Se non fosse per il covid e le relative difficoltà a viaggiare con minorenni che non possono ancora vaccinarsi, a PA-RI-GI non ci sarei stata, perciò:
grazie covid!
Pensavo fosse solo enfasi cinematografica: cenerentola a Parigi, il diavolo veste Prada, Emily in Paris, insomma americani che sognano l'Europa, ma mi devo ricredere Parigi è:
Magica,
divina,
meravigliosa,
mozzafiato,
unica,
indescrivibilmente bella,
e non te la scorderai mai.
Siamo stati fortunati abbiamo avuto 5 giorni di bel tempo, con solo un paio di ore di grigio e di freddo per un "tuffo" continuo nella bellezza ad ogni angolo.
Parigi è un esperienza Sensoriale a tutto tondo:
è piacere per la vista con le architetture ottocentesche volute da Napoleone (che non ringrazierò mai abbastanza per aver imposto la facciata neogotica al duomo di Milano) e per i negozi che si susseguono l'un l'altro, panorama che per me ha un dolce ricordo della Milano della mia infanzia;
per il palato corteggiato ad ogni secondo da bistrot, boulangerie e chioschi di crepes (e per la verità ne ho visto solo uno a les Invalides): dimagrire è impossibile, capisco perchè i parigini vanno a correre lungo la Senna;
per il tatto calpestando il ciottolato delle Quais, sedendosi sulle panche di marmo o di legno disseminate dovunque;
per le orecchie, perchè il francese non lo capirò ma coccola le orecchie abituate alla lingua in cui dire "ti amo" sembra la cosa più orribile del mondo,
per l'olfatto che ti riporta alla realtà: passeggiando per Boulevard de Magenta sulla via per le Sacre Coeur il sogno sostenuto dai profumi che ti ricordano i duty free aeroportuali o dall'odore del pane si alterna di tanto in tanto con quello dell'urina, ricordandoti che nella bellezza del mondo c'è sempre qualche lato oscuro che non deve essere dimenticato.
Ci siamo stati solo 5 giorni e devo dire che sono troppo pochi. L'essenziale lo abbiamo visto: ho fatto camminare due pigre colossali per km portandole da les Marais ( dov'era il nostro albergo) al Sacre Coeur e ritorno, poi a Notre Dame, dal Louvre alla Torre Eifel, ma non fidatevi di Maps, perchè vi farà fare la strada più corta ma meno bella passando sul retro dell'assemblea nazionale, seguite la Senna; dal Louvre all' Hard Rock Cafe e poi in albergo; Avenue des Champs Elyseés con tappa al Disney Store, Adidas, Mac, Montblanc e Mac Donalds (in Francia hanno panini diversissimi e non hanno il royal TS) fino al Arc de Triomphe. Ci è venuto in aiuto anche un bus turistico che altrimenti la vista della torre Eifel dal Trocadero, l'Opera, la Sorbona, Place de la Concorde ed altro che ora mi sfugge, ce li saremmo persi.
Per venire incontro alle figlie siamo andati anche alla Citè des Enfans secondo il consiglio trovato su questo blog dove casualmente abbiamo incontrato un altra famiglia Milanese a da lì continuato la giornata insieme, dando una svolta del tutto inattesa ma piacevole al nostro viaggio, e a Les Cafè des Chats, vicino a place de la Bastille (nella metrò sono segnati i perimetri dei muri e del fossato) popolato ovviamente da gatti davvero paffuti (ma comunque attratti dalle briciole di hamburger).
Abbiamo saltato il Louvre, e a malincuore ho saltato il Museè d'Orsay, dove volevo davvero andarci, per smorzare i musi lunghi delle figlie che non erano sufficientemente preparate al senso di "vistare un altra città", Ma se il Louvre e Orsay li ritroverò lì la prossima volta, la mostra su Albert Uderzo (che ho scoperto essere veneto) termina a fine ottobre, ed è stata una piacevole oretta alla scopetta di tutto quello che ha fatto oltre al famoso villaggetto dell'Armorica.
Parigi mi ha anche fatto venire una gran nostalgia di Milano: anche se la mia città non c'è quasi più, intendo i miei negozi le linee dei mezzi che usavo, ma il camminare tra la folla, i negozi aperti, le panetterie che non appartengono a grandi catene di distribuzione e che sono aperte dalla mattina alla sera (e non chiudono alle 4 del pomeriggio), il traffico caotico con una densa popolazione di moto e motorini, il mercato all'aperto in Boulevard Richard Lenoir (che è poi Canal St. Martin tombinato), mi hanno riportato nella mia città per tutte quelle cose che qui tra Colonia e Bonn non trovo e che mi mancano.