria non è la cosa più semplice: quello sterrato non mi garba affatto ( ne tantomeno quello che porta al ristorante della seconda giornata e che ha fatto si che Gianni venisse a recuperarmi in panico) tant'è che Leonardo, sabato, giorno in cui ero decisa ad affrontarlo come si deve e non “a modo mio”, mi ha portato giù la motina con me dietro perché mi aspettavano per questo:
ma credo che una foto sia meglio di mille parole per spiegare come ne sono veramente uscita quest'anno dal GSSS che consiglio vivamente a tutti i motociclisti che hanno desiderio di migliorarsi e che non credono di saper andare in moto solo perché sono tanti anni che ci vanno o perché vanno veloci o che vanno in pista. Tra andare e saper andare c'è una bella differenza.
L'anno scorso quando ho fatto il primo GSSS non dissi molto di più che esserne venuta fuori moralmente distrutta, per la messa in evidenza che Blue Belle non mi avrebbe aiutata ad imparare ad andare in moto, e, ammetto, finchè non ho poggiato le chiappe sul CBR 125 non ero poi tanto convinta che le cose sarebbero andate meglio con una moto più piccola.
Andare in moto non è un obbligo prescritto dal medico o dettato dalla legge: è un divertimento e per divertirsi bisogna avere la giusta compagnia che sappia darti ciò di cui hai bisogno e non che pretenda da te di più di quello che puoi dare. Questa è la differenza tra P-chan che mi dà quello di cui ho bisogno senza pretendere di più e Blue Belle che aveva bisogno di qualcosa di di più da me e che non ero in grado di darle.
Il GSSS va vissuto come un bel gioco a squadre in cui la regola fondamentale è divertirsi in sicurezza. Le squadre sono costituite da 2 elementi: tu e la tua moto. Tu comandi e lei obbedisce, ma devi saperla comandare e non temerla altrimenti il gioco non gira. Terreno di gioco la strada. Strade bellissime che non sto a descrivere: le si possono trovare sui libri di curve e tornanti che poi sono gli organizzatori del GSSS. Alcune strade sono tanto belle a vedersi e bruttine a farsi che essere lenti ti dà il vantaggio di goderne il panorama, senza pensare alla discesa ripida per i miei gusti, che è ovviamente in ombra (mentre hai su gli occhiali da sole) e con la curva nascosta tra due muri (stradina che passa alla storia per “ che strada di me'” seguita da impropero immeritato all'insegnante del giorno, che però mi ha attesa pochi metri più in là della curva e con classico gesto a pollice in su si congratula perché ci sono passata). Avversario in campo: per me le mie paure ansie incertezze che si riflettevano in moto con una guida troppo lenta incerta ed insicura, per gli altri non saprei. Intendiamoci: non che io sia perfetta nella guida, ma il primo obbiettivo per me erano le mie paure che, affrontate con un cambio radicale nell'impostazione di guida, sono state in buona parte minimizzate se non vinte.
Già dal primo istante, la discesa dal centro federale, ho riscosso il primo complimento da Leonardo, che era l'unico degli istruttori presente anche a settembre e sapeva com'ero con Blue Belle e poteva apprezzare la differenza di “stile” con P-chan. Carlo e Raffaele non c'erano, ma c'erano Roberto e Gianni che per simpatia e competenza non sono da meno. Mi è spiaciuto un po' che non ci fosse Raffaele: fu in effetti l'unico a seguirmi per un intera giornata di corso e, per un puro discorso affettivo, se così si può dire, mi avrebbe fatto piacere se avesse potuto vedere la differenza. Tuttavia, come l'anno scorso, la fascia bianca mi è stata affidata dal benzinaio, prima dell'effettiva sosta lungo il lago di Bilancino (che la mia amica Bussolina chiama lago di Moriano) per la divisione in gruppi...Pazienza: per lo meno dal benzinaio non ci sono arrivata terrorizzata come l'anno scorso, e anche il resto del tragitto è stato vissuto con uno spirito completamente diverso tanto da esclamare verso fine giornata “ma è più corta dell'anno scorso!”
Quest'anno ho affrontato anche il secondo e terzo giorno di corso a differenza della precedente esperienza. Non mi sarei mai aspettata un bilancio così positivo da parte degli istruttori: consapevole dei miei limiti e del fiasco personale dell'anno scorso, non mi sarei mai aspettata tanti complimenti per tante piccole cose giuste che facevo e consigli che più che rimodellare ciò che facevo erano come delle limatine delle dritte per fare “quei cinque Km/h in più che non avrebbero guastato e che invece mi avrebbero aiutata parecchio”. Ammetto che pur avendo saltato due delle tre prove pratiche, avevo fatto tesoro degli insegnamenti teorici, quindi la posizione in sella la metto in pratica tutte le volte che prendo la moto, a maggior ragione con Blue Belle, quindi “qualcosina” dal corso precedente me l'ero portata a casa.
A fine corso il bilancio non è positivo, è stra positivo: come al solito la discesa verso la foresteria non è la cosa più semplice: quello sterrato non mi garba affatto ( ne tantomeno quello che porta al ristorante della seconda giornata e che ha fatto si che Gianni venisse a recuperarmi in panico) tant'è che Leonardo, sabato, giorno in cui ero decisa ad affrontarlo come si deve e non “a modo mio”, mi ha portato giù la motina con me dietro perché mi aspettavano per questo:
ma credo che una foto sia meglio di mille parole per spiegare come ne sono veramente uscita quest'anno dal GSSS che consiglio vivamente a tutti i motociclisti che hanno desiderio di migliorarsi e che non credono di saper andare in moto solo perché sono tanti anni che ci vanno o perché vanno veloci o che vanno in pista. Tra andare e saper andare c'è una bella differenza.
martedì 1 luglio 2008
Ho scopoerto che il gatto Gigi nei tre mesi di permanenza qui ha pure imparato a leggere, ma credo non abbia terminato il libro. C'è un capitolo sulla gattaiola e lui non ci is è mai avvicinato.
Sto leggendo, fnalmente dopo oltre un anno che mi è stato prestato, Il gatto che venne dal freddo di Deric Longden edito Paco editore (che coincidenza: Gigi è stato ribattezzato Paco!) e ammetto che la considerazione del frigo, le domande serafiche e sagaci, nonch'è l'arte del sorridere le ha apprese tutte da questo libro.
Quel piccolo paraculo mi manca e non poco.
Acqua in bocca: lunedì prossimo me ne portano due per il piano di sotto molto piccini.
Sto leggendo, fnalmente dopo oltre un anno che mi è stato prestato, Il gatto che venne dal freddo di Deric Longden edito Paco editore (che coincidenza: Gigi è stato ribattezzato Paco!) e ammetto che la considerazione del frigo, le domande serafiche e sagaci, nonch'è l'arte del sorridere le ha apprese tutte da questo libro.
Quel piccolo paraculo mi manca e non poco.
Acqua in bocca: lunedì prossimo me ne portano due per il piano di sotto molto piccini.
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