giovedì 19 febbraio 2009

Paralleli....

oggi mi sono riuscita a prendere una mezza giornata per riposarmi e riprendermi dal raffreddore che da pruriginoso e di gola è diventato di testa con tutto quel peso e senso di ottundimento che ne consegue. Orfana per di più di internet (infatti il post l'ho scritto con open office e poi copia incollato nel blog) sono passata da mai mamma al piano di sotto a prendermi il DVD de il diavolo veste Prada.

Ho iniziato a guardarlo fino a che non sono arrivata alla scena in cui Andy (Anne Hatway) è triste perché non capisce come mai Miranda (Meryl Streep) non apprezza mai il suo lavoro e si sfoga con Nigel. Secondo lei dava il massimo, ma Nigel l'ha indotta a riflettere e il semplice fatto che il lavorare in una rivista di moda, alta moda, e vestirsi con abiti da grande magazzino, per quanto  tu sia una persona in gamba nel lavoro che fai, il non essere vestita adeguatamente è visto come non dare il massimo non interessarsi a ciò che si fa.
Così ho fatto il parallelo con quello che mi sta accadendo in uno dei pronto soccorso che frequento: quasi un mese e mezzo fa mi è stato detto che sono un medico di scarso valore, e recentemente si sono aggiunti altri aggettivi avvilenti che mi risparmio di ripetere anche parafrasati.
Quindi ho pensato cos'è che non faccio per fare il massimo. Ed anche cosa faccio.
E mentre il film andava avanti facevo il parallelo tra lo sconvolgimento della vita di Andy e quello che potrebbe accadere se facessi veramente “il meglio” per essere apprezzata. Andy si ritrova a non avere più ne giorno ne notte ne sabato ne domenica  fino a rischiare di perdere amici, famiglia e fidanzato, per stare dietro ad una carriera che in linea puramente teorica le avrebbe aperto molte porte. A parte il fatto che a me la carriera in questa struttura non aprirà nessuna porta, per di più se mi soffermo a ricordare che non gli interessa ne il fatto che mi interesso di pediatria ne di chiropratica (anzi mi è stato detto che certe cose là dentro mi devo scordare di nominarle) mi sono chiesta se voglio dare il meglio.
Voglio non avere orari (e già quelli che ho non vengono rispettati)? Voglio buttare al vento il mio  simil-matrimonio di 11 anni? Voglio non avere una mia vita di donna senza amiche ed interessi diversi dalla medicina? Voglio non avere un futuro come mamma, visto che TUTTE le colleghe là dentro sembrano votate alla carriera senza una vita umana? Voglio diventare una quarantenne sola che vive con i suoi animali alla perpetua ricerca di un amore che sembra ancora adolescenziale?
No No e poi no su tutti i fronti.

A Luglio un collega di una certa esperienza mi disse: noi non siamo medici, siamo veterinari, dobbiamo pensare a rimettere in  piedi gli animali mica perdere tempo a fare lunghe indagini per sapere di quale tipo di unghia incarnita si tratti mentre il proprietario rivuole stare col suo cane o gatto. All'epoca mi risentii un po' di questa definizione che sminuisce la professione ma alla fine se per essere “medico” devo sacrificare tutta la mia vita alla carriera per avere poi una paga inadeguata e scarsa gratifica quando gli animali muoiono di malattie infettive che hanno preso nella struttura mentre stazionavano lì in attesa di esami su esami richiesti dai “medici” per scoprire di quale unghia incarnita soffriva allora no, voglio essere un veterinario non un medico. Non voglio giocare con i sentimenti delle persone, non voglio giocare con la vita degli animali. Se muoiono deve esserlo perché era qualcosa di inguaribile, perché la mia inesperienza non li ha potuti salvare, perché sono umana e quindi sbaglio, non perché per fare gli accertamenti, per dare speranze inutili, tengo un cane o un gatto anziano in degenza per due o più settimane lontano dal suo ambiente a dalla sua famiglia per cercare di guarirlo da un male cronico e gravissimo con possibilità una su un miliardo. Voglio pensare al bene degli animali e al bene delle persone che gli stanno accanto; non giocare con le vite, i sentimenti e i portafogli delle persone solo per il gusto di “fare il medico”. Si può sempre migliorare nella propria professione, ma preferisco essere un veterinario, con un cuore ed una vita in cui sono Laura non la d.ssa GDS, 24 ore su 24, 365 giorno l'anno, 366 se bisestile.

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