I miei primi 5 anni li ho passati con la nonna materna e la mia pro-pro-zia. In pratica due nonne, ma una era la Zizì, con la zeta morbida.
La Zizì era del 1903, conosciuta in famiglia come Zia Gina all'anagrafe si chiamava Regina, e quando era piccola, e c'era la monarchia si permise di scrivere alla Sovrana Maria Josè dicendo che si chiamava Regina proprio come lei. Questa lettera comportò l'arrivo a casa dei carabinieri, una sberla da sua mamma, e una lettera di riconoscimento da parte della Sovrana Maria Josè, di cui purtroppo non ne ho traccia.
Della Zizì ho tanti ricordi come fotografie, forse qualcuno di più di quelli di mia nonna, che all'epoca lavorava, ed io ero in laboratorio con loro tra macchine da cucire e stoffe sportive (mia nonna ha fatto le maglie di parecchie squadre di calcio di serie A negli anni 60 e 70). Per me era una donna alta e magra, con gli occhiali i capelli corti e ricci, ma ricci da bigodino. Tutte le sere andava a letto con una tazza di acqua per la notte ed io glie ne prendevo sempre un sorso. Fumava le nazionali senza filtro ed aveva 2 posaceneri: una conchiglia ed uno in bronzo con topino, che io amavo e che attualmente è a casa di mio padre. E con me aveva una pazienza infinita: potessi tornare indietro da adulta, mi darei un paio di sberle per come mi sono comportata con lei un paio di volte. La Zizì appena potè andare a lavorare venne assunta nella sartoria della Scala come Piccinina, e mia mamma ha raccontato più volte che in casa quando lei era piccola, non si poteva ascoltare l'opera lirica in radio o oin televisione senza che la Zizì non anticipasse le battute ( ma si potrà parlare di battute nel canto lirico?) .
Della Zizì mi ricordo ocmunque due cose più di ogni altra: la Saccarina, e il minestrone. La Zizì era diabetica e prendeva il caffè con la saccarina, che era in una piccola scatoletta di latta turchese: ho cercato l'immagine su google, ma non l'ho trovata. Il minestrone invece è una specie di segreto che si è portata nella tomba. Lei era la cuoca di famiglia e a quanto pare solo lei riusciva a farmi mangiare: ero una bambina capricciosa a tavola ed inappetente, ma del suo minetrone,il brodol le patate e quanche altra verdura le mangiavo volentieri.
Ieri alla ricerca di nuove ricette a base di verdure per la mia dieta ( che sì sta portando risultati) ho messo mano al libro di cucina tradizionale milanese ed ho tirato fuori la ricetta del Minestrone milanese classico, in cui ci va una marea di verdura.
Non ho potuto riprodurlo fedelmente per la mancanza di zucca, erbette ( vai a capire cosa si indica e come tradurla) zucca, rape, osso di prosciutto e lardo, ma il sapore era molto molto simile a quello del minestrone della Zizì.
E la saccarina? Ebbene, per quanto i primi tè senza zucchero sembravano essere interessanti e piacermi, nel giro di qualche giorno li ho abbandonati, per insapore. Così ieri ho ceduto: avendo scelto di eliminare quasi totalmente lo zucchero dalla mia alimentazione eccetto quello del caffè al mattino, ho azzardato 85 centesimi di saccarina da usare una tantum per il tè.
La Zizì era del 1903, conosciuta in famiglia come Zia Gina all'anagrafe si chiamava Regina, e quando era piccola, e c'era la monarchia si permise di scrivere alla Sovrana Maria Josè dicendo che si chiamava Regina proprio come lei. Questa lettera comportò l'arrivo a casa dei carabinieri, una sberla da sua mamma, e una lettera di riconoscimento da parte della Sovrana Maria Josè, di cui purtroppo non ne ho traccia.
Della Zizì ho tanti ricordi come fotografie, forse qualcuno di più di quelli di mia nonna, che all'epoca lavorava, ed io ero in laboratorio con loro tra macchine da cucire e stoffe sportive (mia nonna ha fatto le maglie di parecchie squadre di calcio di serie A negli anni 60 e 70). Per me era una donna alta e magra, con gli occhiali i capelli corti e ricci, ma ricci da bigodino. Tutte le sere andava a letto con una tazza di acqua per la notte ed io glie ne prendevo sempre un sorso. Fumava le nazionali senza filtro ed aveva 2 posaceneri: una conchiglia ed uno in bronzo con topino, che io amavo e che attualmente è a casa di mio padre. E con me aveva una pazienza infinita: potessi tornare indietro da adulta, mi darei un paio di sberle per come mi sono comportata con lei un paio di volte. La Zizì appena potè andare a lavorare venne assunta nella sartoria della Scala come Piccinina, e mia mamma ha raccontato più volte che in casa quando lei era piccola, non si poteva ascoltare l'opera lirica in radio o oin televisione senza che la Zizì non anticipasse le battute ( ma si potrà parlare di battute nel canto lirico?) .
Della Zizì mi ricordo ocmunque due cose più di ogni altra: la Saccarina, e il minestrone. La Zizì era diabetica e prendeva il caffè con la saccarina, che era in una piccola scatoletta di latta turchese: ho cercato l'immagine su google, ma non l'ho trovata. Il minestrone invece è una specie di segreto che si è portata nella tomba. Lei era la cuoca di famiglia e a quanto pare solo lei riusciva a farmi mangiare: ero una bambina capricciosa a tavola ed inappetente, ma del suo minetrone,il brodol le patate e quanche altra verdura le mangiavo volentieri.
Ieri alla ricerca di nuove ricette a base di verdure per la mia dieta ( che sì sta portando risultati) ho messo mano al libro di cucina tradizionale milanese ed ho tirato fuori la ricetta del Minestrone milanese classico, in cui ci va una marea di verdura.
foto tratta dalla mia copia di "La cucina Milanese" di Laura Rangoni, ed. Newton & Compton |
E la saccarina? Ebbene, per quanto i primi tè senza zucchero sembravano essere interessanti e piacermi, nel giro di qualche giorno li ho abbandonati, per insapore. Così ieri ho ceduto: avendo scelto di eliminare quasi totalmente lo zucchero dalla mia alimentazione eccetto quello del caffè al mattino, ho azzardato 85 centesimi di saccarina da usare una tantum per il tè.
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