giovedì 30 novembre 2017

Marhaba, un festival che lascia il segno.

Oggi è giovedì, e il festival si concluso domenica. Però questo festival è stato così ricco di esperienze, emozioni, energia e calore, che persiste ancora come certi profumi che indossi oggi è senti ancora domani e dopodomani sulla pelle e nei vestiti. E pensare che non ci volevo andare, sebbene il motivo fosse incontrare finalmente Claudia dopo anni di chat! È stato mio marito che mi ha detto:" vai e non rompere". Dopo essermi iscritta l'organizzatrice Maryem Bent Anis, mi ha chiesto l'amicizia su fb, e da lì ho iniziato ad essere travolta da un entusiasmo, che solo conoscendola di persona ho capito essere puro e genuino, per nulla di circostanza. Ho incontrato insegnanti meravigliosi che sono anche grandi artisti, e grandi artisti con poca attitudine all'insegnamento, ma soprattutto belle persone. Ho amato lo stile e l'energia di Iris Sukara e di Rosadela, la capacità di riempire il palco di Angeles Cayunao (ma non molto il suo stile didattico), il carisma di Sharon Kihara, e l'autorità espressa efficacemente e con leggerezza di Jillina. Mi porto nel cuore il calore di Alex al Eskandaran, con il quale si creata una magnifica complicità nelle sessioni di studio, e durante le esibizioni: ammetto che vederlo sorridente in prima fila al contest mi ha dato più serenità, cosa che mi ha permesso di ballere meglio, anche se, come la mio solito, mi sono scordata la coreografia ed ho improvvisato.
Di cose da dire ce ne sono un sacco.
Intanto ho imparato un sacco di cose. Scelto di farne alcune mie e scelto di capire meglio altre che non si sono potute approfondire sul momento, e scelto di lasciare perdere con altre.
Sono tornata carica, carichissima.
Ho voglia di coinvolgere le mie compagne di corso in un piccolissimo progetto. Al Marhaba ho visto tante danzatrici con maglietta o felpa di gruppo, e la trovo  una cosa bella e anche importante: secondo me è un piccolo segno che cementa i rapporti tra le persone. E noi non abbiamo una cosa simile. Anch'io avevo la mia " felpa di gruppo": Aisha e le Figlie di Ra, gruppo in cui sono stata adottata "a distanza" da Aisha (che è la mia amica Claudia) anni fa. Appartenenza sancita con il battesimo della cintura nera da danza. Ma ne voglio una con scritto: "Aladin's Show Gruppe" che parli di noi dello Show Gruppe. Dovrò parlarne con Aladin per sapere se a lui sta bene una cosa del genere. E per farla scomoderei pure Anna Carrino per farci fare un disegno personalizzato: al Marhaba è stato bellissimo incontrare altre danzatrici che indossavano t-shirt o portavano una delle sue borse, e i suoi disegni meritano di viaggiare ed essere vissuti ( si anche col sugo di pomodoro Anna!)
Vorrei anche portare Aladin a Roma, far avvicinare il festival di Bonn al Marhaba, portare qui in Germania Aisha e le figlie di Ra, Maryem e le sue ragazze, Alex e la sua Troupe (così rivedrei pure Angela), Rosadela ed Iris, Anna e i suoi magnifici disegni ( ma questo gliel'ho già detto). E tutto perchè a quasi una settimana di distanza da che ho preso l'aereo per andare a Roma ne sono ancora stra-entusiasta.
Per non parlare poi di Jillina, o meglio del suo spettacolo. Ci ho messo solo una notte di sonno a realizzare che era tratto da " le mille ed una notte", cosa che spiega il mio livello di rimbambimento da mancanza di sonno (10 ore in 2 giorni) Ma bello bello bello! Senza scenografie, solo con luci su uno sfondo neutro, la storia di Sherazade, che incanta il principe con le sue storie e si salva, notte dopo notte, dalla morte. 
Sarà difficile portare Bellydance Evolution qui, ma sarebbe un gran colpaccio. Da queste parti un po' di Danza orientale che faccia clamore serve.
Ed intanto sull'onda del Marhaba, penso a come dare il meglio per Bonn sul palco, per dare il mio contributo a fare quel clamore. 
Martedì sera dopo la lezione Aladin mi ha chiesto come era il Marhaba. Non posso essere certa, ma mi pare fosse felice del mio entusiasmo: o per lo meno mi sembrava che gli occhi gli brillassero. Quella mezz'ora di chiacchiere mi ha fatto molto piacere, e prima ancora di partire mi ha permesso, il Marhaba, di avvicinarmi al mio maestro per costruire un dialogo costruttivo, che ha faticato a partire principalmente per difficoltà linguistica.

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