domenica 22 ottobre 2006

Questa mattina ho aperto la posta ed ho trovato la lettera di un mio amico che si lasciava andare per la scomparsa di Pallino il gatto più anziano della sua famiglia pelosa.
Poi mi sono ritrovata nel blog di una quasi collega che ha vissuuto da
poco lo stesso trauma.
E' un trauma che conosco: la giornata è iniziata così e qualcosa mi dice che devo dire ciò che penso a riguardo.


Credo che l'eutanasia sia un ultimo atto di amore in un malato
terminale cane gatto coniglio e, perchè no, essere umano (quando sai di
essere solo una metastasi e ti tieni in piedi a cortisone... beh un
pensierino ce lo farei)

Credo che se scegli di fare il veterinario d'ambulatorio la depressione
da eutanasia te la devi far passare ed il più velocemente posisbile,
altrimenti ci sono altre professioni veterinarie.

Credo che affrontare l'eutanasia del propio compagno peloso ed
afforntarla professionalmente sia diverso: da "compagno di vita" hai un
bagaglio di emozioni e ricordi che non puoi contrastare. L'unica cosa
che può tirarti su e, devi essere molto forte per riuscirci, è capire
il più velocemente possibile che stai compiendo un atto di amore.

Credo che la morte è difficile solo per chi rimane non per chi se ne
va. Tutti a compiangere il morto (peloso o no) che molto probabilmente
non glie ne può fregar di meno, ma mai nessuno a capire che sono le
persone più care a chi non c'è più che hanno bisogno di affetto e non
di lacrime. Primi della fila i cari cristiani che piangono i morti
anzichè farsi forza nel pensiero che un loro caro e al cospetto e nella
grazia del loro dio.

Alla prima eutanasia che vidi da medico piansi. Piansi per l'egoismo
del proprietario perchè il cane aveva le carte in regola per campare ancora per molti anni senza cortisone, solo con un integeratore
alimentare che lo aiutasse per le cartilagini. Ma il proprietario aveva
troppa paura,  o poco amore e cervello, per poter portare avanti un
pastore tedesco che ebbe un cedimento ai posteriori.
Piansi per una morte ingiusta. E decisi che sarei ricorsa all'eutanasia
solo quando è l'ultima cosa sensata da fare.

Caro Pallino ora sei nei verdi pascoli con amici che hai conosciuto e
amici nuovi che ti farai. Sei lì e sai tutto meglio di noi, ma eri un
gatto e certe cose le sapevi già da prima. Beh non mi resta da fare
altro che augurarti di non fare nulla che io non farei se fossi un
gatto.

4 commenti:

  1. Axel Munthe (medico, tra gli altri, anche dei reali di Svezia) in La storia di san Michele parla dell'eutanasia che ha sempre praticato in un modo che non si può non condividere!
    Fra

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  2. @ trudy,

    No Trudy senza nessuna lacrima, per favore. non so se sei credente, io non lo so, io almeno non credo nel dio nato nel deserto, ne in quello nato sul fiume ne in altri, ma vedila così: "ciò che il bruco chiama morte il resto del mondo la chiama farfalla". Potrebbe essere così,no?

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