lunedì 22 settembre 2025

si spera non sia troppo tardi

È da oltre un anno che non scrivo, anzi quasi due, e non ho nulla da dire a riguardo, anzi pensavo che l' ultimo post fosse addirittura più vecchio, ma non sono qui a parlare del mio silenzio, semmai a romperlo oggi, lunedì 22 settembre mentre in Italia è in corso uno sciopero generale per manifestazione a favore della liberazione della Palestina. Io sono una di quegli italiani (plurale maschile per obbligo grammaticale) che è stato cresciuto con il motto: "se hai in opinione stai zitto che è meglio, anzi meglio ancora se non c'è l' hai proprio, ma se vuoi per forza averne una sii un cazzo di qualunquista" . In casa mia di politica non si parlava, non si leggeva il giornale, non si guardava il telegiornale e se capitava i commenti erano per lo più dei mugolii di noia con giro degli occhi e nessuna opinione vera. Sono cresciuta così e a 18 anni quando è stato il momento di votare non avevo nessuna idea di quali fossero i valori che mi rispecchiavano e chi li avrebbe potuti rappresentare. Ero il perfetto modello di italiano manipolabile, nata da una famiglia di altrettanti modelli il cui un altro motto era: "che tu vada a votare o non vada a votare faranno sempre quello che vogliono loro", e con questa idea si permette ai "loro" di farlo. Stupidaggini inseguire i telegiornali sperando così di non farsi "influenzare" e farsi un idea più chiara. Il telegiornale è sempre stato un riassunto di quello che succede: per farsi un idea devi cercare le informazioni. Avrei voluto che qualcuno al liceo mi avesse detto qualcosa del genere, che mi facesse riflettere, ed invece a scuola l'unica formazione politica che potevi avere era dal collettivo studentesco, gruppo dal quale la mia famiglia mi aveva addestrato a starne lontana perché erano solo dei fannulloni che fumavano e si facevano le canne. Però loro parlavano già di Palestina libera nel 1987 e anche prima. Vorrei vergognarmi della me del passato ma non ci riesco. Provo pena, perché non ero in grado di pormi domande di un certo tipo, perché ero una bambina cresciuta dentro ad un mondo di mura alte in cui avrei dovuto dedicarmi anima e corpo alla scuola e non pensare nemmeno ad uscire con gli amici (quali? La maggior parte dei miei compagni di classe vivevano in un quartiere malfamato secondo mia madre) o figuriamoci ai ragazzi. L'attività sportiva extrascolastica era un lusso che mi veniva tolto appena possibile. Quando si è trattato di andare a votare non avevo alcuna idea. Se fosse arrivato qualcuno con una banconota da 50.000 lire e mi avesse detto: "vota per il tal partito e farai la cosa giusta" credo che lo avrei fatto. Non ricordo nemmeno cosa votai, ma ricordo che in elezioni successive ho annullato schede e votato partiti di cui oggi mi vergogno. Fortunatamente per i referendum un idea ce l'avevo sempre e almeno per quello ho fatto la cosa giusta sempre. Oggi sono seduta in un aeroporto italiano aspettando il volo che mi riporti a casa, all' estero: una scelta fatta per trovare un lavoro che non fosse in nero e mal retribuito, per dare una speranza migliore ai mie figli, che studiano e discutono di politica a scuola, come materia in aula con gli insegnanti. Dicevo sono seduta qui, perché non credo di poter spiegare alla compagnia aerea e al mio datore di lavoro che sono rimasta di mia volontà in Italia un giorno in più per andare in corteo per la Palestina, per fare si che i governanti del mio paese la smettano di divagare e facciano la cosa giusta secondo il desiderio del popolo come sono chiamati a fare accettando il ruolo di nostri amministratori. 

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