Si dice "non dire gatto finchè non ce l'hai nel sacco" ma se il gatto in questione è il gatto dagli stivali e il sacco è quello che usa per la caccia essere nel suo sacco con il gatto esattamente che significa? Blog di una "mi-faccio-i-fatti-miei blogger": blog fatto di pensieri, aneddoti, fatti di vita quotidiana e scazzi vari.
domenica 27 dicembre 2020
equilibri precari e stalli complicati
mercoledì 23 dicembre 2020
buoni propositi
sogni
Sogno l'acqua.
domenica 15 novembre 2020
sei tornato!
lunedì 2 novembre 2020
ma torni?
domenica 25 ottobre 2020
divagazioni e riflessioni personali sul tema danza
venerdì 23 ottobre 2020
Alè ci risiamo!
venerdì 9 ottobre 2020
La prossima volta andrà meglio
Il corso per insegnanti e danzatrici professioniste in danza orientale si è concluso a giugno. Ora stiamo cercando di organizzare l'esame, che non è semplice come sembra per svariati motivi di tipo personale (non miei, e per questo motivo non ne parlo). Intanto abbiamo l'opportunità di tenere una lezione prova con un gruppo di danzatrici definite " di livello intermedio". Mercoledì scorso ho potuto avere la mia, ed è stato un disastro. A parte quella tenuta per il corso di Jamila, io non ho mai insegnato danza a nessuno. Non ho mai condotto una lezione di un ora, dal riscaldamento allo stretching conclusivo, e il mio insegnante quest'ultima parte la salta sempre. Non conoscendo il livello delle partecipanti, ma solo un età presunta di "signore molto mature" ho tenuto un profilo molto basso, per di più portando un movimento che non è facile come gli accenti di pancia e di seno.
Si sono annoiate.
3 su 4, le più anziane che mi conoscono per lo meno di vista, sono state gentili: hanno detto che gli sono piaciute le spiegazioni che ho dato ma che avrebbero gradito un po' più di movimento, di danza. Io le ho tenute sul posto per vedere che avessero quanto meno acquisito la tecnica e che ci provassero. La più giovane, che ha un suo passato ed un livello piuttosto alto, è stata decisamente meno gentile, ma che fosse stronza lo avevo già intuito da come si è rivolta a me appena entrata in sala.
Ho preparato una lezione dai toni dolci nell'ignoranza del loro vero livello. Volevano essere strapazzate. Si lo so che se non hai esperienza nell'insegnamento non ti puoi inventare insegnante, e se non hai la possibilità di esercitarlo diventa comunque difficile, a maggior ragione se ti viene richiesto di adattare su due piedi il tenore della lezione perchè il livello per cui l'hai preparata è ben altro da quello con cui hai a che fare.
Ho avuto una seconda possibilità, ma nonostante dica a me stessa: "la prossima volta le farò correre e sudare fino a che non si saranno dimenticate questa", ci sto male e me ne rendo conto dal fatto che qualsiasi immagine di danza mi passi sotto il naso, mi lascia un senso di mortificazione. E no non ho molta voglia di riprovarci.
domenica 13 settembre 2020
Essen. Beten. Lieben
lunedì 10 agosto 2020
scusi, dove sono gli anthias?
domenica 9 agosto 2020
Storie che in un qualche modo si ripetono
Punti in comune: donne e subacquea.
Ho il sospetto che la mia amica K. sia stata ingannata. A lei non potrò mai dirlo per il motivo che chi l'ha ingannata è una persona a cui voleva bene ed è deceduta 5 anni fa.
Oggi è venuta a trovarmi e così abbiamo parlato di subacquea: per lei è un supplizio parlarne, per me è un amore senza confini che vorrei far conoscere al mondo intero. Per me e per Luca è argomento di discussione il suo brevetto: di fatto ci siamo fermati a pensare che lei abbia preso un brevetto perchè ci si è trovata in mezzo ma che abbia sempre avuto paura dell'acqua e delle immersioni. Ma oggi è stato diverso: mi ha raccontato dettagli che non sapevo e che alla luce della mia esperienza personale mi fa solo pensare ad una cosa: potrebbe essere una meravigliosa subacquea o altamente consapevole che non fa per lei se le fosse stato dato il giusto. Non metterò il nome della didattica con cui ha preso il brevetto, per evitare quel chiacchiericcio insulso: "questa didattica è migliore dell'altra", perchè è infondato. Esiste la RSTC ad uniformarle tutte le didattiche. La differenza la fa l'insegnante: corretto o scorretto. Il corretto segue gli standard, ti rilascia un brevetto se te lo meriti (non perchè lo hai pagato). Quello scorretto... beh... inizio col parlare della mia esperienza di istruttori scorretti. A fine open water il "tizio" (non merita essere chiamato insegnante) mi soprannominó "la teorica", perché conoscevo piuttosto bene il manuale, ed era l'unica cosa che avevo: il mio open water che doveva essere spalmato in una serie di fine settimana in Liguria, vide la ripetizione per ben tre volte della prima lezione teorica e l'esame, ma la pratica non andò mai oltre acque confinate 2. La mia prima immersione fu a Marsa Alam con il brevetto già in mano. Il mio ow stava tutto nella mia conoscenza teorica del manuale. Tuttavia tra "quel corso" e Marsa Alam, contattai un gruppo sub più vicino a casa, ripetendo un po' di esercizi, ma di fatto non ho mai completato l'open water, e se vado in acqua il merito lo devo al Carletto (pace all'anima sua) che mi ha tenuto 2 ore a meno di 5 metri ed ha fatto "la magia". Oltre a questo il "tizio" di cui sopra, mi vendette il mio primo GAV, sottodimensionato per la mia persona, eppure da chi si occupa di immersioni ed ha lavorato alle Maldive e sul mar Rosso prima di tornare in Italia ed aprire un diving in Liguria come valutare la taglia di un gav lo dovrebbe saper fare bene. Ho un idea del come mai sia potuto accadere "un errore" del genere, ma me lo tengo per me: è solo una supposizione basata sul veder prendere dal "socio del tizio" le pinne di qualcuno che conoscevo dal suo gavone per darle ad un subacqueo che stava noleggiando l'attrezzatura per un immersione.
Oggi con la mia amica siamo ritornate su un esercizio che lei non è mai riuscita a fare: svuotare la maschera, e nonostante questo è stata brevettata. Questo esercizio ha provato a farlo in acqua con me e con Luca con la sua maschera. Io non ho mai visto una maschera così schiacciata sul volto tanto da sembrare una maschera da apnea. Dicono che è una maschera per subacquei tecnici, ma credo che anche lì ci siano convinzioni fideistiche più che conoscenza vera dell'attrezzatura. Insomma qualcuno ti dice che è così e tu te la bevi. Scambiammo la maschera e... MIRACOLO!!! è riuscita a svuotarla al primo tentativo. Che fosse la mia maschera semplicemente più esperta nell'essere svuotata e per questo si sia lasciata svuotare così docilmente?
Oggi mi ha raccontato anche del suo snorkel. Con gli altri subacquei, che conosco pure io, si lamentava che il suo snorkel faceva entrare acqua, che era difficile respirare, e tutti la prendevano per il culo del tipo "quante storie che fai", "non è possibile". Questo è stato così fino a che suo marito non ha preso in prestito il suo snorkel tenuto insieme con le fascette (e già solo questo è motivo per me per buttarlo e comprarne uno da 3 euro alla decathlon) scoprendo che forse la moglie proprio tutti i torti non li aveva.
Mi ha anche detto che il suo brevetto, dichiarato Open water, ha come limiti i 10 metri massimi di profondità e l'obbligo di immergersi accompagnata da un subacqueo professionista.
SE fosse brevettata con didattica PADI sarebbe un Discover Scuba diver, non un Open Water.
SE fosse brevettata con didattica SSI sarebbe uno scuba diver non un Open Water.
Ma la didattica con cui si è brevettata, da quello che ho letto sul sito, prevede come primo brevetto per adulti un Open Water e nessun livello inferiore! Perciò, che cazzo le hanno detto a lei e a tutti gli altri brevettati dallo stesso istruttore come "Open Water", che per potersi immergere devono andare in acqua accompagnati da un subacqueo professionista?
Qualcosa non mi torna, e poichè io i cazzi miei non me li so fare e per amore del mare e della subacquea non mollo a terra qualcuno per le vaccate dette e commesse da altri ( ed anche per un debito d'onore che mi sono presa personalmente con chi mi ha fatto ritornare in acqua più fiduciosa delle mie capacità), ho scritto alla didattica di riferimento, sperando mi possano dire qualcosa di utile.
L'unica alternativa valida è che per qualche regolamento locale quella didattica al primo livello presa in Germania sia così limitata, ma ne dubito tanto quanto dubito che domani mattina io abbia una sveglia alle Silly o clock per andare a trovare la Thissy.
martedì 21 luglio 2020
immersioni a rab
mercoledì 15 luglio 2020
martedì 14 luglio 2020
cambiar parrocchia
domenica 12 luglio 2020
sabato 11 luglio 2020
Dm
giovedì 9 luglio 2020
tutti sott'acqua!
mercoledì 8 luglio 2020
Rab
venerdì 12 giugno 2020
Vi presento Giorgi(n)o
sabato 23 maggio 2020
L'azubo
Qui in Germania molte professioni non le si imparano semplicemente sui libri, ma esiste un percorso formativo della durata di circa 3 anni genericamente definito Ausbildung che tradotto significa contemporaneamente, formazione professionale, tirocinio, istruzione e così è: si prende un ragazzo o una ragazza dell'età minima di 17 anni e lo si manda a lavorare e contemporaneamente ad imparare su un piano grossolanamente strutturato con 3 settimane di lavoro ed una di scuola. Alla fine si ottiene un diplomato che non solo conosce la materia teorica (si spera) ma che sappia già mettere le mani. Costoro sono chiamati "Auszubildende", abbreviato ad Azubi/Azubine, perchè i tedeschi con le loro parole chilometriche, amano le abbreviazioni. Ma io sono italiana e se i tedeschi che amano la precisione hanno Azubi per il maschio e Azubine per la femmina, per me sono l'azubo e l'azuba.
Io ho un azubo.
E vorrei non averlo.
L'azubo non si chiama Vincent, ma qui sarà chiamato così perchè " Vincenzo io ti ammazzerò perchè sei troppo stupido per vivere". E sì è troppo stupido per vivere, ma, nel suo caso, sopprimerlo sarebbe maltrattamento animale e per il lavoro che faccio perderei il posto di lavoro, quindi mi tocca tenermelo. Grazie al cielo, non tutti gli azubi sono così: Ne abbiamo di in gamba, di teste vuote che però le riempi come ti pare e poi lavorano benissimo e puoi stare tranquilla che non combinano cazzate, di ipertimorosi che si turbano nel mettere il collirio ad un coniglio, e poi c'è Vincent che purtroppo non è nulla di tutto ciò. Non è in gamba, non è una testa vuota riempibile, e non è un ipertimoroso. E me lo devo smazzare io. Ora sia chiaro che se potessi parlare in italiano sarebbe tutt'altro discorso, ma dovendomi spiegare in tedesco mi viene difficile gestirlo. Gli Azubi in genere entrano in una struttura e ci rimangono per 3 anni. Se cambiano ci sono 2 motivi: hanno scelto loro di andarsene perchè non era il posto giusto oppure sono stati licenziati. Ecco Vincent è stato licenziato a metà del secondo anno di un Ausbildung un po' diverso da quello da offre il mio posto di lavoro. Le nostre azube del secondo anno non lo sopportano. L'azuba del terzo e del primo anno non so, quello del primo anno non lo stima affatto, tutti gli altri colleghi non lo vedono di buon occhio. L'azubo è tradotto in italiano corrente non accademico, un bimbomikia di 25 anni che non si lava, ha le croste in faccia e i capelli unti. Nel nostro rifugio per animali, tempo per sedersi non ce n'è quasi mai: lui è fin troppo spesso seduto con il cellulare in mano. La sua risposta standard se gli muovo un obiezione (ed io fino a prova contraria sono una sua superiore non una sua pari, da me dipende la sua formazione) è "sì ma -collega/azuba a caso- mi ha detto che..." E non so se sia peggio, quando gli affido un incarico con differenti compiti da svolgere, non li termina mai tutti e in genere si inventa altro da fare non richiesto vanificando spesso l'organizzazione del reparto di mia competenza. Ieri per esempio gli ho chiesto di pulire una gabbia di conigli e portare in cucina una borsa (la cucina si trova di passaggio tra dove gli ho parlato e la gabbia in questione) e lui cosa fa? Si mette a sistemare la verdura in frigo senza aver pulito il frigo come da protocollo interno (per questioni igieniche il frigorifero va pulito ad ogni nuovo rifornimento di verdure). E i conigli? Oggi invece decide che prepara lui le verdure. No ferma un attimo. Qui si lavora di squadra: ci sono capitani e giocatori, e i capitani organizzano le risorse della squadra per vincere e la nostra è una partita contro il tempo: rifugio bello pulito e ordinato come se spuntasse dal catalogo Ikea per l'ora di apertura al pubblico. Quindi mi dispiace Vincenzino bello ma se io ci metto 30 minuti per fare le verdure e tu quasi un ora, è meglio che te ne vai a pulire le gabbie che mi sei più utile. Peccato che Vincenzino bello non sia in grado di accettare questo tipo di cose. dalle 8 alle 11 io ho: controllato il gatto che si era fatto male il giorno prima, sistemato un coniglio portato dall'acchiappacani durante la notte, fatto le verdure sistemato tutti i conigli tranne una gabbia che per comodità era più facile per Vincenzino, preparato una tazza di thè bevuta per lo più mentre sistemavo i conigli, sistemato il drago barbuto, sistemato i volatili, messe a posto un paio di scartoffie, controllato il lavoro fatto da Vincenzino. Lui ha: spostato 2 conigli in una gabbia che avevo precedentemente preparato, pulito i 2 porcellini d'india, le due gabbie di ratti, quella dei Degu e le tartarughe terrestri. Dopo tutta questa mole di lavoro, gli chiedo di: svuotare e pulire 2 gabbie e rimuovere la polvere dalle gabbie non usate. Vado a controllare il lavoro e.... ha solo pulito una gabbia e lavato il pavimento. Quando gli ho chiesto spiegazioni mi ha detto: "non ho capito che dovevo fare anche quella e pulire le altre".
Domani è domenica. L'orario di apertura è dalle 11 alle 13. Tutto il rifugio deve essere pronto entro le 10.30 con animali nutriti, gabbie pulite e parti comuni pulite e lavate. Sto sperando che domani si dia ammalato, che almeno mi evito l'impiccio di averlo tra i piedi.
lunedì 11 maggio 2020
Mi rimangono i ricami e i ricordi
Questa foto è stata scattata il 29 Settembre 2012, il giorno del mio matrimonio. La nanerottola in mezzo vestita di viola sono io. Mica il classico bianco, anzi. Fu un matrimonio molto colorato.
Alla mia destra Maria Elena, alla mia sinistra Sara.
Ci siamo conosciute grazie alla passione comune per il ricamo a punto croce, su un gruppo di yahoo e tante chiacchiere fatte sui messangers che si sono trasformate lentamente in un amicizia, legata anche dai gatti. Maria Elena all'epoca viveva con Merlino, Morgan che nonostante fosse castrato viveva da maschio intero, e il coniglio Benjamin. Sara aveva la Gioiuta ed io avevo Manolo, la Tabi, il Micione e Shami. Ricordare, è davvero lunga, perchè di chiacchiere grazie alla tecnologia ne avevamo fatte tante, tanti progetti, tante considerazioni, tante cose sebbene una stava a Ravenna, l'altra ad Udine ed io a Milano. Il mio matrimonio fu la seconda occasione in cui riuscimmo ad incontrarci tutte e tre insieme. La prima fu la festa di compleanno a sorpresa per Sara 2 anni prima.
Di loro oggi mi rimangono i ricami, tantissimi, i ricordi, le chiacchiere, e questa foto.
Avrei molto da scrivere, ma non è facile perchè ho un specie di peso-bomba sul cuore che se mi fermo a guardarlo esplode e non mi fa scrivere. E' fatto di ricordi, di cose che si sarebbero volute fare diversamente e di quella orribile situazione " devo farlo vedere/sapere/raccontare a... le piacerà sicuramente" e non puoi. E' il distacco. Il dolore ti travolge, ma il distacco avviene più lentamente e solo col tempo prende un sapore diverso meno amaro. E' quando si passa dal " devo farlo sapere a..." al "questa cosa le sarebbe piaciuta tantissimo" che il sapore cambia. E' che non c'è una data in cui accade come la scadenza della garanzia per un elettrodomestico. Prima o poi accade.
Non siamo state legate tutte e tre a doppio filo fino all'ultimo: mi sono o ci siamo allontanate. Con Maria Elena accadde non molto tempo dopo il mio matrimonio, prima che si ammalasse, o che scoprisse la sua malattia, in modo piuttosto brusco. Con Sara è stato un po' più graduale, e posso dire dovuto molto al mio trasloco in Germania. Ma nonostante tutto non posso non sentire il vuoto che ne rimane.
mercoledì 6 maggio 2020
La mia amica S.
Qualche anno fa scrissi senza fare nomi che ho una mica ingambissima e coraggiosissima anche se non è mai andata in moto o non ha mai fatto il giro del mondo in barca a vela: era lei. Poco fa ho ascoltato un suo video messaggio ed è la cosa più coraggiosa, piena di amore e di speranza che io abbia mai sentito.
Ed ho pianto.
Ho pianto come non facevo dalla morte di mia mamma urlando il mio dolore fino a farmi male la gola, perchè purtroppo la mia amica che ha solo un anno più di me, se ne sta andando dopo anni passati a combattere il cancro, e sta vincendo lui, purtroppo.
La mia amica ha parlato a tutte le persone che le vogliono bene e a cui vuole bene, dicendo cose bellissime, con un volto che non è il suo e che a me ricorda fin troppo quello di mia mamma poco meno di 24 ore prima che morisse.
Non sono pronta, ma ho capito e lo devo accettare.
Quello che mi fa male è che anche volendolo non potrò andare da lei per stringerle la mano, per ricordarle del melo, per parlare dei gatti e di quelle altre cose che ci siamo dette in poco meno di 20 anni.
Come ha detto Cla, sto rivivendo situazioni già vissute e non solo quelle legate a mia madre. C'è stata un altra amica, che non volle farmi sapere che stava male perchè mia mamma era morta da poco, e poco dopo è finita a lungo in ospedale: ero pronta a partire biglietto già alla mano, e i parenti non mi hanno voluto, perchè era " un brutto spettacolo". Gli amici non hanno paura dei brutti spettacoli. Le amiche comuni invece mi hanno tagliato fuori da qualsiasi pensiero. Che belle persone. Un amica persa ancor prima che morisse, un amica che era convinta l'avessi abbandonata io perchè ero diventata mamma. Questo per la verità non c'entra con l'amica S., ma fa brodo nel bagaglio delle cose che fanno soffrire.
La sofferenza non si può ne immaginare ne descrivere a parole. Non la si augura a nessuno, ma è certo che quando la provi la riconosci sempre ed è davvero come una ferita che non riesco mai a rimarginarsi. E non puoi nemmeno immaginare quella delle altre persone.
Io non saprei cosa raccontarvi della mia amica S. tranne che è una di quelle persone che ti tocca il cuore, così bella dentro che potrebbe essere uscita da un romanzo che parli di purezza e virtù femminile di altri tempi. Così deliziosamente sincera ed umana che non faceva sentire solo nessuno sulla faccia della terra. Ricordo tantissime cose delle nostre lunghe chat, ma le chat sono come le lettere: sono cose personali che non si possono raccontare.
Ti voglio bene amica mia, e come ti ho già detto, non ho altre parole che possano avere un vero significato.
lunedì 20 aprile 2020
La Danza
"Il tempo è propizio per leggere spesso "mi manca la danza". Sono del parere che non serva andare in palestra per danzare, ti basta anche lo spazio di una piastrella. Che se davvero vuoi danzare lo fai seduto anche sulla tazza del water anche se sei al corso base. Che se non puoi ascoltare la musica, il ritmo te lo porti da dentro. Se davvero ti manca la danza, danzi anche se hai una gamba ingessata. Conosco chi danza nonostante problemi di salute non proprio leggeri, e chi la danza la vive come l'aria da respirare. Perciò se " vi manca davvero la danza" smettetela di raccontar palle e danzate anche a letto (che tra l'altro è il miglior posto per imparare gli shimi senza ginocchia), altrimenti se avete da obbiettare, pensate davvero a cosa vi manca, che sicuramente è qualcosa di appiccicato alla danza, ma non la danza."
il 5 di marzo ho danzato l'ultima volta con L'Auftritt Gruppe, il giovedì dopo ero ammalata, il fine settimane del 14-15 è stato l'ultimo appuntamento mensile della formazione come danzatrice professionale ed insegnante, e da allora in poi niente più palestra ed appuntamenti danzanti.
Da allora non ho nemmeno fatto un passo di danza che sia uno. Credo sia il caso di fare mente locale.
Volevo tanto tornare sul palco: Il mio insegnante se non sei nel gruppo che fa spettacoli non porta nessun'altro gruppo sul palco, quindi la questione era semplice: o entri in uno dei due gruppi o continui solo a fare contest. Entro per caso nel 2017 nello show gruppe: Luca ha un corso il lunedì, esattamente quando io avrei danza, così chiedo di poter partecipare pa tempo determinato agli allenamenti di questo gruppo, e da determinato diventa indeterminato, e poi da 2 gruppi uno solo per questioni indipendenti dalla mia volontà con allenamenti il giovedì sera.
Fattore 1: il giovedì sera. una sera, 2 genitori fuori di casa con figlie troppo piccole per rimanere da sole. Si trovano babysitter e soluzioni alternative. Da gennaio ci si aggiunge anche Figlia grande che il giovedì sera ha gli scout con accavallamento di orari.
Lavorare con l'auftritt gruppe non è come con lo show gruppe: il primo danza da più tempo con e per Aladin, ha più confidenza e per questo è anche un po' più indisciplinato. Personalmente trovo anche che non abbiano tutte lo stesso livello di tecnica ( io per prima) e che non venga curato affatto, dalle braccia al sorriso. Si tratta di imparare le coreografie che Aladin crea sul momento per lo spettacolo dell'anno successivo. Funziona così: Festival al fine settimana delle Palme, 2 settimane di ferie, preparazione della prima coreografia. Detto così sembra molto professionale e che per settembre almeno una coreografia sia pronta solo da ripassare e ripulire. In 2 anni di Aufritt gruppe, la prima coreografia viene terminata di corsa in genere tra dicembre e gennaio, poi le altre, ed infine alcune vengono preparate nelle sessioni extra di allenamento tra febbraio e marzo. Ripensando ai progetti che c'erano per quest'anno mi sento di nuovo stare male.
Al dopo festival 2019, Aladin ci dice che porteremo 5 coreografie: Muhashawat ( forse l'ho scritto sbagliato e non m'importa), Nubiano, Hagalla, Saidi, e Oriental Routine, coreografia già presentata all'appena concluso festival). Il saidi viene iniziato a giugno e terminato a dicembre. L'arabo andaluso ( così è scritto giusto) iniziato a Novembre mentre ero in ospedale terminato accorciando la musica a gennaio. Oriental Routine, da risistemare: purtroppo a fine novembre è venuta a mancare improvvisamente una di noi. anche le altre 2 coreografie vanno risistemate. A gennaio vengo a sapere che c'è un altra coreografia da preparare: un Baladi. Quando dico che mi sono sentita male non è affatto metaforico: sono davvero stata male e mi sono dovuta sedere. Poi Aladin ha deciso che questa coreografia l'avrebbero fatta solo in 3. Baladi Nubiano ed Hagalla sono stati creati tra gennaio e febbraio con ore extra di allenamento.
6 coreografie. Io non ho idea di cosa significhi essere ballerina o danzatrice di professione e se 6 coreografie siano troppe o troppo poche per un gruppo spettacolo di danzatrici per hobby. So che per me è troppo. Io sono lenta ad imparare le coreografie, non mi basta l'ora e mezza settimanale le devo studiare anche a casa.
Fattore 2: troppe coreografie in poco tempo (per me)
Inoltre a me imparare solo coreografie mi annoia: mi piace approfondire la tecnica, imparare cose nuove, pulire ed affinare quelle vecchie. Mi stanno anche sul cazzo anche i workshop in cui si imparano solo coreografie. Per me improvvisare è stato l'unico modo per andare avanti a ballare per anni senza corsi: va da sè che la coreografia a me sta stretta come il busto che indossavano le donne nell'epoca vittoriana (e non solo). Per farne così tante comunque devi correre: non puoi permetterti tante pause nella lezione, e personalmente il mio ginocchio, che già si spara 40 ore settimanali di lavoro correndo e trasportando carichi non è d'accordo. A febbraio andavo a lezione per senso del dovere, quando sarei rimasta volentieri a casa per la stanchezza e meditavo già, dopo il festival, di prendermi una pausa dall'auftritt gruppe di almeno un mese.
Fattore 3: difficoltà personali.
Stanotte sono stata sveglia un oretta abbondante per la mia solita insonnia. Ho realizzato che a me la danza non manca: non ho fatto un passo che sia uno, non sto ascoltando musica egiziana, non sto improvvisando nulla su qualsiasi musica che senta, ad eccezione di Thunderstruck che per me rimane il miglio pezzo di allenamento per gli shimmies. Questo significa solo una cosa: che al momento ne ho abbastanza. Mollerò la presa, tornerò al gruppo avanzato dove non ci sono coreografie da imparare di corsa per il festival, dove se voglio fermarmi per il mio ginocchio non è un problema per il gruppo, dove se sono stanca e non vado, non è un problema per il gruppo, e dove non devo preoccuparmi della famiglia perchè è al Lunedì. Amo danzare, ma non lo faccio per vivere, lo faccio perchè mi piace e allora lo ridimensiono in modo da ritornare ad amarla. Per il palco contest ed open stage.
sabato 11 aprile 2020
Questo periodo
Ma vorrei dire la mia su quello che sta accadendo, su quello che vedo.
Il mondo intero sta affrontando un virus, che non è come la peste dei promessi sposi, ma che al pari di questa, sta tirando fuori la vera essenza delle persone: se sei una bella persona saranno solo cose belle, se sei una persona di merda uscirà da te solo merda, se sei ignorante superficiale e scettico per partito preso, da te uscirà mediocrità e stupidità.
Ma vedo dell'altro.
Il virus ha, come i farmaci, un effetto diretto di malattia, che è quello che ha messo in ginocchio il sistema sanitario italiano, e un effetto secondario sulle persone. Non saprei bene come definirlo, ma la situazione di emergenza che ha portato i governi ad imporre una quarantena più o meno restrittiva, porta con se una sorta di aria stagnate, che sta avvelenando le persone, temo che anche le belle persone prima o poi soccombano. E' come quei giorni a Milano in cui non tira un filo di vento e l'aria letteralmente puzza di polvere, esattamente come quando si va in una soffitta che non si apre da parecchio e se ne smuove un po'. A me questo clima sta facendo male. Se trovare qualcosa per sorridere per rendere più divertente un momento per me è normale e importante per tirare avanti anche quando sono giù di corda, ora mi viene davvero difficile. Mi divido tra 2 giorni di lavoro e 2 giorni a casa, e in tutto questo vedo solo frustrazione. A parte il gatto, le figlie sono le meno preoccupate che la stanno vivendo come una enorme vacanza: potere dell'innocenza. In un anno che lavoro lì non ho mai visto così tante volte in sede il capo. Poichè non è un curatore e non è un veterinario, ma un pensionato che nella vita ha fatto tutt'altro che lavorare con gli animali, mi viene da pensare che non avendo altro da fare per via del consiglio " state a casa" venga apposta al rifugio perchè legalmente ha la scusa per uscire di casa.
Per quanto il rifugio sia ufficialmente chiuso ai visitatori e idealmente il lavoro dovrebbe essere diminuito e per questo essere tutti un po' più rilassati, il ritmo in realtà è decisamente più frenetico del solito, per 3 fattori:
- tutte le figure complementari (2 persone) sono state messe a casa, e sebbene presenti solo 4 ore e non tutti i giorni fanno una grande differenza;
- siamo divisi in 2 gruppi per limitare i contagi ma siamo poche persone e ancora di meno se una si ammala ( un paio di settimane fa ci siamo ritrovati solo in 3 a gestire tutto);
- dei 2 giorni di lavoro, il primo lo passi a mettere a posto il caos lasciato dall'altra collega, perchè non esistono protocolli definiti chiari e sopratutto scritti sulla gestione del rifugio, il secondo a fare il lavoro in modo normale cercando di lasciare il compito facilitato per la collega subentrante.
giovedì 9 aprile 2020
Sentirsi sempre inadeguati
Fa stare male.
Fa venir voglia di piangere.
Fa venir voglia di scappare lontano soprattutto da te stessa.
Non c'è una cura. Ci sono solo degli "antidolorifici", ma anche quelli rischiano di venir contaminati dal senso di inadeguatezza.
Passare non passa: semplicemente a volte si sente molto poco.
giovedì 9 gennaio 2020
Blue January
L'anno scorso a gennaio speravo di venire assunta in una clinica veterinaria, quest'anno a gennaio ho la certezza di un contratto a tempo indeterminato al rifugio animali. Un pensiero in meno: rimane solo da fare i conti con la stanchezza che talvolta mi porto a casa. Le novità di quest'anno sono figlia grande che è passata dai lupetti (Mäute/Wolflinge) al reparto (Grosse Sippe) e la squadriglia (Sippe) si ritrova il giovedì sera, esattamente quando io ho danza e Luca ha la serata di protezione Civile. Andarla a prendere ci si riesce ma vuol dire mollarla a casa con la sorella a cenare praticamente da sola. Mi sento dannatamente in colpa ed egoista. Ieri sera ho parlato della situazione con le figlie: se non si trova un/a babysitter affidabile (e non qualcuno/a che mi molla con preavviso di 24 ore se va bene) devono cavarsela da sole. Figlia piccola per poco meno di un ora in casa da sola, figlia grande cena e letto da sola. Non hanno 5 anni, ma ne hanno 8 e 10: possono farcela a livello di capacità fisiche e mentali, ma riamane la parte emotiva che è sempre quella indecifrabile e più complicata da gestire. L'accordo è "proviamoci, ma se non gira lascio danza". Quando l'ho detto entrambe hanno sussultato come se togliessi a loro le lezioni di danza o gli scout.
A questo si aggiunge il fatto che a Danza nulla cambia: A parte la questione costumi che è letteralmente in mano mia, e l'accettazione da parte di Aladin di modificare il numero di partecipanti a questa o quell'altra coreografia in base alla presenza alle lezioni, il gattamortismo, il disinteresse, la scialberia e la disorganizzazione sono sempre le stesse. Ah e il mio ginocchio non andrà mai a posto. Mi manca Martina con cui alla fin della fiera se ne parlava senza venire a capo di niente, ma mi faceva sentire meno sola. Il divario show gruppe e vecchio Auftritt continuo a vederlo nell'impegno messo. Più che un vero gruppo spettacolo con una preparazione tecnica di un certo livello, mi pare noi si sia solo il corso avanzato a cui viene chiesto in meno di 3 mesi di preparare altre 4 nuove coreografie, tra "io non riesco a venire" a meno di due ore dalla lezione e sessioni di studio extra a cui personalmente mi verrà molto difficile partecipare. Senza le sessioni extra non di conclude un bel di niente. Io amo danzare, ma mi sento in queste condizioni con un cappio al collo e strattonata a fare qualcosa che mi piace fare ma che da farsi è in un modo che non mi piace e che personalmente trovo sbagliato.
Trovo sbagliato portare 6 coreografie di cui una dell'anno scorso, da risistemare e una di quest'anno di cui ci sono ancora le posizioni da definire e 4 da preparare in meno di 3 mesi dallo spettacolo. Forse un gruppo di professionisti che danzano più ore al giorno, al posto di un ora e mezza alla settimana, possono farcela. O comunque gente più motivata che ci si impegna, non che datagli una coreografia di poche battute e piuttosto ripetitiva non la conoscono. A novembre ho avuto un fermo di un mese: da allora non faccio altro che pensare di lasciare il gruppo. Il problema è che diventa orribile il panorama che ho davanti per continuare a studiare. A parte il nostro Aufritt Gruppe, di Aladin c'è solo il " gruppo avanzato" che in questo caso più che "avanti" e di "avanzi": un gruppo che studia poca tecnica, che viene usato per "creare" le coreografie per l'auftritt gruppe, che danza in modo afinalistico, senza una coreografia, uno spettacolo a cui volgere sforzi e motivazione. Il gruppo della ginnastica insomma. Gruppo che per quello che ricordo è pure non amalgaamato: una lezione di yoga a caso in un carnet prendi 10 lezioni sarebbe la stessa cosa. Questo è il panorama a 20 minuti da casa, in un fitness studio pulito caldo e con comodo ed ampio parcheggio per un ora e mezza di lezione. Al di fuori trovo lezioni di 45 minuti, con riscaldamento misero al limite del farsi male, molto più lontani quasi tutti al di là del Reno e in posti dove parcheggiare non è affatto semplice o economico. Oppure affrontare un ora e mezza di strada verso sud. Ammetto di aver accarezzato anche l'idea di passare a lezioni private. Potrei chiedere tecnica, potrei ottenere di più. Il costo è decisamente più alto, ovviamente. Mi rimarrebbe comunque l'occasione di ballare in contest ed open stage, giacchè la possibilità di esibizioni in altri contesti sembra tra il limitato e l'impossibile. Ma forse l'ultima idea che mi è balenata è la migliore: pongo un mio limite personale ad Aladin: parteciperò solo a coreografie finite entro dicembre. Non mi pagano per massacrarmi con allenamenti extra. Rimane comunque il problema famigliare del giovedì, e a quello troverò una soluzione o verrà da sola, ma devo prima di tutto fare chiarezza con me stessa.