Si parla sempre di "altro lato della medaglia" per avere sempre una prospetitva bidimensionale delle cose. Spesso si può considerare una faccenda come bidimensionale, ma la vita non lo è mai. La vita è poliedrica, non c'è sempre una contrapposizione diretta bianco/nero o sì/no ma ci sono i grigi, i forse e tutte le implicazioni varie. Scoperta dell'acqua calda? Sì, ma questo è il mio blog e ci scrivo quello che mi pare.
Ieri ho scritto un post sulle preoccupazioni " da primo mondo" legate all'ultimo fine settimana di Marzo.
Però avrei altre preoccupazioni più importanti a cui pensare e a cui fosse penso troppo poco.
Da qualche tempo, sono ospite in una clinica piuttosto grossa per migliorare il tedesco medico, prendere famigliarità con il programma gestionale della clinica ( figata pazzesca altro che Pongo!) e magari imparare qualcosa che non so come le piccole chirurgie di routine, come le sterilizzazioni, e l'anestesia iniettabile (vista troppo poco in Italia).
Mi sono resaconto che rimanendo in clinica, molte cose come farle e non farle me le ricordo, ma sono consapevole di non saperne altre, e questo significa una cosa sola: impararle.
Ci vuole tempo e dedizione che talvolta non so dove andare a prendere sia l'uno che l'altro.
Non so quanto tempo potrò essere ancora ospite, spero fino alle vacanze di Pasqua e poi spero di ottenere un posto di lavoro, perchè quello è lo scopo dello essere in clinica 3 volte alla settimana contrattempi ( asilo chiuso, neve e mal di pancia) permettendo, e mi chiedo se non sono troppo lenta nell'apprendimento.
Nessuno mi è venuto a chiedere " allora, come va?" per avere un polso della mia situazione. Ma è anche vero che io parlo coi colleghi, anche se non sono le due cariche più importanti in clinica, e in quella clinica a me pare che la gente parla tra di loro e non sparla.
Non ho paura del turno di notte o del fine settimana ogni non so quanto: ho paura del criceto roborowsky, che non so nemmeno come tenerlo in mano, ho paura dell'ecografo che non so riconoscere le sonde, ne tantomeno usarlo, ho paura dell'enucleazione che mi cade addosso di punto in bianco. Ho paura di sparare le cifre che ho visto girare a cui non sono abituata: gatto in visita per caduta dal 4 piano, 300 euro come se niente fosse. Ecco ho paura di sbagliare a fare questi preventivi.
Sinceramente, non sono convinta di avere abbandonato le paure che avevo quando mi è stato proposto di andare in clinica, ma sono cambiate. Ero abituata al " sei da sola e devi fare tutto da sola, inoltre sei anche intellettualmente da sola, perchè il tuo confronto con un collega per un dubbio non è visto come segno di professionalità ma debolezza culturale".
Qui no.
Ci sono infermieri, aiutanti, paramedici, figure di riferimento come la Chefärztin o la Oberärztin, colleghi con cui parlare. Si può lavorare, e crescere professionalmente. E' un bel posto, spero proprio di avere un occasione per lavorarci.
Ieri ho scritto un post sulle preoccupazioni " da primo mondo" legate all'ultimo fine settimana di Marzo.
Però avrei altre preoccupazioni più importanti a cui pensare e a cui fosse penso troppo poco.
Da qualche tempo, sono ospite in una clinica piuttosto grossa per migliorare il tedesco medico, prendere famigliarità con il programma gestionale della clinica ( figata pazzesca altro che Pongo!) e magari imparare qualcosa che non so come le piccole chirurgie di routine, come le sterilizzazioni, e l'anestesia iniettabile (vista troppo poco in Italia).
Mi sono resaconto che rimanendo in clinica, molte cose come farle e non farle me le ricordo, ma sono consapevole di non saperne altre, e questo significa una cosa sola: impararle.
Ci vuole tempo e dedizione che talvolta non so dove andare a prendere sia l'uno che l'altro.
Non so quanto tempo potrò essere ancora ospite, spero fino alle vacanze di Pasqua e poi spero di ottenere un posto di lavoro, perchè quello è lo scopo dello essere in clinica 3 volte alla settimana contrattempi ( asilo chiuso, neve e mal di pancia) permettendo, e mi chiedo se non sono troppo lenta nell'apprendimento.
Nessuno mi è venuto a chiedere " allora, come va?" per avere un polso della mia situazione. Ma è anche vero che io parlo coi colleghi, anche se non sono le due cariche più importanti in clinica, e in quella clinica a me pare che la gente parla tra di loro e non sparla.
Non ho paura del turno di notte o del fine settimana ogni non so quanto: ho paura del criceto roborowsky, che non so nemmeno come tenerlo in mano, ho paura dell'ecografo che non so riconoscere le sonde, ne tantomeno usarlo, ho paura dell'enucleazione che mi cade addosso di punto in bianco. Ho paura di sparare le cifre che ho visto girare a cui non sono abituata: gatto in visita per caduta dal 4 piano, 300 euro come se niente fosse. Ecco ho paura di sbagliare a fare questi preventivi.
Sinceramente, non sono convinta di avere abbandonato le paure che avevo quando mi è stato proposto di andare in clinica, ma sono cambiate. Ero abituata al " sei da sola e devi fare tutto da sola, inoltre sei anche intellettualmente da sola, perchè il tuo confronto con un collega per un dubbio non è visto come segno di professionalità ma debolezza culturale".
Qui no.
Ci sono infermieri, aiutanti, paramedici, figure di riferimento come la Chefärztin o la Oberärztin, colleghi con cui parlare. Si può lavorare, e crescere professionalmente. E' un bel posto, spero proprio di avere un occasione per lavorarci.
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