domenica 27 ottobre 2019

a volte viene la tentazione di diventare subacquei cattivi

Sabato, ultima possibilità di fare un tuffo prima dello stop pre volo di 24 ore, decidiamo di andare in "diving di lunga storia" presentandoci senza preavviso. Ci organizzano una guida, che arriva quando noi abbiamo già espletato tutte le formalità e preparato la nostra attrezzatura. Sembra spaesato e in dovere di doversi scusare di chissà che cosa. Ci dice di indossare la nostra attrezzatura raccomandandosi della cintura dei pesi.
"Non abbiamo cinture dei pesi" gli dico. 
Nei suoi occhi esplode il panico, e inizia a gesticolare e dimenarsi verso il resto dello staff del diving per procurarci delle cinture. Inizio a ridere, lo guardo e gli spiego che non ne abbiamo bisogno perché abbiamo un sistema integrato. Insomma mica mi ha chiesto se ero a posto con la zavorra,mi ha chiesto se avessi una cintura dei pesi,che non ho perché non mi serve. Facciamo il Buddy Check a cazzo di cane esattamente come al nostro solito e ci avviamo alla spiaggia. La guida inizia a chiedere ai vari lavoranti sulla Promenade da dove si entra. Il promoter per la Cleo Park gli spiega cosa deve fare. Entriamo in acqua, ed in meno di 5 minuti la guida è 10 metri avanti a furia di pinneggiare efficacemente come un dannato. Io e Luca, che dopo anni di incomprensioni subacquee oggi ci intendiamo a meraviglia, senza manco accordarci andiamo piano, poi meditiamo di abbandonare la guida a se stesso, ma non lo faremo. Decide, come se si fosse ricordato di non essere da solo, di girarsi. Ne approfitto e gli segnalo di aspettare con gesto tipicamente egiziano: mano a carciofo con movimento unico deciso e lento dall'alto verso il basso. In effetti aspetta: giusto quel po' perché la distanza da 10 passi a 5 metri. È ormai chiaro che ci faremo i cazzi nostri. Veniamo che rcondati da un volo di seppie: solo per questo l'immersione non sarà del tutto uno spreco. Le seppie però sono solo il preludio. Ci porta in bici manca di un reef e si sbraccia per farci vedere una delle tante razze a macchie blu. Noi gli rilanciamo un ok distratto e disinteressato mentre ci concentriamo a cercare "cose piccole ed emozionanti nascoste tra i coralli". Stessa scena per una coppia di pagliacci, anzi cerca pure di farceli sembrare "pesci amichevoli" tendendogli la mano, quando si sa che i pagliacci per quanto sono territoriali ed aggressivi è una fortuna che siano così piccoli perché se fossero sui 2 metri i subacquei non esisterebbero.  Per fortuna i pagliacci attraggono la mia attenzione perché vivono in un anemone diverso dal solito. Sotto l'anemone ci sono una coppia di gamberetti! Mentre io e Luca ci proroghiamo nel miglior assetto a testa in giù per guardarli la guida se ne va. Poco male. Continuano a goderci il reef per i fatti nostri godendoci gli spirografi gialli, i pesci domino che fanno cucù tra i rami delle acropore,  in gamberetti semi invisibili grossi quanto un cent, e quel "qualcosa" tondo rosa e bianco che dovrò cercare sulla Bibbia della fauna del mar Rosso. Mentre la guida pedala farneticando sulla tartaruga da farci vedere, io e il mio buddy, ai 30 minuti ci controlliamo l'aria a vicenda come sacra prassi PADI vuole. La nostra guida è troppo lontana per accorgersi. Sì risale quel po' e chi ti compare? Un aquila di mare! Piccola, ma sempre aquila di mare! L'immersione volge al termine nel modo che odio di più: dover pinneggiare come una matta dietro ad una guida che non ha alcuna cura dei tuoi 50 bar e della profondità. Ormai siamo fuori, sulla spiaggia, e la guida decide che è ora di prendersi cura dei suoi ospiti. Mi si avvicina e mi chiede se ho bisogno che mi porti lui la bombola. La risposta è stata semplice: "sono una subacquea non una turista!".  Per fortuna non mi ha chiesto se mi fosse piaciuta l'immersione, perché sì è stata un immersione memorabile per tutto quello che abbiamo visto, ma fosse per lui, beh gli auguro di non essere altrettanto veloce a letto altrimenti ho compassione per l'amata.

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