domenica 25 novembre 2007

I blog hanno un limite: quando li fai conoscere ai tuoi amici e parenti non puoi più permetterti di scrivere le cose che ti turbano veramente, quelle che ti porti dentro fino a che non finiscono col marcire ed avvelenarti dentro. proprio quelle cose a cui da sola non riesci a trovare una soluzione, ed avresti bisogno di parlarne con tante persone che non siano solo i tuoi amici o amiche, persone disinteressate a te, alla tua vita e ai tuoi problemi che però si ritrovano a leggere di qualcuno che sta vivendo qualcosa che loro hanno già passato e per questo possano dare una dritta utile.

sabato 24 novembre 2007

La verità sui capretti è che sono feroci bestie assassine e non lo danno a vedere fino alle due settimane di vita.
Con la loro faccina innocente e morbidosa, queste cornina appena appena accennate e i loro zoccoletti morbidi sono teneri e adorabili finchè non iniziano a pesare sui 10 chili ed essere almeno in 30 in 15-20 metri quadri. A quel punto diventano una punizione da girone infernale.
Provate voi col forcone in mano pieno di fieno ad attraversare la stalla per mettere il prezioso carico nella greppia. Inanzitutto scoprirete che il buon signore vi ha fatto solo due mani e non bastano. Poi scoprirete che l'equilibrio su 2 piedi può essere molto precario, ed infine che l'inferno, se vuole, si riversa anche in terra o meglio in stalla, ed è forse per questo motivo che in alcuni dipinti il demonio è rappresentato caprino.
Oppure provate a riattivare la lupa ( il machcinario che trasforma il latte in polvere in latte liquido) dopo una notte che è stata inattiva. Altri 20 - 30 capretti affamatissimi e belanti con le loro cornina corte ma appuntite che spintonano e vi saltano addosso rischiando di farsi del male tra di loro per arrivare alla tettarella e doverli tenere lontani prioprio per evitare che si facciano del male tra di loro. Ma sicuramente lo faranno a voi. No no, non si tratta di incidenti, non giustificateli! Quelli sono freddi e spietati assassini! Ci hanno già provato e sono viva per miracolo!
 

domenica 18 novembre 2007

Credevo, andando in azienda agricola, che sarei dimagrita a fare avanti e indietro, su e giù, tira e molla, cip e ciap. Ed invece a furia di bere latte di capra (buonissimo e lontano anni luce da quella ciofeca acida che si trova nei supermercati) sono ingrassata!

Devo ammettere che là si stacca abbastanza il cervello dalla vita frenetica che si ha in città. Potrebbe diventare la mia Camaldoli... Io faccio poco di quello che si fa in un azienda agricola: vuoi perchè mi mancano competenze come guidare il trattore, vuoi perchè mi manca la forza fisica per certi lavori, vuoi perchè temono sempre che i tirocinanti possano farsi seriamente male e non posso dargli torto: la città è un luogo sicuro rispetto alle insidie dell'azienda agricola: in città non puoi venir assalito da una ventina di capretti di 2 mesi affamati.

Comunque  faccio il mio e talvolta faccio pure vedere che so fare un po' di più di quello che credono, come spostare la mangiatoia di lamierino che non sarò riuscita a sollevare da sola ma a trascinarla e spingera fino a dove potevo si!

Piccole cose che però mi stanno fruttando poca competenza medica ( la capra suturata sta benone!) ma una gran stima del personale di azienda che talvolta mi preferisce a loro colleghi più anziani ma lenti e un po' troppo invorniti.

Ho anche aperto un blog ( e relativo album di foto) per parlare dell'azienda agricola Guidobono Cavalchini di Borgo Adorno, la cui vocenarrante sarà Betta la capretta, che non è una figura immaginaria, ma la capretta 077 nata il 25 settembre 2007 e che ho adottato perchè è una capretta veramente particolare: tra tutti i capretti in lattazione che desideravano che mi trasformassi in un enorme tetta fornisci latte, Betta desiderava solo accocolartisi in braccio e infilare il suo muso sotto l'ascella per addormentarsi. Purtroppo a breve una cosa così bella non potremo più farla: Betta crescerà di peso e non sarà più possibile tenerla in braccio. Comunque Betta rimarrà in azienza e diventerà una capra da latte, come la sua mamma e le sue sorelle. Però ammetot che dopo tanti anni da Gatto Dagli Stivali, trasformarmi in una capra non è poi tanto facile....

sabato 10 novembre 2007

Non credevo che a meno di un mese dal proclama della Laurea avrei avuto modo di poter raccontare il mio primo episodio id vita veterinaria  sullo stile delle avventure del dottor Herriot.

Potrei iniziare come lo spot del famoso amaro ( che tra l'altro mi piace pure) “la capra aveva bisogno del mio aiuto” e sicuramente era una capra, non una “cavalla” come quella della pubblicità ma con un bigolo di 40 cm: questa era veramente una capra, anche perché i becchi sono decisamente diversi e se gli strizzi quelle cose in mezzo alle gambe non solo non fanno il latte ma pure ti procurano un calcio da farti diventare carta da parati per stalle.

Herriot si era trovato mezzo nudo sdraiato sulla ghiaia con la neve che gli cadeva sulla schiena ed il braccio infilato nella vagina di una vacca per un vitello in posizione non corretta per il parto.

Io mi sono trovata ad affrontare inginocchiata nella lettiera ben poco pulita della stalla una mammella sguarrata da una cornata mentre tra capre discutevano animatamente di chissà cosa. La prassi che mi hanno insegnato per fare una sutura prevede: lavaggio della parte con sodio cloruro, preparazione chirurgica della parte, sedazione dell'animale ed anestesia quantomeno loco-regionale, asepsi della “ sala operatoria”, valutazione della lesione, sutura con filo ed ago adatto partendo dai piani più profondi.

Ed invece....

L'asepsi della “sala operatoria” meglio definita come “stalla” era ben oltre che utopica, il lavaggio della parte è stato fatto con acqua calda ed un briciolo di candeggina, Sedazione ed anestesia loco-regionale a endorfina e buon carattere della capra, valutazione della lesione a “dito” guantato e sutura con ago da ricamo tradizionale (quindi con la punta) e filo da uncinetto: l'alternativa al filo di cotone da uncinetto era un nylon da pesca così sottile che lo utilizzare solo per legarci i vasi.

A questo va aggiunto che fino a che il responsabile d'allevamento non mi ha detto “ fai”, ero convinta che l'avrebbe fatta lui la sutura, ed invece mi sono ritrovata a fare la mia prima sutura con attrezzi da ricamatrice! E per fortuna che sono attrezzi a cui sono avvezza. Così ho fatto una sutura cutanea continua affrontante estroflettente!

Più che altro più che l'emozione della prima sutura sono basita da me stessa, per la freddezza con cui ho affrontato una cosa che ho visto fare poche volte, e che non ho mai fatto ne tantomeno studiato su un libro. Sapevo una cosa però: sapevo che la capra andava aiutata e che la lesione era brutta e non si sarebbe risolata con un po' di disinfettante un cerotto e un bacino. Ho fatto quello che sentivo di fare, e una volta tanto sono orgogliosa di me stessa e di essere una dottoressa.