giovedì 12 aprile 2018

sentirsi senza aria e con l'acqua alla gola

Questa era una sensazione reale in piscina quando ero piccola, perchè nessuno mi aveva mai spiegato come si galleggiasse e come tanti ero abituata a stare fuori dall'acqua esattamente quanto braccioli o salvagente permettessero.
Ma non sono qui a parlare di acqua o subacquea, sebbene in questi giorni non abbia fatto altro.
Ieri ho ricevuto 2 belle notizie, una riguarda il Nemo, ma non ve lo posso dire nemmeno sotto tortura, l'altra è la disponibilità di un posto in un corso di apnea che mi interessa fare. Inutile l'acqua mi fa stare bene. Anche la danza mi fa stare bene, sono 2 sensazioni diverse: come ho scritot da un altra parte, una mi dà serenità l'altra gioia. E Martedì sera ho avuto la mia razione di gioia: nonostante mi sentissi dannatamente in colpa per gli errori commessi sul palco, nessuno a lezione ne ha parlato, come se fosse una cosa normale commetterne o come se non fosse il caso di dargli più importanza di quella che hanno avuto. Poi ieri sera ho visto le foto dello spettacolo dal pc e non dal cellulare, per rendermi conto che beh, forse poi tanto male non me la sono cavata. Tuttavia non riesco ancora a focalizzare cosa cazzo o sbagliato nel baladi.
Ma torniamo a quella grande sensazione di disagio con cui ho aperto il post.
Ecco quella mi attanaglia ma non per la danza, non per la subacquea, per il lavoro.
Ho ottenuto un certificato di competenza linguistica del grado richiesto, ho fatto riconoscere la mia laurea, ho mandato credo una cinquantina di curriculum per ricevere 2 telefonate di interesse ed una di queste non aveva nemmeno letto il mio cv. L'altra è quella della clinica dove vado come ospite non pagante e non pagato e che nonostante sia grasso che cola per migliorare la mia competenza linguistica mi hanno detto chiaramente di non crearmi alcuna aspettativa. Tra l'altro lì posso confrontare le mie competenze, ed ho scoperto che in Italia ho sempre e solo lavorato come un infermiera veterinaria tedesca. Certo ci sono cose che avrei potuto fare meglio di alcune colleghe retribuite, ma quel poco che so fare scompare di fronte a quelli che per me sono errori gravi, come aver dimenticato la dispnea di un gatto. L'ho visto dispnoico e miagolante con un catetere di drenaggio ed ho pensato fosse toracico. Invece dalla scheda era un ostruzione uretrale, e da lì poi mi sono scordata del gatto dispnoico, quando potevo avvisare una collega farlo mettere sotto furosemide e ossigeno. Magari ad alcuni colleghi sembrerà una sciocchezza da " eh dai può capitare", per me no.
Al di là di questo inconveniente, sono comunque alla ricerca di un lavoro, e spesso mi prende davvero la voglia di mandare di nuovo curriculum per fare la cassiera o altro lavoro senza una particolare qualifica: mi piace il lavoro in clinica, ma mi sento più spesso di quanto non vorrei, un pesce fuor d'acqua. Capisco il problema, ma poi non so come trattarlo, oppure tutto ciò che proporrei io è già stato fatto, o addirittura è fuori dalla prassi. E' una clinica dagli standard elevati questo mi è stato chiaro fin dall'inizio, e se può essere un bene per riprendere contatto con il mio ambiente lavorativo, dall'altro è avvilente sentirsi quella che non si ricorda un cazzo delle malattie infettive del cane e del gatto perchè in università ha visto solo quelle del bovino, del maiale ( se volevi preparare e passare l'esame velocemente, non c'era bisogno di studiare cane e gatto, perchè non venivano richiesti) e del pollo.
Il tempo passa e sono combattuta tra il volermi riscattare trovando un lavoro e avere l'angoscia di mandare curriculum che nella migliore delle ipotesi riceveranno un "no, grazie". Depressa no, ma con una gran voglia di piangere sì. Perchè nel malumore parliamoci chiaro: per sentirmi dire " puoi venire in clinica ma non ti paghiamo e non è detto che ti assumiamo" potevo rimanermene in Italia, senza dover affrontare corsi di lingua per sentirmi dire che purtroppo la lingua non la conosco a sufficienza per condurre una visita ( sai com'è ti insegnano a prenotare una vacanza nei corsi di lingua per stranieri, non a chiedere da quanto tempo il suo cane non piscia) e riconoscimenti di sorta.
Affronterò di nuovo la questione curriculum, che tanto peggio di così non può andare. Ci ho creduto in quella clinica, ed ho sperato di poter imparare qualcosa oltre alla lingua. Ma la formazione vera e propria è riservata ai neolaureati, non a chi si suppone che nonne abbia bisogno.
Intanto ho un gatto con l'Alzheimer che mette a dura prova i nervi, e l'altro che è diventato itterico, ma si comporta come se niente fosse: ed io come veterinaria mi sento brancolare nel buio nell'impossibilità di dare una terapia al primo, e nella consapevolezza che qualsiasi terapia al secondo sarebbe più lo stress per lui del fargliele ( fluidi, antibiotico ed epato-prottetori in un gatto di 18 anni che pesa si e no 2 kg?) che il beneficio del riceverle. E tutto questo mi fa solo sentire ancora più incompetente ed ignorante.
Che posto di lavoro ci può essere per una come me? Mi sento semplicemente totalmente ignorante o dannatamente mediocre in quel poco che credo di sapere un po'.
Mi rianima un po' sapere che so stare in acqua ferma quasi come un pesce, che se viene detto di muovere il bacino coi piedi ben appoggiati a terra e senza muovere le spalle lo so fare, che so riconoscere la dimensione del catetere da usare e che non va picchiato selvaggiamente nell'uretra a meno che non vuoi creare un'altra infiammazione oltre al problema che già quel cane ha. Ma non basta per essere assunta in un negozio di subacquea come commessa, per lavorare come insegnante di danza o danzatrice, ne come veterinario. Insomma mi sento semplicemente una sorta di tuttologa che non ha nemmeno un gruppo di ignoranti a cui spillare qualche soldo per sopravvivere, o meglio ho troppa coscienza per poter essere disonesta a questo modo.
Sentirsi inutile, è un attimo.
Sentirsi come la cicala che ha cantato tutta l'estate, pure.
Vorrei potermi sentire felice di essere quella che fa le lavatrici, che pulisce a casa ( che poi non lo faccio così spesso e tanto meno bene) ma no non è così. Vorrei fare qualcosa di più per la mia famiglia, ed invece mi sento per lo più un peso.
E forse questo sentirmi un peso che mi fa sentire senza aria e con l'acqua alla gola, e non ho idea di come galleggiare e stare meglio.

2 commenti:

  1. "Vorrei potermi sentire felice di essere quella che fa le lavatrici, che pulisce a casa ( che poi non lo faccio così spesso e tanto meno bene) ma no non è così. Vorrei fare qualcosa di più per la mia famiglia, ed invece mi sento per lo più un peso."
    Ecco come mi sento io da tanto, troppo tempo. Vorrei trovare il coraggio di dirlo. Ma quando ti senti elogiare la vita dagli altri perchè "in fin dei conti hai tutto quello che può far felice qualsiasi donna: una famiglia, una casa di cui occuparti, un marito amorevole, un figlio intelligente, tanto amore, di che ti lamenti? Si, manca la salute, ma c'è tanta gente che sta peggio di te" ti cadono le palle che non hai. Pare che desiderare qualcosa di più per sè come persona, come donna, sia un lusso.
    Ma siccome io non ci credo, penso che mi sbatterò la testa ancora e ancora. No, non mi rassegno. Ogni piccola cosa mi si para davanti, la prendo. Senza fare più grandi progetti.

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  2. Oddio chi si ferma a dirti "Guarda quello che hai c'è chi sta peggio di te" lo prenderei a calci nel culo per partito preso. Certo che ci può essere chi "sta peggio" ma ci sono 2 cose da dire. Primo: sicuro che stiano peggio? Magari sembra ma non lo è. Secondo: ma quanto è infimo doversi "sentire meglio" perchè c'è chi sta peggio? Qualche minuti dopo aver scritto questo post ho realizzato una cosa e spero che sia la risposta: non è che gli ormoni iniziano a farmi brutti scherzi? Comunque tu ed un altro paio di amiche per me siete un esempio di forza e coraggio uniche.

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