domenica 30 dicembre 2012

Farsi delle Domande

Questo post, non lo nascondo, me lo ha ispirato una persona che ho ritenuto amica fino ad un paio di settimane fa. Personalmente la riterrei tale, ma credo che sia successo qualcosa tra me e lei, qualcosa che non mi è dato sapere, per cui ha deciso di togliermi il saluto.

Come me, anche lei è cresciuta in una grande città e trasferita poi in un piccolo paese, con tutti gli annessi e connessi di  "mi ci trovo male" che sono tipici di chi, come noi , è abituato ai servizi delle grandi città. Lei però in questa zona ci abita da molto più tempo di me, quasi il doppio direi, e una cosa che mi ha colpito è che in tutti questi anni non si è fatta amici.
All'inizio quando la conobbi, capii che la cosa era possibile: di fatto qui sono molto chiusi, tanto che si guardano in cagnesco da un paese all'altro (distanza 1 km) e addirittura all'interno dello stesso paese, perchè "tu stai in quel rione là", o peggio ancora "noi siamo i paesani d.o.c., e voi no".
Così nel nostro comune essere "straniere" si è fatta comunella, fino a... due settimane fa? o prima?
Di punto in bianco, da parte sua inizia questo atteggiamento, ostile tanto da fare fatica a dirmi " buone feste"; tanto da dover scomodare una terza persona per farmi chiedere di portare, a questa terza persona, le foto di suo figlio recuperate per far si che non si perdessero. Richiesta che ovviamente ha messo questa persona in una situazione decisamente imbarazzante. Tutt'ora mi chiedo quale sia il motivo per cui abbia scelto di comportarsi così e probabilmente morirò senza saperlo, però da tutto questo siparietto davvero deprimente ho fatto questa considerazione: "se in tutti questi anni, mia cara, non ti sei fatta delle amicizie, forse il problema ce l'hai tu e non gli altri, perciò fatti delle domande".

Poi mi sono fermata ed ho pensato che anch'io non ho poi grandi amici da queste parti. Così mi sono fatta anch'io delle domande, soprattutto verso quei rapporti che si sono interrotti o incrinati: quando superano il numero di uno allora non può essere solo colpa dell'altro.
Mi sono posta delle domande ed ho trovato 2 risposte: la prima è che in tutte le amicizie rovinate c'è sempre uno screzio "veterinario": anche nel caso descritto inizio a supporre che ci sia un problema veterinario. Quella che pretende le cure gratis e poi fa sterilizzare i gatti da un altro, quella che ha la gatta che non si sa bene cosa abbia e me la vuole rifilare per andarsene in vacanza, e quest'ultima che da quando Marina e suo figlio non frequentano più il nido (ma anche da un po' prima) mi chiama solo perchè i suoi gatti stanno male.
La seconda è che io ho il difetto (o le palle, a seconda dei punti di vista) di dire ciò che penso senza troppi giri di parole, alle persone che ritengo amiche, ma forse questo non è poi molto apprezzato.

Da tutto ciò faccio sicuramente tesoro di una cosa: non mischierò più l'amicizia con il lavoro, se non per persone davvero in gamba.

4 commenti:

  1. Brava ! bella autocritica !

    E' sano e giusto essere buoni, ma mai tre volte, perché a Trieste si dice che chi è buono tre volte è un "Mona" (stupido)!

    Per i compaesani sempre il solito consiglio: guarda e passa!

    Tantissimi auguri!

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  2. Strana cosa quella che si chiama amicizia!!! Sapessi quante ne ho dovute vedere, purtroppo!!! Ma dove sei finita ad abitare. Descrivi il borgo come un luogo impossibile! Tantissimi auguri di Buon anno a te ed a tutti i tuoi cari, baci
    M.G.

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  3. I significato di "mona" è noto anche qui ;). Dei compaesani io mi sono fatta la mia ragione: qui c'è una sorta di cretinismo delel valli perciò si prende ciò che hanno di buono da offrire, e per il resto si ride

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  4. Fosse un borgo, Picetto! ma qui si danno arie di grande città ma non sanno cosa sia la città! Gli hanno dato la provincia una manciata di anni fa ed ora si credono chissà cosa, ma come dicevo a Renata, per sopravvivere, si prende il buono e si ride del resto.

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