sabato 23 maggio 2020

L'azubo

Non troverete questa parola nel dizionario italiano, o se ci fosse dubito che abbia un significato corrispondente, e se lo fosse, cavoli in mondo è un gran casino. aspettate un attimo....ecco l'ho cercato sulla Treccani on line e non c'è, quindi ve lo spiego io cos'è e poi chi è l'azubo.
Qui in Germania molte professioni non le si imparano semplicemente sui libri, ma esiste un percorso formativo della durata di circa 3 anni genericamente definito Ausbildung che tradotto significa contemporaneamente, formazione professionale, tirocinio, istruzione e così è: si prende un ragazzo o una ragazza dell'età minima di 17 anni e lo si manda a lavorare e contemporaneamente ad imparare su un piano grossolanamente strutturato con 3 settimane di lavoro ed una di scuola. Alla fine si ottiene un diplomato che non solo conosce la materia teorica (si spera) ma che sappia già mettere le mani. Costoro sono chiamati "Auszubildende", abbreviato ad Azubi/Azubine, perchè i tedeschi con le loro parole chilometriche, amano le abbreviazioni. Ma io sono italiana e se i tedeschi che amano la precisione hanno Azubi per il maschio e Azubine per la femmina, per me sono l'azubo e l'azuba.
Io ho un azubo.
E vorrei non averlo.
L'azubo non si chiama Vincent, ma qui sarà chiamato così perchè " Vincenzo io ti ammazzerò perchè sei troppo stupido per vivere". E sì è troppo stupido per vivere, ma, nel suo caso, sopprimerlo sarebbe maltrattamento animale e per il lavoro che faccio perderei il posto di lavoro, quindi mi tocca tenermelo. Grazie al cielo, non tutti gli azubi sono così: Ne abbiamo di in gamba, di teste vuote che però le riempi come ti pare e poi lavorano benissimo e puoi stare tranquilla che non combinano cazzate, di ipertimorosi che si turbano nel mettere il collirio ad un coniglio, e poi c'è Vincent che purtroppo non è nulla di tutto ciò. Non è in gamba, non è una testa vuota riempibile, e non è un ipertimoroso. E me lo devo smazzare io. Ora sia chiaro che se potessi parlare in italiano sarebbe tutt'altro discorso, ma dovendomi spiegare in tedesco mi viene difficile gestirlo. Gli Azubi in genere entrano in una struttura e ci rimangono per 3 anni. Se cambiano ci sono 2 motivi: hanno scelto loro di andarsene perchè non era il posto giusto oppure sono stati licenziati. Ecco Vincent è stato licenziato a metà del secondo anno di un Ausbildung un po' diverso da quello da offre il mio posto di lavoro. Le nostre azube del secondo anno non lo sopportano. L'azuba del terzo e del primo anno non so, quello del primo anno non lo stima affatto, tutti gli altri colleghi non lo vedono di buon occhio. L'azubo è tradotto in italiano corrente non accademico, un bimbomikia di 25 anni che non si lava, ha le croste in faccia e i capelli unti. Nel nostro rifugio per animali, tempo per sedersi non ce n'è quasi mai: lui è fin troppo spesso seduto con il cellulare in mano. La sua risposta standard se gli muovo un obiezione (ed io fino a prova contraria sono una sua superiore non una sua pari, da me dipende la sua formazione) è "sì ma -collega/azuba a caso- mi ha detto che..." E non so se sia peggio, quando gli affido un incarico con differenti compiti da svolgere, non li termina mai tutti e in genere si inventa altro da fare non richiesto vanificando spesso l'organizzazione del reparto di mia competenza. Ieri per esempio gli ho chiesto di pulire una gabbia di conigli e portare in cucina una borsa (la cucina si trova di passaggio tra dove gli ho parlato e la gabbia in questione) e lui cosa fa? Si mette a sistemare la verdura in frigo senza aver pulito il frigo come da protocollo interno (per questioni igieniche il frigorifero va pulito ad ogni nuovo rifornimento di verdure). E i conigli?  Oggi invece decide che prepara lui le verdure. No ferma un attimo. Qui si lavora di squadra: ci sono capitani e giocatori, e i capitani organizzano le risorse della squadra per vincere e la nostra è una partita contro il tempo: rifugio bello pulito e ordinato come se spuntasse dal catalogo Ikea per l'ora di apertura al pubblico. Quindi mi dispiace Vincenzino bello ma se io ci metto 30 minuti per fare le verdure e tu quasi un ora, è meglio che te ne vai a pulire le gabbie che mi sei più utile. Peccato che Vincenzino bello non sia in grado di accettare questo tipo di cose. dalle 8 alle 11 io ho: controllato il gatto che si era fatto male il giorno prima, sistemato un coniglio portato dall'acchiappacani durante la notte, fatto le verdure sistemato tutti i conigli tranne una gabbia che per comodità era più facile per Vincenzino, preparato una tazza di thè bevuta per lo più mentre sistemavo i conigli, sistemato il drago barbuto, sistemato i volatili, messe a posto un paio di scartoffie, controllato il lavoro fatto da Vincenzino. Lui ha: spostato 2 conigli in una gabbia che avevo precedentemente preparato, pulito i 2 porcellini d'india, le due gabbie di ratti, quella dei Degu e le tartarughe terrestri. Dopo tutta questa mole di lavoro, gli chiedo di: svuotare e pulire 2 gabbie e rimuovere la polvere dalle gabbie non usate. Vado a controllare il lavoro e.... ha solo pulito una gabbia e lavato il pavimento. Quando gli ho chiesto spiegazioni mi ha detto: "non ho capito che dovevo fare anche quella e pulire le altre".
Domani è domenica. L'orario di apertura è dalle 11 alle 13. Tutto il rifugio deve essere pronto entro le 10.30 con animali nutriti, gabbie pulite e parti comuni pulite e lavate. Sto sperando che domani si dia ammalato, che almeno mi evito l'impiccio di averlo tra i piedi. 

lunedì 11 maggio 2020

Mi rimangono i ricami e i ricordi


Questa foto è stata scattata il 29 Settembre 2012, il giorno del mio matrimonio. La nanerottola in mezzo vestita di viola sono io. Mica il classico bianco, anzi. Fu un matrimonio molto colorato.
Alla mia destra Maria Elena, alla mia sinistra Sara.
Ci siamo conosciute grazie alla passione comune per il ricamo a punto croce, su un gruppo di yahoo e tante chiacchiere fatte sui messangers che si sono trasformate lentamente in un amicizia, legata anche dai gatti. Maria Elena all'epoca viveva con Merlino, Morgan che nonostante fosse castrato viveva da maschio intero, e il coniglio Benjamin. Sara aveva la Gioiuta ed io avevo Manolo, la Tabi, il Micione e Shami. Ricordare, è davvero lunga, perchè di chiacchiere grazie alla tecnologia ne avevamo fatte tante, tanti progetti, tante considerazioni, tante cose sebbene una stava a Ravenna, l'altra ad Udine ed io a Milano. Il mio matrimonio fu la seconda occasione in cui riuscimmo ad incontrarci tutte e tre insieme. La prima fu la festa di compleanno a sorpresa per Sara 2 anni prima.
Di loro oggi mi rimangono i ricami, tantissimi, i ricordi, le chiacchiere, e questa foto.
Avrei molto da scrivere, ma non è facile perchè ho un specie di peso-bomba sul cuore che se mi fermo a guardarlo esplode e non mi fa scrivere. E' fatto di ricordi, di cose che si sarebbero volute fare diversamente e di quella orribile situazione " devo farlo vedere/sapere/raccontare a... le piacerà sicuramente" e non puoi. E' il distacco. Il dolore ti travolge, ma il distacco avviene più lentamente e solo col tempo prende un sapore diverso meno amaro. E' quando si passa dal " devo farlo sapere a..." al "questa cosa le sarebbe piaciuta tantissimo" che il sapore cambia. E' che non c'è una data in cui accade come la scadenza della garanzia per un elettrodomestico. Prima o poi accade.
Non siamo state legate tutte e tre a doppio filo fino all'ultimo: mi sono o ci siamo allontanate. Con Maria Elena accadde non molto tempo dopo il mio matrimonio, prima che si ammalasse, o che scoprisse la sua malattia, in modo piuttosto brusco. Con Sara è stato un po' più graduale, e posso dire dovuto molto al mio trasloco in Germania. Ma nonostante tutto non posso non sentire il vuoto che ne rimane.

mercoledì 6 maggio 2020

La mia amica S.

Non ho chiesto se potevo parlare di lei perciò metto solo S., anche se avendo io pochi amici chi mi conosce da quando è nato questo blog e pure prima sa bene di chi sto parlando.
Qualche anno fa scrissi senza fare nomi che ho una mica ingambissima e coraggiosissima anche se non è mai andata in moto o non ha mai fatto il giro del mondo in barca a vela: era lei. Poco fa ho ascoltato un suo video messaggio ed è la cosa più coraggiosa, piena di amore e di speranza che io abbia mai sentito.
Ed ho pianto.
Ho pianto come non facevo dalla morte di mia mamma urlando il mio dolore fino a farmi male la gola, perchè purtroppo la mia amica che ha solo un anno più di me, se ne sta andando dopo anni passati a combattere il cancro, e sta vincendo lui, purtroppo.
La mia amica ha parlato a tutte le persone che le vogliono bene e a cui vuole bene, dicendo cose bellissime, con un volto che non è il suo e che a me ricorda fin troppo quello di mia mamma poco meno di 24 ore prima che morisse.
Non sono pronta, ma ho capito e lo devo accettare.
Quello che mi fa male è che anche volendolo non potrò andare da lei per stringerle la mano, per ricordarle del melo, per parlare dei gatti e di quelle altre cose che ci siamo dette in poco meno di 20 anni.
Come ha detto Cla, sto rivivendo situazioni già vissute e non solo quelle legate a mia madre. C'è stata un altra amica, che non volle farmi sapere che stava male perchè mia mamma era morta da poco, e poco dopo è finita  a lungo in ospedale: ero pronta a partire biglietto già alla mano, e i parenti non mi hanno voluto, perchè era " un brutto spettacolo". Gli amici non hanno paura dei brutti spettacoli. Le amiche comuni invece mi hanno tagliato fuori da qualsiasi pensiero. Che belle persone. Un amica persa ancor prima che morisse, un amica che era convinta l'avessi abbandonata io perchè ero diventata mamma. Questo per la verità non c'entra con l'amica S., ma fa brodo nel bagaglio delle cose che fanno soffrire.
La sofferenza non si può ne immaginare ne descrivere a parole. Non la si augura a nessuno, ma è certo che quando la provi la riconosci sempre ed è davvero come una ferita che non riesco mai a rimarginarsi. E non puoi nemmeno immaginare quella delle altre persone.
Io non saprei cosa raccontarvi della mia amica S. tranne che è una di quelle persone che ti tocca il cuore, così bella dentro che potrebbe essere uscita da un romanzo che parli di purezza e virtù femminile di altri tempi. Così deliziosamente sincera ed umana che non faceva sentire solo nessuno sulla faccia della terra. Ricordo tantissime cose delle nostre lunghe chat, ma le chat sono come le lettere: sono cose personali che non si possono raccontare.
Ti voglio bene amica mia, e come ti ho già detto, non ho altre parole che possano avere un vero significato.