domenica 27 dicembre 2020

equilibri precari e stalli complicati

Ho passato più di una settimana a casa, non propriamente in vacanza, ma in malattia. Non ho avuto febbre, o altri sintomi belli e palesi, ma semplicemente non avevo forza di fare nulla e mi chiedo quanto questa malattia fosse davvero di origine batterica ( senza febbre?) o virale ( senza mal di stomaco o problemi respiratori?) e non semplice stress. Ognuno ha un equilibrio odio/amore con il proprio lavoro: chi è fortunato è sbilanciato verso amore, la maggior parte si barcamena tra giornate belle e giornate brutte. Io da oltre un mese, in pratica da quando sono rientrata dalle vacanze, ho solo giorni in cui dopo la prima ora non desidero altro che tornare a casa. Sia ben chiaro non ho rapporti stretti con colleghi insopportabili, perchè il mio lavoro è fondamentalmente raccattare cacca di coniglio. Detto così è un lavoro semplice, ma la complessità subentra quando le gabbie o i recinti devono brillare ogni giorno senza macchie di alcuna sorte. Ho accolto calorosamente la nuova quarantena con turni di 2 giorni lavorativi e 2 di riposo, ma ora sono ad una revisione del tutto e non so quanto mi possa aiutare questa situazione.
Dopo le vacanze di Ottobre, sono tornata trovando sì il mio reparto in una buona condizione che non mi facesse correre ovunque per recuperare gli attrezzi da lavoro fuori posto, ma come al solito c'era molto da riorganizzare, soprattutto per i nuovi conigli, taglia XXXL, arrivati mentre non c'ero sommati a quelli che c'erano prima delle mei vacanze e che non se ne erano andati. In pratica la popolazione è aumentata di botto comportando nuovi ritmi e nuove organizzazioni. La referente dei conigli (la maggior parte dei rifugi per animali in Germania sono associazioni e nel consiglio dei soci c'è il referente per ogni branca animale) non paga, ha portato altri conigli ancora, in un reparto già abbastanza affollato, talvolta non rispettando affatto gli standard di quarantena ( 2 settimane di isolamento per i nuovi arrivati) e dando pure la colpa a me che "volevo" altre coniglie. C'è una bella differenza tra dire "non abbiamo femmine" e "voglio le femmine".
Ma è meglio che mi fermi qui, che non pensi a tutto quello che non va. Fatto è che in questo 10 giorni, finchè sono stata senza forze riuscivo a non pensare minimamente al lavoro; da che ho ripreso un pochino di forze ho sempre i mei conigli in testa e non mi fa per nulla piacere.
Ci sono moltissime cose che non mi piacciono più di questo lavoro, o meglio del lavorare in questa struttura. 
Fatto è che voglio andarmene più di prima. vorrei potermi licenziare senza pensieri, ma il mio stipendio copre la rata del mutuo lasciando "libero" quello di Luca per tutto il resto. Ovvio sono conti facili basati solo su numeri, non su accordi pattuiti.
Mi viene la nausea a pensare di scontrarmi col lavoro mal fatto dagli azubi (coloro che lavorano e studiano per diventare "curatori di animali"), con le paturnie della referente dei conigli, con la collega che è davvero brava e che stimo, ma che lavorando nei giorni in cui io sono di riposo viene difficile chiarire scelte e posizioni, e mi viene la nausea a dover condividere la pausa pranzo in uno stanzone freddo sia di temperatura che di aspetto ascoltando discorsi senza senso, o che non mi importano, o che mi fanno venire voglia di piazzare due sberle in faccia a chi sta parlando. 
Ho mandato pochi CV per la verità nella speranza di cambiare lavoro, e mi ci aggrappo forse troppo. 
Ho anche pensato di chiedere un cambio di contratto da tempo pieno a part-time: se tanto non posso dare in adozione gli animali non ha senso che stia lì durante gli orari di apertura al pubblico. 
C'è bisogno di cambiare e non vedo molte possibilità per farlo, ne tantomeno scappatoie per rendere un po' più accettabile la situazione lavorativa.

mercoledì 23 dicembre 2020

buoni propositi

 in genere è Gennaio il mese dei buoni e nuovi propositi, non Dicembre e poco prima di Natale. il fatto è che sono a letto da tre giorni e stare solamente seduta ho una orribile sensazione di dissociamento, che è sopportabile da sdraiata. Non ho sonno come normalmente è quando sto male, perciò la testa va ma non molto e sembra che in questa versione limitata del mio cervello altamente specializzato per le seghe mentali mi doni un po' di obbiettività. o di follia. Quindi lista dei buoni propositi, per di fatto, per esperienza viene mantenuta per poco tempo, ma dà soddisfazione per lo meno scriverla. Ci sono molte cose che mi frullano per la testa, ma mi limiterò alle cose che sono positive, o che per lo meno non fanno scattare da subito campanellini del tipo " è una corazzata Potiomkin".

Leggere: A me piace leggere ma ultimamente non lo faccio più. Mancanza di tempo, di forze/voglia, di titoli che mi catturino davvero. Leggo in vacanza, come molto ed in genere leggo lo stesso libro. Ma voglio fare di più: voglio portare avanti la sfida che ho iniziato qualche mese fa e che al momento è arrivata a pagina 32: leggere in tedesco. Ho diversi libri in tedesco che ho acquistato per mio interesse personale: il manuale Dive master, i libri sull'apnea, varie pubblicazioni di cucina (che hanno sempre come effetto collaterale di stuzzicarmi l'appetito e la voglia di preparare piatti nuovi): E' un buon inizio.

Peso: uno degli argomenti più gettonati nelle liste dei buoni propositi. Pesavo 80 kg, sono scesa a 62 in meno di un anno con una forte motivazione: potermi immergere con meno kg in zavorra. Prima che con la stessa attrezzatura mi dessero gli stessi piombi, mi sentivo felice dell'obbiettivo raggiunto e mi sentivo meglio con me stessa. Poi quegli 8kg consigliati mi hanno fatto crollare tutto. Non sono mai tornata sopra i 70 ma mi ci sto avvicinando preicolosamente e lo stress del lavoro che di fatto non mi da molte soddisfazioni a parte lo stipendio che copre la rata del mutuo della casa sfocia in alimentazione scorretta. La strada per tornare ai 62 la conosco: solo che ho una motivazione meno forte, quella di tornarci.

Basta. altri buoni propositi non ne ho. Ci sono altre cose per la testa, ma non osno da mettere nella lista dei buoni proposti.

sogni

 Sogno l'acqua.

Sogno le immersioni il sentirsi senza peso quello stacco della testa da tutto e da tutti alla ricerca di quel dettaglio tra i coralli per rimanere lì sospesa per osservarlo, come solo i fantasmi dei film sanno fare. Non è un sogno ad occhi aperti come tante altre volte: sono i sogni di notte quelli in cui si manifestano le cose più profonde.

domenica 15 novembre 2020

sei tornato!

Sei tornato! O meglio sono venuta a prenderti, 2 strade più in là, da un anziano signore che ti ha accolto in casa sua. 
E sei anche cambiato.
Ti sei dato una calmata, non miagolii più a squarciagola in piena notte, e te ne ringrazio. Dormi anche quasi tutto il giorno e non ti interessa più andare fuori a fare la pipì: preferisci la comodità della sabbietta. Insomma è stata un'esperienza che ti ha cambiato. Sono felice che tu sia tornato ed anche che mi lasci dormire la notte.

lunedì 2 novembre 2020

ma torni?

Senti, io vorrei che tu tornassi. Insomma non si fa così. Ho il tanax lì per te, per quando sarai al punto di non ritorno e ti aiuterò per non soffrire. Sei uscito ieri mattina per la pisciatina nell'angolo dove ho piantato i bulbi, dove la terra è soffice, e dopo un ora non eri ancora rientrato. Non si fa così dopo 19 anni di convivenza, 3 traslochi e 2 anni di minaccia di morte per i tuoi miagolii urlati alle 3 di notte. Vivere con te non è facile, ma io guardo la porta finestra ogni minuto.

domenica 25 ottobre 2020

divagazioni e riflessioni personali sul tema danza

Era il 1993 quando venni in contatto la prima volta con la danza del ventre, perchè allora, e fino a pochi anni fa, era questo il suo nome. Pochi mesi dopo, nel 1994, il battesimo: un seminario di un fine settimana con un maestro Egiziano che al 99% ho ritrovato qualche anno fa. A seguire la settimana intensiva estiva, durante la preparazione dell'esame di maturità. Corsi, spettacoli, cambio scuola, una lunga interruzione durata oltre 10 anni e la ripresa con un insegnante il cui maggior pregio, e per questo la ringrazio, è stato avere il coraggio di portare questa danza in un paesuccolo in cui il femminismo era considerato avanguardia e stiamo parlando del 2010. E grazie anche a mia mamma che mi ci ha portato di peso in un momento in cui avevo bisogno di qualcosa di diverso dalla routine di neo mamma che mi stava portando o mi aveva già portato in una fase di depressione.
Del 1993 rimpiango la serenità con cui affrontavo questa danza: quello che mi insegnavano era la danza del ventre, senza se e senza ma. Oggi leggo, studio, guardo video e non so più cosa sia la danza originale da tutto quello che è contaminazione o evoluzione o storpiatura: la confusione è enorme e non esiste nulla come per la danza classica, che delimiti, caratterizzi e definisca ciò che è carne, pesce o verdura. Studio con un maestro egiziano la cui competenza per quello che riguarda il folklore e il baladi sono indiscutibili: è la sua specializzazione, esattamente come esistono oculisti e ortopedici, ma ammetto che mi manca quella possibilità di conoscere anche altro. 
Credevo in Germania di trovare un terreno molto più florido per quello che riguardasse la danza, ma qui in giro è tutto molto arido. Magari è solo colpa della zona, non sono ne vicino ne in una grande città: Colonia e Bonn sono di fatto città piccole. 
Sono colpita da una grande tristezza per quello che riguarda la danza, da un po'. Amo il palco, mi ci hanno abituato in Italia con piccoli spettacoli spesso auto-finanziati: costumi, paillettes, trucco, prove e quell'atmosfera impalpabile e stupenda che ti fa sentire al settimo cielo la sera dello spettacolo ed è il frutto di ansia nervosismo e prove prima.
Qui non ce l'ho.
Qui speravo di poter utilizzare il mio diploma di insegnante di primo livello preso di fretta e furia grazie anche alla mia insegnante di allora che strutturò il corso in modo da farmelo completare, e non ho tenuto ancora una lezione che sia una. Sono in attesa di concludere con l'esame il secondo corso da insegnante, che spero mi dia qualche possibilità in più, ma tra acciacchi delle colleghe e corona virus, non abbiamo la più pallida idea di quando riusciremo a sostenerlo. 
Qui speravo anche di potermi esibire in assoli, di trovare possibilità di recuperare qualche spicciolo, ma fino ad oggi, a parte un "regalo" ai miei vicini di casa non ho fatto nulla.
Il palco? 
Anche quello abbastanza deludente. La prima esibizione in Germania l'ho fatta con il gruppo principianti: 2 coreografie, o meglio una e un boccone, perchè la seconda era la coreografia conclusiva dello spettacolo che portava tutte le allieve di 2 gruppi sul palco. Il gruppo principianti dopo le prime 8 battute è stato relegato sul fondo del palco coperto da tutte le altre.
Poi ho cambiato scuola la stessa dove sono ora e dove ho quasi concluso il mio corso insegnanti, quella del maestro egiziano. Lui ha i suoi principi: onore e gloria ad un gruppo principianti che si esibisce al saggio della scuola, ma sul palco per uno spettacolo definito tale, no non ci vanno. Quindi o sei nel gruppo spettacolo ( non si può assolutamente definire gruppo professioniste come sarebbe secondo gli schemi della maggior parte delle scuole italiane) o festa di Natale, che da quando ci siamo dovuti trasferire dallo studio privato ad un fitness studio, non la si fa più. Sono stata per 3 anni nel gruppo spettacolo, per la verità ci sono ancora, e no non è un bel lavorare. Ci sono molte mancanze di cui ho già parlato in altri post, ma alla fine lo stress è superiore al benessere che ne ricavo.
In pratica sto soffrendo di una grande insoddisfazione dalla danza e devo fare qualcosa per risolverla o risollevare la situazione.
L'isolamento da corona virus, ha fatto sbocciare un sacco di lezioni/corsi in streaming: Questa è la migliore opzione che ho per imparare qualcosa che vada oltre il baladi (classico o moderno, guai a chiamarlo shaabi!) o il saidi.
Devo parlare chiaro con il mio insegnante e dirgli che non mi soddisfano le sue lezioni, che a me del "modern hagalla" (nome che mi sono inventata io) non mi importa, che se proprio deve essere Hagalla voglio quello puro, e che di folklore ce n'è tanto e che sarebbe bello approfondire per un paio di mesi uno stile con spiegazioni, anzichè ridurci a fare coreografie. Per me la danza non è coreografia. La danza è sentimento, è muoversi lasciandosi guidare dalla musica o "creando" insieme. Certo le coreografie sono utili per imparare il senso del ritmo, per far danzare più persone insieme, ma....stiamo parlando di danza orientale, non di balletto. Io voglio la conoscenza per creare, non il kit da montare. 
Non mi è chiaro ancora quando, dovrei diventare insegnate, ma non si può insegnare senza avere esperienza, ed è quello che è successo ad inizio mese: una prova di insegnamento, quando non ho mai tenuto una lezione. Certo mi è stato spiegato che devo dividere il tempo in riscaldamento, tecnica, combinazione e stretching finale, ma questa spiegazione non è niente di più che un contenitore vuoto c da riempire con musica passi e un attenzione alle allieve che non ti insegna nessuno, a maggior ragione se il gruppo che affronti nonostante l'età da pensionate è di un livello piuttosto alto. Potrei cercare 2 allieve-cavie principianti e fare lezione a casa. Un po' di spazio ce l'ho per essere in 3 a muoversi. Le figlie come allieve-cavie vanno prese con le pinze. 
In pratica o faccio la rivoluzione o muoio.
Ho bisogno di stimoli per danzare anche fuori dall'ora e mezza di lezione, stimoli che mi facciano mettere in un angolo la stanchezza del lavoro pur di danzare, e non li ho da moltissimo tempo.

venerdì 23 ottobre 2020

Alè ci risiamo!

 Non prendiamoci in giro, i casi di contagio da Covid-19 stanno aumentando dovunque. Parlo per la zona dove vivo io in Germania NRW tra Colonia e Bonn, per l'Italia lascio a chi ci vive la parola: per le speculazioni da giornalettisti da 4 soldi lascio ad altri. Io e mio marito siamo a casa da inizio mese, per vacanza programmata, non per quarantena. Vacanza che a gennaio era programmata per l'Egitto "per quest'anno non cambiare stessa spiaggia stesso mare" ma quest'anno abbiamo cambiato spiaggia non per esigenze virali, ma per scortesia tra colleghi, che mi hanno imposto un cambio drastico nel mio piano vacanze, che alla fine si è pure rivelato vantaggioso: il  mio collega a casa forzato per il blocco, io al lavoro ma poi in vacanza al mare per calo dei contagi, e tante grazie. Dicevo: siamo a casa da inizio mese. Mio marito è rientrato dall'ultimo giorno di lavoro con sedia da ufficio e monitor. "Il capo ha detto che se a Colonia raggiungiamo i 50 casi vuole solo 2 persone in ufficio e gli altri in home office: oggi siamo già a 48. Ho salutato i colleghi dicendo che ci vediamo l'anno prossimo". Io lavoro a Leverkusen: un po' come dire che abito ad Assago e lavoro a Cinisello, solo che ci metto meno tempo: gente più civile in auto = traffico più scorrevole. Ieri mi hanno detto che riprenderemo con i turni, che per me significa lavorare 2 giorni e stare a casa gli altri due, con stipendio invariato ma aumento del monte di ore non lavorate da recuperare. Non sono qui a lamentarmi di questo, perchè alla fine dei conti noi stiamo bene. Il peggio dello stare a casa per noi è il nostro gatto diciottenne sordo che non miagola, raglia, e fa saltare i nervi. 

Però penso a tutto quello che c'è al di fuori.

Penso che ci sono quelle teste di cazzo dei negazionisti, che davvero raggiungono il top tel testadicazzismo: ma come puoi pensare che sia una manovra politica quando: 
1- è mondiale, e nessuna manovra politica è mai riuscita a mettere d'accordo tutte le nazioni come è riuscita un virus,
2- danneggia l'economia di tutti i paesi, non dei più poveri, anzi per lo più di quelli ricchi che come prima cosa chiudono tutto ciò che non è necessario come l'intrattenimento di massa come stadi ristoranti, discoteche, cinema, e mannaggia la pupazza anche tutte le strutture pubbliche come scuole palestre e piscine che in comune con le prime hanno la possibilità di accogliere molte persone contemporaneamente.

Sappiate che per me siete degli idioti voi negazionisti. E spero che non sia un caso in famiglia a farvi cambiare idea, ma che qualcosa come una scintilla vi scocchi nella testa e connetta i neuroni nella giusta sequenza per farvi capire che questo virus esiste. 
I negazionisti, sono un problema, ma il problema maggiore è che la gente non capisce, o è stanca di questo cambiamento di vita fatto di mascherine, distanza tra i carrelli al supermercato, prenotazione per posti limitati e vuole la vita di prima che senza una cura o un vaccino o, colpo di grazia evoluzionista, mutazione del virus che lo rende innocuo (sì i virus mutano per i cazzi loro), non potremmo riavere.

Se guardo il mio piccolo mondo, ci sono molte cose che non hanno fatto differenza per me, come stadi, discoteche e cinema. La differenza sta in altre cose, come le nostre vacanze che facciamo sempre all'estero possibilmente via aereo, e no non sono scocciata perchè non posso andare dove mi piace, sono solo preoccupata di non poterci andare. Sono preoccupata perchè dove piace andare in vacanza a noi tutta l'economia del posto ruota attorno al turismo. Niente voli, niente turisti, niente lavoro. E sono preoccupata per chi là ci lavora, loro sono "là fuori dal mio piccolo mondo". Non tutti possono fare home office, o un posto di lavoro che gli garantisce la paga piena anche se lavorano la metà. E così è in tutti quei luoghi del mondo dove si campa di turismo. al di fuori del mio piccolo mondo ci sono per tutti coloro che hanno attività legate al contatto con il pubblico. Tutti i miei conoscenti che hanno scuole di danza o corsi fitness, si ritroveranno di nuovo a fare i conti con spese da sostenere che non accettano deroghe per virus (e quando i pagamenti verranno a mancare sarà davvero un gran cazzo di casino) e a trovare nuove soluzioni per mandare avanti le loro attività. Così mi preoccupo anche per loro, per chi viene danneggiato senza alcuna scappatoia.
"Là fuori" c'è anche chi cerca di essere fiducioso oltre ogni immaginazione, e se lo dico io che sono una fiduciosa ottimista vuol dire che c'è chi lo è ben di più oltre ogni ragionevole ottimismo. Ve la faccio breve: non ha senso preparare un festival o uno spettacolo che molto probabilmente non si potrà fare. Anche ammesso che oggi stesso sia scoperta una cura o un vaccino efficace, ora che venga prodotto, messo in commercio e dato a tutta la popolazione mondiale ci va un bel po' di mesi, forse un anno pieno, e in tutto questo tempo altre quarantene potrebbero accadere: ne abbiamo una che bussa alle porte, guarda un po'!

Voi là fuori dalla mia piccola gabbia dorata che non siete "gli annoiati da mascherina" o "negazionisti" mi fate preoccupare, ed anche tanto. Purtroppo non ho idea di cosa possa fare per aiutarvi oltre a portare la mascherina, mantanere le distanze e lavarmi bene le mani.

venerdì 9 ottobre 2020

La prossima volta andrà meglio

 Il corso per insegnanti e danzatrici professioniste in danza orientale si è concluso a giugno. Ora stiamo cercando di organizzare l'esame, che non è semplice come sembra per svariati motivi di tipo personale (non miei, e per questo motivo non ne parlo). Intanto abbiamo l'opportunità di tenere una lezione prova con un gruppo di danzatrici definite " di livello intermedio". Mercoledì scorso ho potuto avere la mia, ed è stato un disastro. A parte quella tenuta per il corso di Jamila, io non ho mai insegnato danza a nessuno. Non ho mai condotto una lezione di un ora, dal riscaldamento allo stretching conclusivo, e il mio insegnante quest'ultima parte la salta sempre. Non conoscendo il livello delle partecipanti, ma solo un età presunta di "signore molto mature" ho tenuto un profilo molto basso, per di più portando un movimento che non è facile come gli accenti di pancia e di seno. 

Si sono annoiate.

3 su 4, le più anziane che mi conoscono per lo meno di vista, sono state gentili: hanno detto che gli sono piaciute le spiegazioni che ho dato ma che avrebbero gradito un po' più di movimento, di danza. Io le ho tenute sul posto per vedere che avessero quanto meno acquisito la tecnica e che ci provassero. La più giovane, che ha un suo passato ed un livello piuttosto alto, è stata decisamente meno gentile, ma che fosse stronza lo avevo già intuito da come si è rivolta a me appena entrata in sala.

Ho preparato una lezione dai toni dolci nell'ignoranza del loro vero livello. Volevano essere strapazzate. Si lo so che se non hai esperienza nell'insegnamento non ti puoi inventare insegnante, e se non hai la possibilità di esercitarlo diventa comunque difficile, a maggior ragione se ti viene richiesto di adattare su due piedi il tenore della lezione perchè il livello per cui l'hai preparata è ben altro da quello con cui hai a che fare.

Ho avuto una seconda possibilità, ma nonostante dica a me stessa: "la prossima volta le farò correre e sudare fino a che non si saranno dimenticate questa", ci sto male e me ne rendo conto dal fatto che qualsiasi immagine di danza mi passi sotto il naso, mi lascia un senso di mortificazione. E no non ho molta voglia di riprovarci.

domenica 13 settembre 2020

Essen. Beten. Lieben


Eat, pray, love. Mangia, prega, ama. 

Ho comprato questo libro dopo aver visto il film con Julia Roberts. Per la mia indole, solo dal titolo ci sarei rimasta lontana, sia dal film che dal libro, ma un paio di settimane fa quando mi sono ammalata, ero alla ricerca di un film diverso dal mio solito, anche controcorrente, e mi sono imbattuta in un film leggero, senza pretese moralistiche, come il titolo invece mi aveva fatto pensare. Mi è già capitato di leggere il libro dopo aver visto il film: è una sorta di leggere l'originale dopo aver studiato sul bigino, ma questa volta è un po' diverso.
Il libro non ho ancora iniziato a leggerlo, escluso il titolo.
Ma l'ho acquistato come una sorta di sfida personale.
Io ho paura di leggere in tedesco.
Leggo, senza problemi in breve articolo, le spiegazioni di qualcosa o una ricetta, ma con i libri ho un sorta di blocco. Ne ho già acquistati qualcuno, ma nessuno con l'idea di pormi davanti alla sfida con me stessa di iniziarlo e finirlo.
Leggo, capisco, ma non saprei ripetere in tedesco quello che ho capito e peggio ancora non saprei ritrovare questo o quell'altro passaggio tra le pagine, che se per un romanzo può non essere così importante, sicuramente lo è per il manuale di Apnea o il testo di medicina dei conigli.
Quindi mi sfido con questo libro, che è un romanzo il cui film parla di apprezzare e apprendere le cose nel profondo della loro semplicità e magari ho solo bisogno di affrontarlo così.

lunedì 10 agosto 2020

scusi, dove sono gli anthias?

DOVEROSA PREMESSA: Sono abituata o viziata al mar Rosso, con la sua natura, le sue abitudini e le sue regolamentazioni. 

immergersi a Rab non è come immergersi sul mar Rosso. Sia chiario non è meglio o peggio: è solo diverso.
Non ti devi trovare fuori dall'ingresso principale tra le 7 e le 8 del mattino per il transfer, ma ti devi trovare al diving alle 9 partenza del gommone alle 9.30. 
Non hai la preghiera del mattino ne i controlli di sicurezza, a parte la Maria che ti sbuca fuori all'improvviso e ti attacca una pezza, ma in genere lo fa dopo le 10.
Non fai il passo del gigante, ma la capriola all'indietro.

Non hai gli Anthias.

Ecco questo a me ha spiazzato. Ecco io mi tuffo e non trovo le mie belle nuvolette arancioni con il loro musino puntato contro corrente. E a me chi mi dice ora come gira la corrente, i cetrioli di mare che sono tutti girati a cazzo di cane? L'adriatico di Rab, ha, come ogni subacqueo decente che si informa di biologia marina, ovviamente una fauna e una flora diversa dal mar rosso. Ecco il subacqueo decente, non io. io mi butto convinta di trovare quel caleidoscopio frenetico che trovi a ras Gamila o ad anemone City, ma ti ritrovi sul Ligure: alghe ombrellino a profusione, donzelle e gronghi. Sì ho detto ligure, perchè nel mio Logbook ci sono anche immersioni nel ligure di levante e sono tra la immersioni che ricordo con più affetto perchè proprio le prime, ma il mare rimane sempre una parte del Mediterraneo e per chi non sa cogliere le differenze loco- regionali di fauna e flora marittima, le alghe ombrellino sono uguali A Rab tanto quanto a Levanto. Dal Kron Diving si possono raggiungere 29 siti di immersione diversi ed io ne ho fatti una parte davvero minima. 

A parte le diversità di fauna e flora con il Mar Rosso, le immersioni sono decisamente facili per chi affronta senza problemi  ( o con qualche problemino come la sottoscritta) Shark e Jolanda o Gordon reef. In Croazia ci si può immergere come mamma padi dice: Sei open water con buddy? Ecco, ascoltati il briefing, sappi che devi tornare entro un ora al gommone, pianificati la tua immersione e vai col tuo buddy senza la guida. E diciamocelo, è una grande figata. Non hai voglia di andare a 20 metri con tutto il gruppo? non ci vai. Hai voglia di startene lì ad osservare a 5 metri per 60 minuti i paguri? sei libero di farlo e di paguri ce ne sono tantissimi. 

Quindi le immersioni a Rab personalmente le ho trovate molto, molto rilassanti. Consiglio però la muta stagna o una semistagna in buone condizioni (la mia ormai non lo è più), perchè la capriola all'indietro in acqua a 20° C è decisamente una doccia fredda in confronto alla minima di 24° C del Mar Rosso. Però poi ci si abitua: più o meno verso fine vacanza quando entri in acqua e dici al buddy " beh oggi è caldina l'acqua" per poi leggere sul computer 18° C.

domenica 9 agosto 2020

Storie che in un qualche modo si ripetono

 Punti in comune: donne e subacquea.

Ho il sospetto che la mia amica K. sia stata ingannata. A lei non potrò mai dirlo per il motivo che chi l'ha ingannata è una persona a cui voleva bene ed è deceduta 5 anni fa. 

Oggi è venuta a trovarmi e così abbiamo parlato di subacquea: per lei è un supplizio parlarne, per me è un amore senza confini che vorrei far conoscere al mondo intero. Per me e per Luca è argomento di discussione il suo brevetto: di fatto ci siamo fermati a pensare che lei abbia preso un brevetto perchè ci si è trovata in mezzo ma che abbia sempre avuto paura dell'acqua e delle immersioni. Ma oggi è stato diverso: mi ha raccontato dettagli che non sapevo e che alla luce della mia esperienza personale mi fa solo pensare ad una cosa: potrebbe essere una meravigliosa subacquea o altamente consapevole che non fa per lei se le fosse stato dato il giusto. Non metterò il nome della didattica con cui ha preso il brevetto, per evitare quel chiacchiericcio insulso: "questa didattica è migliore dell'altra", perchè è infondato. Esiste la RSTC ad uniformarle tutte le didattiche. La differenza la fa l'insegnante: corretto o scorretto. Il corretto segue gli standard, ti rilascia un brevetto se te lo meriti (non perchè lo hai pagato). Quello scorretto... beh... inizio col parlare della mia esperienza di istruttori scorretti. A fine open water il "tizio" (non merita essere chiamato insegnante) mi soprannominó "la teorica", perché conoscevo piuttosto bene il manuale, ed era l'unica cosa che avevo: il mio open water che doveva essere spalmato in una serie di fine settimana in Liguria, vide la ripetizione per ben tre volte della prima lezione teorica  e l'esame, ma la pratica non andò mai oltre acque confinate 2. La mia prima immersione fu a Marsa Alam con il brevetto già in mano. Il mio ow stava tutto nella mia conoscenza teorica del manuale. Tuttavia tra "quel corso" e Marsa Alam, contattai un gruppo sub più vicino a casa, ripetendo un po' di esercizi, ma di fatto non ho mai completato l'open water, e se vado in acqua il merito lo devo al Carletto (pace all'anima sua) che mi ha tenuto 2 ore a meno di 5 metri ed ha fatto "la magia". Oltre a questo il "tizio" di cui sopra, mi vendette il mio primo GAV, sottodimensionato per la mia persona, eppure da chi si occupa di immersioni ed ha lavorato alle Maldive e sul mar Rosso prima di tornare in Italia ed aprire un diving in Liguria come valutare la taglia di un gav lo dovrebbe saper fare bene. Ho un idea del come mai sia potuto accadere "un errore" del genere, ma me lo tengo per me: è solo una supposizione basata sul veder prendere dal "socio del tizio" le pinne di qualcuno che conoscevo dal suo gavone per darle ad un subacqueo che stava noleggiando l'attrezzatura per un immersione.

Oggi con la mia amica siamo ritornate su un esercizio che lei non è mai riuscita a fare: svuotare la maschera, e nonostante questo è stata brevettata. Questo esercizio ha provato a farlo in acqua con me e con Luca con la sua maschera. Io non ho mai visto una maschera così schiacciata sul volto tanto da sembrare una maschera da apnea. Dicono che è una maschera per subacquei tecnici, ma credo che anche lì ci siano convinzioni fideistiche più che conoscenza vera dell'attrezzatura. Insomma qualcuno ti dice che è così e tu te la bevi.  Scambiammo la maschera e... MIRACOLO!!! è riuscita a svuotarla al primo tentativo. Che fosse la mia maschera semplicemente più esperta nell'essere svuotata e per questo si sia lasciata svuotare così docilmente? 

Oggi mi ha raccontato anche del suo snorkel. Con gli altri subacquei, che conosco pure io, si lamentava che il suo snorkel faceva entrare acqua, che era difficile respirare, e tutti la prendevano per il culo del tipo "quante storie che fai", "non è possibile". Questo è stato così fino a che suo marito non ha preso in prestito il suo snorkel tenuto insieme con le fascette (e già solo questo è motivo per me per buttarlo e comprarne uno da 3 euro alla decathlon) scoprendo che forse la moglie proprio tutti i torti non li aveva.

Mi ha anche detto che il suo brevetto, dichiarato Open water, ha come limiti i 10 metri massimi di profondità e l'obbligo di immergersi accompagnata da un subacqueo professionista.
SE fosse brevettata con didattica PADI sarebbe un Discover Scuba diver, non un Open Water.
SE fosse brevettata con didattica SSI sarebbe uno scuba diver non un Open Water. 
Ma la didattica con cui si è brevettata, da quello che ho letto sul sito, prevede come primo brevetto per adulti un Open Water e nessun livello inferiore! Perciò, che cazzo le hanno detto a lei e a tutti gli altri brevettati dallo stesso istruttore come "Open Water", che per potersi immergere devono andare in acqua accompagnati da un subacqueo professionista? 

Qualcosa non mi torna, e poichè io i cazzi miei non me li so fare e per amore del mare e della subacquea non mollo a terra qualcuno per le vaccate dette e commesse da altri ( ed anche per un debito d'onore che mi sono presa personalmente con chi mi ha fatto ritornare in acqua più fiduciosa delle mie capacità), ho scritto alla didattica di riferimento, sperando mi possano dire qualcosa di utile. 

L'unica alternativa valida è che per qualche regolamento locale quella didattica al primo livello presa in Germania sia così limitata, ma ne dubito tanto quanto dubito che domani mattina io abbia una sveglia alle Silly o clock per andare a trovare la Thissy.

martedì 21 luglio 2020

immersioni a rab

È passata più di una settimana dall'ultima immersione a rab, ma non ho l'ispirazione per scriverne. Arriverà.

martedì 14 luglio 2020

cambiar parrocchia

Nel mondo della subacquea ci sono molte didattiche, cioè tante scuole che ti insegnano in modo diverso le stesse cose: fai sempre le bolle, stai col tuo compagno, segnala o chiedi "va tutto bene" facendo segno "ok" con la mano e non usando il pollice in su. In pratica è un po' come la religione: tante parrocchie per fare li stesse cose, arrivandoci in modo diverso. 

Io sto pensando seriamente di cambiare parrocchia. E non perché una sia migliore di un altra, perché la differenza la fa l'insegnante, non la didattica.

Dalla parrocchia PADI alla parrocchia SSI. E tutto per il mio dive master. Non cambierà molto credo, ma la mia scelta si basa su un principio di comodità: se il centro PADI più vicino a casa è a 40 km, e ho più centri SSI e più vicini, forse ho io mio buon tornaconto a cambiare scuola. Non so se questa prevalenza sia una questione locale o economica: ho avuto occasione di parlare con 2 istruttori/centri sub che hanno fatto lo stesso cambio di parrocchia perché a loro conveniva in termini di sostegno da parte dell'associazione stessa. Spero di aver avuto una buona idea, l'importante è farlo bene e non che mi venga staccato a cazzo di cane per fare cassa. 

Ora devo solo rivendere la pecetta verde PADI da DM....

domenica 12 luglio 2020

0-100-200


E c'è ancora tanta strada e tanta esperienza da fare. 

E magari prima o poi il DM.

sabato 11 luglio 2020

Dm

Devo scrivere alla PADI.

Devono fare una nuova certificazione: il dive Mommy.
Requisiti fondamentali, essere sub, mamma e mamma di un sub alle prime armi.
Gli skills che devi avere sono:
Assistenza nel montaggio, smontaggio, trasporto e cura dell'attrezzatura in particolare in tutto ciò che richiede quello zic di forza in più, e quei centimetri in altezza per arrivare là dove il minisub non ci arriva.
Supporto psicologico per il mini sub e per il secondo genitore.
Saper reagire anche prima del caffè (accettato anche se solo per questioni subacquee).

Ecco io questa certificazione dovrei averla honoris causa.

Poi se si tratta di un dive Daddy, va bene uguale.

giovedì 9 luglio 2020

tutti sott'acqua!

Da oggi siamo tutti una famiglia di subaqqui: figlia piccola ha fatto il bubblemaker. Il sorriso di figlia grande quando lo fece era impagabile, ed altrettanto impagabile è l'entusiasmo di figlia piccola: lei vuole vedere i pesci! Abbiamo potuto seguirla in acqua, in snorkeling. Anche con figlia grande ero in acqua, ma figlia grande era in piscina, figlia piccola ha potuto farlo direttamente in mare, perché come ho scritto nel post di ieri, si tratta di una piscina di acqua salata. Vederla serena in acqua dissipa tante incertezze, e l'averle portate in piscina dall'età di 3 mesi ripaga. Ma soprattutto la soddisfazione della risposta alla domanda:
 " allora come ti senti dopo l'immersione?"
"Assetata!”

Ha vinto una deco cola, visto che la deco beer pur gradendola, è un po' fuori luogo.

mercoledì 8 luglio 2020

Rab

Sì sa che noi siamo tipi da "per quest'anno non cambiare stessa spiaggia stesso mare", ma complice un collega poco corretto, le vacanze di Pasqua sono saltate, perciò niente Sharm ed ho dovuto prenderle in luglio. Comunque grazie collega scorretto: tu hai preteso le vacanze a Pasqua e le hai passate comodamente a casa tua causa virus, io invece sono al mare e mi godo questo!



Ma non si tratta della stessa spiaggia stesso mare: non ce la siamo sentita, prima ancora di tutto il fenomeno covid 19, di portare le figlie troppo giovani per immergersi almeno fino a 21 metri a Sharm dove,secondo la mia bibbia personale, in estate ti sembra di essere dentro ad un asciugatrice. Perciò abbiamo deciso per la Croazia di cui ne abbiamo sempre sentito parlare bene e siamo finiti sull'isola di Rab al kron Diving.

I paragoni con l'Egitto sono infiniti: niente di che, ma noi siamo fatti così, stracciapalle fino al midollo o quasi. 

La cosa che ti colpisce è il silenzio. 

Noi, che per il sopracitato motivo "figlie non ancora del tutto atte alla subacquea" dobbiamo andare ancora nei villaggi affollati di turisti da "scammellata nel deserto" come avventura estrema, ma più portati per "passeggiata organizzata al genena city" , siamo stati colpiti dal silenzio. Cicale, uccellini, qualche gabbiano. Le famiglie urlanti nella composizione standard nonna, genitori, nipote/i non le senti. Non che non ci siano, ma non le senti. Sono in numero minore, e trattandosi di appartamenti in affitto, se ne stanno per i fatti loro a fare colazione senza dover correre carichi di salvagenti e giochini da spiaggia, ai Buffett della colazione per poi essere in spiaggia alle 7 del mattino per accaparrarsi la sdraio in prima fila. Qui la spiaggia non c'è. O meglio c'è è poca e tutta libera. Lì trovi anche le famiglie nella sopracitata configurazione, ma si-len-zio-se. Va anche detto che sono in numero decisamente minore. Sarà anche per il fatto che non c'è un aereoporto che scarica 200 turisti per volo, ma un traghetto da 10 minuti da Stinica, o un altro più a nord, di cui non mi sono curata affatto.

Va bene, lo ammetto: mi manca la preghiera del mattino in coda al jetty di Nahama.

Noi siamo esattamente a Kampor. Qui. Come si evince dalla magnifica cartina di Google Maps, siamo in un insenatura, vista lago.


 La baia è del tipo "perfetta per famiglie con bambini piccoli in vacanza" profondità massima 50-80 cm per almeno 30 metri dalla battigia, poi strapiombo a partire dai 2 metri. Praticamente una piscina d'acqua salata, con onde inesistenti o eventualmente artefatte dai natanti, pedalò compresi, meglio se dotati di scivolo.  Perfetta per nonne e/o mamme iperapprensive che non hanno idea della pericolosità dell'acqua poco profonda, e per corsi bubblemaker ed ow.  Parlavo della spiaggia, che c'è,è libera e poca. Non ho idea del perché in questa parte di Kampor,o forse su tutta l'isola,  ci sia così tanto cemento: posso supporre che abbiamo rubato un po' di superficie al mare come fanno i monegaschi, per costruire più che altro strade pedonali carrabili, ma c'è più cemento che litorale. Insomma nulla a che vedere con le spiagge organizzate tipiche italiane o dei resort di Sharm. 

Capitolo immersioni: di queste ne parlerò a fine vacanza. Per il momento sappiate che è luglio e che in acqua "fa un frecc de la madóna". Portatevi la stagna se ce l'avete.

Domani si consacra alla subacquea anche figlia piccola: bubblemaker in arrivo.

venerdì 12 giugno 2020

Vi presento Giorgi(n)o

A 12 anni distanza, dopo il gatto Gigi è arrivato Giorgi(n)o. Perchè poi passerà a Giorgio e poi quando sarà un bel gattone sarà Giorgio(ne). e Sì è maschio perchè così piccoli spesso è più facile vederli che tra 2 settimane. Giorgino ha meno di 14 giorni di vita, stimo tra i 5 e i 7. 
A 9 anni di distanza ho ripreso con le poppate notturne a distanza di poco più di 2 ore: buona resa con 5 ml di latte ricostituito. Stanca, ma ammetto che allattare senza dolori alle tette è fantastico.
Giorgi(n)o applica alla lettera quello che scrissi nella mia tesi sulla neonatologia del cane, che è sovrapponibile a quella del gatto: mangia, pipì-cacca (come un elefante!) per stimolazione, fa le fusa ( ma non gli riescono ancora benissimo), dorme.
Tra Gigi e Giorgino ci sono di mezzo Figlia grande e piccola, e ammetto che sto facendo tesoro anche delle esperienze dirette da mamma oltre alle conoscenze veterinarie, e a quelle di mamma gatta adottiva. La prima è:  non mi stressate con "il gattino si muove, miagola, etc..." non muore se si agita o miagola per un minuto. E nemmeno per due. Da mamma hai il tuo bagaglio di ansie: anche come mamma gatta - impiegata in un rifugio per animali ne hai, e non hai bisogno che te ne mettano addosso altre. Questo giro ho le cat sitter. Le figlie se lo contendono il povero Giorgino. Ma va bene così: ben indirizzate faranno tesoro di questa esperienza, imparando a gestire un bebè, cane gatto o umano e magari a capire che le mamme hanno bisogno di staccare. Non lo dico per me ora che comunque ho bisogno di staccare anche se non le allatto più, ma lo dico per un futuro di chissà chi, loro o di un amica, e di sapere che il tuo cucciolo è in buone mani da poter fare una doccia senza avere l'orecchio teso. Giorgino è nelle mie mani da poco meno di 24 ore. Il mio scopo e poterlo crescere per le prossime 2 settimane e portarlo allo svezzamento precoce. Dopodichè trovargli una famiglia d'affidamento senza fargli fare nemmeno un giorno al rifugio da gatto ospite: per ora sarà solo gatto di passaggio in mezzo ai miei conigli che per lui sarà di certo più sicuro.

sabato 23 maggio 2020

L'azubo

Non troverete questa parola nel dizionario italiano, o se ci fosse dubito che abbia un significato corrispondente, e se lo fosse, cavoli in mondo è un gran casino. aspettate un attimo....ecco l'ho cercato sulla Treccani on line e non c'è, quindi ve lo spiego io cos'è e poi chi è l'azubo.
Qui in Germania molte professioni non le si imparano semplicemente sui libri, ma esiste un percorso formativo della durata di circa 3 anni genericamente definito Ausbildung che tradotto significa contemporaneamente, formazione professionale, tirocinio, istruzione e così è: si prende un ragazzo o una ragazza dell'età minima di 17 anni e lo si manda a lavorare e contemporaneamente ad imparare su un piano grossolanamente strutturato con 3 settimane di lavoro ed una di scuola. Alla fine si ottiene un diplomato che non solo conosce la materia teorica (si spera) ma che sappia già mettere le mani. Costoro sono chiamati "Auszubildende", abbreviato ad Azubi/Azubine, perchè i tedeschi con le loro parole chilometriche, amano le abbreviazioni. Ma io sono italiana e se i tedeschi che amano la precisione hanno Azubi per il maschio e Azubine per la femmina, per me sono l'azubo e l'azuba.
Io ho un azubo.
E vorrei non averlo.
L'azubo non si chiama Vincent, ma qui sarà chiamato così perchè " Vincenzo io ti ammazzerò perchè sei troppo stupido per vivere". E sì è troppo stupido per vivere, ma, nel suo caso, sopprimerlo sarebbe maltrattamento animale e per il lavoro che faccio perderei il posto di lavoro, quindi mi tocca tenermelo. Grazie al cielo, non tutti gli azubi sono così: Ne abbiamo di in gamba, di teste vuote che però le riempi come ti pare e poi lavorano benissimo e puoi stare tranquilla che non combinano cazzate, di ipertimorosi che si turbano nel mettere il collirio ad un coniglio, e poi c'è Vincent che purtroppo non è nulla di tutto ciò. Non è in gamba, non è una testa vuota riempibile, e non è un ipertimoroso. E me lo devo smazzare io. Ora sia chiaro che se potessi parlare in italiano sarebbe tutt'altro discorso, ma dovendomi spiegare in tedesco mi viene difficile gestirlo. Gli Azubi in genere entrano in una struttura e ci rimangono per 3 anni. Se cambiano ci sono 2 motivi: hanno scelto loro di andarsene perchè non era il posto giusto oppure sono stati licenziati. Ecco Vincent è stato licenziato a metà del secondo anno di un Ausbildung un po' diverso da quello da offre il mio posto di lavoro. Le nostre azube del secondo anno non lo sopportano. L'azuba del terzo e del primo anno non so, quello del primo anno non lo stima affatto, tutti gli altri colleghi non lo vedono di buon occhio. L'azubo è tradotto in italiano corrente non accademico, un bimbomikia di 25 anni che non si lava, ha le croste in faccia e i capelli unti. Nel nostro rifugio per animali, tempo per sedersi non ce n'è quasi mai: lui è fin troppo spesso seduto con il cellulare in mano. La sua risposta standard se gli muovo un obiezione (ed io fino a prova contraria sono una sua superiore non una sua pari, da me dipende la sua formazione) è "sì ma -collega/azuba a caso- mi ha detto che..." E non so se sia peggio, quando gli affido un incarico con differenti compiti da svolgere, non li termina mai tutti e in genere si inventa altro da fare non richiesto vanificando spesso l'organizzazione del reparto di mia competenza. Ieri per esempio gli ho chiesto di pulire una gabbia di conigli e portare in cucina una borsa (la cucina si trova di passaggio tra dove gli ho parlato e la gabbia in questione) e lui cosa fa? Si mette a sistemare la verdura in frigo senza aver pulito il frigo come da protocollo interno (per questioni igieniche il frigorifero va pulito ad ogni nuovo rifornimento di verdure). E i conigli?  Oggi invece decide che prepara lui le verdure. No ferma un attimo. Qui si lavora di squadra: ci sono capitani e giocatori, e i capitani organizzano le risorse della squadra per vincere e la nostra è una partita contro il tempo: rifugio bello pulito e ordinato come se spuntasse dal catalogo Ikea per l'ora di apertura al pubblico. Quindi mi dispiace Vincenzino bello ma se io ci metto 30 minuti per fare le verdure e tu quasi un ora, è meglio che te ne vai a pulire le gabbie che mi sei più utile. Peccato che Vincenzino bello non sia in grado di accettare questo tipo di cose. dalle 8 alle 11 io ho: controllato il gatto che si era fatto male il giorno prima, sistemato un coniglio portato dall'acchiappacani durante la notte, fatto le verdure sistemato tutti i conigli tranne una gabbia che per comodità era più facile per Vincenzino, preparato una tazza di thè bevuta per lo più mentre sistemavo i conigli, sistemato il drago barbuto, sistemato i volatili, messe a posto un paio di scartoffie, controllato il lavoro fatto da Vincenzino. Lui ha: spostato 2 conigli in una gabbia che avevo precedentemente preparato, pulito i 2 porcellini d'india, le due gabbie di ratti, quella dei Degu e le tartarughe terrestri. Dopo tutta questa mole di lavoro, gli chiedo di: svuotare e pulire 2 gabbie e rimuovere la polvere dalle gabbie non usate. Vado a controllare il lavoro e.... ha solo pulito una gabbia e lavato il pavimento. Quando gli ho chiesto spiegazioni mi ha detto: "non ho capito che dovevo fare anche quella e pulire le altre".
Domani è domenica. L'orario di apertura è dalle 11 alle 13. Tutto il rifugio deve essere pronto entro le 10.30 con animali nutriti, gabbie pulite e parti comuni pulite e lavate. Sto sperando che domani si dia ammalato, che almeno mi evito l'impiccio di averlo tra i piedi. 

lunedì 11 maggio 2020

Mi rimangono i ricami e i ricordi


Questa foto è stata scattata il 29 Settembre 2012, il giorno del mio matrimonio. La nanerottola in mezzo vestita di viola sono io. Mica il classico bianco, anzi. Fu un matrimonio molto colorato.
Alla mia destra Maria Elena, alla mia sinistra Sara.
Ci siamo conosciute grazie alla passione comune per il ricamo a punto croce, su un gruppo di yahoo e tante chiacchiere fatte sui messangers che si sono trasformate lentamente in un amicizia, legata anche dai gatti. Maria Elena all'epoca viveva con Merlino, Morgan che nonostante fosse castrato viveva da maschio intero, e il coniglio Benjamin. Sara aveva la Gioiuta ed io avevo Manolo, la Tabi, il Micione e Shami. Ricordare, è davvero lunga, perchè di chiacchiere grazie alla tecnologia ne avevamo fatte tante, tanti progetti, tante considerazioni, tante cose sebbene una stava a Ravenna, l'altra ad Udine ed io a Milano. Il mio matrimonio fu la seconda occasione in cui riuscimmo ad incontrarci tutte e tre insieme. La prima fu la festa di compleanno a sorpresa per Sara 2 anni prima.
Di loro oggi mi rimangono i ricami, tantissimi, i ricordi, le chiacchiere, e questa foto.
Avrei molto da scrivere, ma non è facile perchè ho un specie di peso-bomba sul cuore che se mi fermo a guardarlo esplode e non mi fa scrivere. E' fatto di ricordi, di cose che si sarebbero volute fare diversamente e di quella orribile situazione " devo farlo vedere/sapere/raccontare a... le piacerà sicuramente" e non puoi. E' il distacco. Il dolore ti travolge, ma il distacco avviene più lentamente e solo col tempo prende un sapore diverso meno amaro. E' quando si passa dal " devo farlo sapere a..." al "questa cosa le sarebbe piaciuta tantissimo" che il sapore cambia. E' che non c'è una data in cui accade come la scadenza della garanzia per un elettrodomestico. Prima o poi accade.
Non siamo state legate tutte e tre a doppio filo fino all'ultimo: mi sono o ci siamo allontanate. Con Maria Elena accadde non molto tempo dopo il mio matrimonio, prima che si ammalasse, o che scoprisse la sua malattia, in modo piuttosto brusco. Con Sara è stato un po' più graduale, e posso dire dovuto molto al mio trasloco in Germania. Ma nonostante tutto non posso non sentire il vuoto che ne rimane.

mercoledì 6 maggio 2020

La mia amica S.

Non ho chiesto se potevo parlare di lei perciò metto solo S., anche se avendo io pochi amici chi mi conosce da quando è nato questo blog e pure prima sa bene di chi sto parlando.
Qualche anno fa scrissi senza fare nomi che ho una mica ingambissima e coraggiosissima anche se non è mai andata in moto o non ha mai fatto il giro del mondo in barca a vela: era lei. Poco fa ho ascoltato un suo video messaggio ed è la cosa più coraggiosa, piena di amore e di speranza che io abbia mai sentito.
Ed ho pianto.
Ho pianto come non facevo dalla morte di mia mamma urlando il mio dolore fino a farmi male la gola, perchè purtroppo la mia amica che ha solo un anno più di me, se ne sta andando dopo anni passati a combattere il cancro, e sta vincendo lui, purtroppo.
La mia amica ha parlato a tutte le persone che le vogliono bene e a cui vuole bene, dicendo cose bellissime, con un volto che non è il suo e che a me ricorda fin troppo quello di mia mamma poco meno di 24 ore prima che morisse.
Non sono pronta, ma ho capito e lo devo accettare.
Quello che mi fa male è che anche volendolo non potrò andare da lei per stringerle la mano, per ricordarle del melo, per parlare dei gatti e di quelle altre cose che ci siamo dette in poco meno di 20 anni.
Come ha detto Cla, sto rivivendo situazioni già vissute e non solo quelle legate a mia madre. C'è stata un altra amica, che non volle farmi sapere che stava male perchè mia mamma era morta da poco, e poco dopo è finita  a lungo in ospedale: ero pronta a partire biglietto già alla mano, e i parenti non mi hanno voluto, perchè era " un brutto spettacolo". Gli amici non hanno paura dei brutti spettacoli. Le amiche comuni invece mi hanno tagliato fuori da qualsiasi pensiero. Che belle persone. Un amica persa ancor prima che morisse, un amica che era convinta l'avessi abbandonata io perchè ero diventata mamma. Questo per la verità non c'entra con l'amica S., ma fa brodo nel bagaglio delle cose che fanno soffrire.
La sofferenza non si può ne immaginare ne descrivere a parole. Non la si augura a nessuno, ma è certo che quando la provi la riconosci sempre ed è davvero come una ferita che non riesco mai a rimarginarsi. E non puoi nemmeno immaginare quella delle altre persone.
Io non saprei cosa raccontarvi della mia amica S. tranne che è una di quelle persone che ti tocca il cuore, così bella dentro che potrebbe essere uscita da un romanzo che parli di purezza e virtù femminile di altri tempi. Così deliziosamente sincera ed umana che non faceva sentire solo nessuno sulla faccia della terra. Ricordo tantissime cose delle nostre lunghe chat, ma le chat sono come le lettere: sono cose personali che non si possono raccontare.
Ti voglio bene amica mia, e come ti ho già detto, non ho altre parole che possano avere un vero significato.


lunedì 20 aprile 2020

La Danza

il 6 aprile scrivevo su Fb:

"Il tempo è propizio per leggere spesso "mi manca la danza". Sono del parere che non serva andare in palestra per danzare, ti basta anche lo spazio di una piastrella. Che se davvero vuoi danzare lo fai seduto anche sulla tazza del water anche se sei al corso base. Che se non puoi ascoltare la musica, il ritmo te lo porti da dentro. Se davvero ti manca la danza, danzi anche se hai una gamba ingessata. Conosco chi danza nonostante problemi di salute non proprio leggeri, e chi la danza la vive come l'aria da respirare. Perciò se " vi manca davvero la danza" smettetela di raccontar palle e danzate anche a letto (che tra l'altro è il miglior posto per imparare gli shimi senza ginocchia), altrimenti se avete da obbiettare, pensate davvero a cosa vi manca, che sicuramente è qualcosa di appiccicato alla danza, ma non la danza."

il 5 di marzo ho danzato l'ultima volta con L'Auftritt Gruppe, il giovedì dopo ero ammalata, il fine settimane del 14-15 è stato l'ultimo appuntamento mensile della formazione come danzatrice professionale ed insegnante, e da allora in poi niente più palestra ed appuntamenti danzanti.

Da allora non ho nemmeno fatto un passo di danza che sia uno. Credo sia il caso di fare mente locale.

Volevo tanto tornare sul palco: Il mio insegnante se non sei nel gruppo che fa spettacoli non porta nessun'altro gruppo sul palco, quindi la questione era semplice: o entri in uno dei due gruppi o continui solo a fare contest. Entro per caso nel 2017 nello show gruppe: Luca ha un corso il lunedì, esattamente quando io avrei danza, così chiedo di poter partecipare pa tempo determinato agli allenamenti di questo gruppo, e da determinato diventa indeterminato, e poi da 2 gruppi uno solo per questioni indipendenti dalla mia volontà con allenamenti il giovedì sera.
Fattore 1: il giovedì sera. una sera, 2 genitori fuori di casa con figlie troppo piccole per rimanere da sole. Si trovano babysitter e soluzioni alternative. Da gennaio ci si aggiunge anche Figlia grande che il giovedì sera ha gli scout con accavallamento di orari.

Lavorare con l'auftritt gruppe non è come con lo show gruppe: il primo danza da più tempo con e per Aladin, ha più confidenza e per questo è anche un po' più indisciplinato. Personalmente trovo anche che non abbiano tutte lo stesso livello di tecnica ( io per prima) e che non venga curato affatto, dalle braccia al sorriso. Si tratta di imparare le coreografie che Aladin crea sul momento per lo spettacolo dell'anno successivo. Funziona così: Festival al fine settimana delle Palme, 2 settimane di ferie, preparazione della prima coreografia. Detto così sembra molto professionale e che per settembre almeno una coreografia sia pronta solo da ripassare e ripulire. In 2 anni di Aufritt gruppe, la prima coreografia viene terminata di corsa in genere tra dicembre e gennaio, poi le altre, ed infine alcune vengono preparate nelle sessioni extra di allenamento tra febbraio e marzo. Ripensando ai progetti che c'erano per quest'anno mi sento di nuovo stare male.
Al dopo festival 2019, Aladin ci dice che porteremo 5 coreografie: Muhashawat ( forse l'ho scritto sbagliato e non m'importa), Nubiano, Hagalla, Saidi, e Oriental Routine, coreografia già presentata all'appena concluso festival). Il saidi viene iniziato a giugno e terminato a dicembre. L'arabo andaluso ( così è scritto giusto) iniziato a Novembre mentre ero in ospedale terminato accorciando la musica a gennaio. Oriental Routine, da risistemare: purtroppo a fine novembre è venuta a mancare improvvisamente una di noi. anche le altre 2 coreografie vanno risistemate. A gennaio vengo a sapere che c'è un altra coreografia da preparare: un Baladi. Quando dico che mi sono sentita male non è affatto metaforico: sono davvero stata male e mi sono dovuta sedere. Poi Aladin ha deciso che questa coreografia l'avrebbero fatta solo in 3. Baladi Nubiano ed Hagalla sono stati creati tra gennaio e febbraio con ore extra di allenamento.
6 coreografie. Io non ho idea di cosa significhi essere ballerina o danzatrice di professione e se 6 coreografie siano troppe o troppo poche per un gruppo spettacolo di danzatrici per hobby. So che per me è troppo. Io sono lenta ad imparare le coreografie, non mi basta l'ora e mezza settimanale le devo studiare anche a casa.
Fattore 2: troppe coreografie in poco tempo (per me)
Inoltre a me imparare solo coreografie mi annoia: mi piace approfondire la tecnica, imparare cose nuove, pulire ed affinare quelle vecchie. Mi stanno anche sul cazzo anche i workshop in cui si imparano solo coreografie. Per me improvvisare è stato l'unico modo per andare avanti a ballare per anni senza corsi: va da sè che la coreografia a me sta stretta come il busto che indossavano le donne nell'epoca vittoriana (e non solo). Per farne così tante comunque devi correre: non puoi permetterti tante pause nella lezione, e personalmente il mio ginocchio, che già si spara 40 ore settimanali di lavoro correndo e trasportando carichi non è d'accordo. A febbraio andavo a lezione per senso del dovere, quando sarei rimasta volentieri a casa per la stanchezza e meditavo già, dopo il festival, di prendermi una pausa dall'auftritt gruppe di almeno un mese.
Fattore 3: difficoltà personali.
Stanotte sono stata sveglia un oretta abbondante per la mia solita insonnia. Ho realizzato che a me la danza non manca: non ho fatto un passo che sia uno, non sto ascoltando musica egiziana, non sto improvvisando nulla su qualsiasi musica che senta, ad eccezione di Thunderstruck che per me rimane il miglio pezzo di allenamento per gli shimmies. Questo significa solo una cosa: che al momento ne ho abbastanza. Mollerò la presa, tornerò al gruppo avanzato dove non ci sono coreografie da imparare di corsa per il festival, dove se voglio fermarmi per il mio ginocchio non è un problema per il gruppo, dove se sono stanca e non vado, non è un problema per il gruppo, e dove non devo preoccuparmi della famiglia perchè è al Lunedì. Amo danzare, ma non lo faccio per vivere, lo faccio perchè mi piace e allora lo ridimensiono in modo da ritornare ad amarla. Per il palco contest ed open stage.

sabato 11 aprile 2020

Questo periodo

Tutti dicono la loro sul corona virus di qua e il corona virus di là, improvvisati virologi, medici o semplicemente tuttologi che aprono la bocca mettendo insieme pensieri e nozioni sconnesse arrivate chissà da dove. Non ho intenzione di mettere in campo la mia preparazione medica: c'è gente che di questo argomento se ne occupa per lavoro, ne sa più di me e lascio a loro la parola.
Ma vorrei dire la mia su quello che sta accadendo, su quello che vedo.
Il mondo intero sta affrontando un virus, che non è come la peste dei promessi sposi, ma che al pari di questa, sta tirando fuori la vera essenza delle persone: se sei una bella persona saranno solo cose belle, se sei una persona di merda uscirà da te solo merda, se sei ignorante superficiale e scettico per partito preso, da te uscirà mediocrità e stupidità.
Ma vedo dell'altro.
Il virus ha, come i farmaci, un effetto diretto di malattia, che è quello che ha messo in ginocchio il sistema sanitario italiano, e un effetto secondario sulle persone. Non saprei bene come definirlo, ma la situazione di emergenza che ha portato i governi ad imporre una quarantena più o meno restrittiva, porta con se una sorta di aria stagnate, che sta avvelenando le persone, temo che anche le belle persone prima o poi soccombano. E' come quei giorni a Milano in cui non tira un filo di vento e l'aria letteralmente puzza di polvere, esattamente come quando si va in una soffitta che non si apre da parecchio e se ne smuove un po'. A me questo clima sta facendo male. Se trovare qualcosa per sorridere per rendere più divertente un momento per me è normale e importante per tirare avanti anche quando sono giù di corda, ora mi viene davvero difficile. Mi divido tra 2 giorni di lavoro e 2 giorni a casa, e in tutto questo vedo solo frustrazione. A parte il gatto, le figlie sono le meno preoccupate che la stanno vivendo come una enorme vacanza: potere dell'innocenza. In un anno che lavoro lì non ho mai visto così tante volte in sede il capo. Poichè non è un curatore e non è un veterinario, ma un pensionato che nella vita ha fatto tutt'altro che lavorare con gli animali, mi viene da pensare che non avendo altro da fare  per via del consiglio " state a casa" venga apposta al rifugio perchè legalmente ha la scusa per uscire di casa.
Per quanto il rifugio sia ufficialmente chiuso ai visitatori e idealmente il lavoro dovrebbe essere diminuito e per questo essere tutti un po' più rilassati, il ritmo in realtà è decisamente più frenetico del solito, per 3 fattori:

  • tutte le figure complementari (2 persone) sono state messe a casa, e sebbene presenti solo 4 ore e non tutti i giorni fanno una grande differenza;
  • siamo divisi in 2 gruppi per limitare i contagi ma siamo poche persone e ancora di meno se una si ammala ( un paio di settimane fa ci siamo ritrovati solo in 3 a gestire tutto);
  • dei 2 giorni di lavoro, il primo lo passi a mettere a posto il caos lasciato dall'altra collega, perchè non esistono protocolli definiti chiari e sopratutto scritti sulla gestione del rifugio, il secondo a fare il lavoro in modo normale cercando di lasciare il compito facilitato per la collega subentrante.
La frustrazione cresce ed è palpabile: ci si dovrebbe mettere il cuore in pace, che le cose andranno avanti così a lungo, ed invece....
Anche a casa la situazione per la verità non è serenissima. Gran parte della colpa è mia che anzichè riposarmi in quei 2 giorni a casa mi creo frustrazione tra quello che vorrei fare, quello che devo fare e l'idea di riposarmi. Probabilmente sono così sotto sopra da non rendermi conto di contagiare anche il resto della famiglia con la mia frustrazione: uno sguardo che non vuole essere scontroso, una mezza parola uscita male, e voilà l'aria tesa è fatta. E si che ero quella che in questa situazione di meno lavoro e più tempo a casa ci vedeva un opportunità per godersi la casa, la famiglia un po' di tempo per se stessa.

Oggi sarei dovuta andare al lavoro, ma sono a casa. No non è arrivata nessuna telefonata a dirmi "oggi puoi stare a casa", ho fatto una scelta: la scelta di stare a casa perchè non mi sento bene o la scelta di andare al lavoro pur non sentendomi bene. E per me è una scelta difficile. Non mi ritengo persona indispensabile che "se non ci sono io si blocca tutto" ma sono consapevole che essendo in pochi (siamo sempre in pochi per la perfetta gestione del rifugio) la mancanza di uno può fare una grande differenza. Ma oggi ho dato più importanza al mio mal di stomaco, alla mia spossatezza al mio ginocchio che da più di una settimana mi fa male e che riesco ad usare solo con la ginocchiera, al mio piede che carico di più per togliere al ginocchio, perchè oltre alla frustrazione del dover correre, ad inizio settimana ci si è messa pure il colloquio con il capo perchè il mio rendimento sul lavoro è inferiore a quello di altri. E allora chi me lo fa fare di mettere in secondo piano la mia salute per poi sentirmi dire che non lavoro bene quanto una ventenne che inizia la giornata bevendo un energy drink, fa la pausa caffè con un energy drink, e pranza bevendo uno se non due energy drink? No, grazie. 
Personalmente sono sempre stata una tipa lenta. Cosa buffa dovunque tranne sott'acqua dove è bene esserlo: lì sono un tantino precipitosa. O almeno sempre di meno. Essere lenta, mi ha sempre messo fuori da qualsiasi tipo di competizione: le gare di corsa a piedi o in bici, a scuola anche nell'apprendere. Ti fa sentire inadeguato, soprattutto se al posto di capire e riconoscere il limite per poterlo aggirare, diventa motivo per sentirsi sempre e costantemente inadeguati, finendo un una specie di pozza melmosa da cui non vedi modo di uscire. Spesso per essere "più veloce" finisco per lasciare i lavori a metà: per fortuna con le figlie le ho finite tutte per benino con tutti i pezzi al posto giusto.
In tutto questo sto pensando che alla fine dei conti un po' di orgoglio ed amor proprio per me ce l'ho: quel minimo che mi ha spinto a mandare nuovamente CV come veterinario. E' vero ho sempre avuto paura del mio lavoro, pausa di non sapere e di non saper fare. Ma sono un veterinario, so che se una cosa non la so la risposta è nei libri: so che non tutti i veterinari devono essere fighi come il Dr. House e che quelli che si credono o che si atteggiano a tali qualche scheletro nell'armadio lo nascondono. E poi non mi va più tanto di lavorare in un posto dove ritengono i veterinari incompetenti ed ignoranti dall'alto delle loro qualifiche in materie tutt'altro che mediche. 

giovedì 9 aprile 2020

Sentirsi sempre inadeguati

Le scelte sbagliate, per i motivi sbagliati, l'incapacità di riconoscere/ ammettere l'errore quando non è ancora troppo tardi per tornare indietro portano solo ad una cosa: sentirsi inadeguati. Vivere col senso di essere inadeguati, non è una cosa bella, perchè appena può si riversa su qualsiasi cosa tu faccia, e non ti fa mai sentire davvero "brava" nel fare qualcosa. Ti senti meno che mediocre, inadeguata perchè sopraqualificata per il lavoro che fai, e non abbastanza brava o esperta per il lavoro che sai fare.
Fa stare male.
Fa venir voglia di piangere.
Fa venir voglia di scappare lontano soprattutto da te stessa.

Non c'è una cura. Ci sono solo degli "antidolorifici", ma anche quelli rischiano di venir contaminati dal senso di inadeguatezza.

Passare non passa: semplicemente a volte si sente molto poco.

giovedì 9 gennaio 2020

Blue January

Lo sospettavo e così sono andata a controllare: a gennaio a me viene il mese di depressione per la danza. Saranno le 2 settimane di vacanza natalizie, sarà che mancano meno di 3 mesi allo spettacolo ma a me gira male, molto male. così sono andata a controllare tra i post dell'anno scorso e toh, guarda un po' che caso, in data 24 gennaio stessa solfa.
L'anno scorso a gennaio speravo di venire assunta in una clinica veterinaria, quest'anno a gennaio ho la certezza di un contratto a tempo indeterminato al rifugio animali. Un pensiero in meno: rimane solo da fare i conti con la stanchezza che talvolta mi porto a casa. Le novità di quest'anno sono figlia grande che è passata dai lupetti (Mäute/Wolflinge) al reparto (Grosse Sippe) e la squadriglia (Sippe) si ritrova il giovedì sera, esattamente quando io ho danza e Luca ha la serata di protezione Civile. Andarla a prendere ci si riesce ma vuol dire mollarla a casa con la sorella a cenare praticamente da sola. Mi sento dannatamente in colpa ed egoista. Ieri sera ho parlato della situazione con le figlie: se non si trova un/a babysitter affidabile (e non qualcuno/a che mi molla con preavviso di 24 ore se va bene) devono cavarsela da sole. Figlia piccola per poco meno di un ora in casa da sola, figlia grande cena e letto da sola. Non hanno 5 anni, ma ne hanno 8 e 10: possono farcela a livello di capacità fisiche e mentali, ma riamane la parte emotiva che è sempre quella indecifrabile e più complicata da gestire. L'accordo è "proviamoci, ma se non gira lascio danza". Quando l'ho detto entrambe hanno sussultato come se togliessi a loro le lezioni di danza o gli scout.
A questo si aggiunge il fatto che a Danza nulla cambia: A parte la questione costumi che è letteralmente in mano mia, e l'accettazione da parte di Aladin di modificare il numero di partecipanti a questa o quell'altra coreografia in base alla presenza alle lezioni, il gattamortismo, il disinteresse, la scialberia e la disorganizzazione sono sempre le stesse. Ah e il mio ginocchio non andrà mai a posto. Mi manca Martina con cui alla fin della fiera se ne parlava senza venire a capo di niente, ma mi faceva sentire meno sola. Il divario show gruppe e vecchio Auftritt continuo a vederlo nell'impegno messo. Più che un vero gruppo spettacolo con una preparazione tecnica di un certo livello, mi pare noi si sia solo il corso avanzato a cui viene chiesto in meno di 3 mesi di preparare altre 4 nuove coreografie, tra "io non riesco a venire" a meno di due ore dalla lezione e sessioni di studio extra a cui personalmente mi verrà molto difficile partecipare. Senza le sessioni extra non di conclude un bel di niente. Io amo danzare, ma mi sento in queste condizioni con un cappio al collo e strattonata a fare qualcosa che mi piace fare ma che da farsi è in un modo che non mi piace e che personalmente trovo sbagliato.
Trovo sbagliato portare 6 coreografie di cui una dell'anno scorso, da risistemare e una di quest'anno di cui ci sono ancora le posizioni da definire e 4 da preparare in meno di 3 mesi dallo spettacolo. Forse un gruppo di professionisti che danzano più ore al giorno, al posto di un ora e mezza alla settimana, possono farcela. O comunque gente più motivata che ci si impegna, non che datagli una coreografia di poche battute e piuttosto ripetitiva non la conoscono. A novembre ho avuto un fermo di un mese: da allora non faccio altro che pensare di lasciare il gruppo. Il problema è che diventa orribile il panorama che ho davanti per continuare a studiare. A parte il nostro Aufritt Gruppe, di Aladin c'è solo il " gruppo avanzato" che in questo caso più che "avanti" e di "avanzi": un gruppo che studia poca tecnica, che viene usato per "creare" le coreografie per l'auftritt gruppe, che danza in modo afinalistico, senza una coreografia, uno spettacolo a cui volgere sforzi e motivazione. Il gruppo della ginnastica insomma. Gruppo che per quello che ricordo è pure non amalgaamato: una lezione di yoga a caso in un carnet prendi 10 lezioni sarebbe la stessa cosa. Questo è il panorama a 20 minuti da casa, in un fitness studio pulito caldo e con comodo ed ampio parcheggio per un ora e mezza di lezione. Al di fuori trovo lezioni di 45 minuti, con riscaldamento misero al limite del farsi male, molto più lontani quasi tutti al di là del Reno e in posti dove parcheggiare non è affatto semplice o economico. Oppure affrontare un ora e mezza di strada verso sud. Ammetto di aver accarezzato anche l'idea di passare a lezioni private. Potrei chiedere tecnica, potrei ottenere di più. Il costo è decisamente più alto, ovviamente. Mi rimarrebbe comunque l'occasione di ballare in contest ed open stage, giacchè la possibilità di esibizioni in altri contesti sembra tra il limitato e l'impossibile. Ma forse l'ultima idea che mi è balenata è la migliore: pongo un mio limite personale ad Aladin: parteciperò solo a coreografie finite entro dicembre. Non mi pagano per massacrarmi con allenamenti extra. Rimane comunque il problema famigliare del giovedì, e a quello troverò una soluzione o verrà da sola, ma devo prima di tutto fare chiarezza con me stessa.