mercoledì 26 luglio 2017

Curriculum subacqueo: perchè si sceglie di diventare Dive Master

Stavo scrivendo una mail ad un altro subacqueo ( sì "lui") quando mi sono resa conto che forse sarebbe stato noioso al limite dello spam un altra mail e che il contenuto della stessa vale la pena condividerlo in modo più ampio qualora passasse di qua qualcuno che sia interessato alla pratica subacquea: d'altronde il condividere esperienze e un accrescere il bagaglio culturale ( se non sono cose inventate).

tutto nasce dal consiglio: " Completa il tuo DM, completalo bene non ho consigli migliori di questo
l'IDC è pesante, ma è tutto standard e procedure la vera formazione è il DM, credimi fallo bene e tutto il resto arriva cascata"

Questo consiglio arriva perchè sto cercando di andarmene prima della prima lezione dal dive center a cui mi sono rivolta per il DM: non mi spaventano i 6-9 mesi di corso che mi hanno pronosticato, ma ci sono altre cose che non mi stanno bene.
Prima di tutto quando ho incontrato giovedì scorso l'insegnante, mi sembrava decisamente scocciato di essere lì e che avesse una gran voglia di andare via al più presto possibile.
Secondo quando chiesi come si sarebbe svolto il corso cosa che non era affatto descritta nel depliant e per me molto importante perchè abitando a 3/4 d'ora di distanza, avevo bisogno di organizzarmi con 2 figlie non ancora abbastanza grandi per essere lasciate da sole senza farmi stare sulle spine, mi dissero che il corso si sarebbe adattato sui tempi dei partecipanti, e così accettai e diedi la mia partecipazione.
Terzo se non chiamavo io per sapere se il corso partiva o meno e a che ora nessuno sisarebbe fatto vivo. Eppure il mio telefono e la mia mail li avevo lasciati.
Ora non so voi, ma se posso capire che un giorno qualcuno non sia felice di essere da qualche parte, non capisco perchè un centro PADI che sfoggia di essere blasonato 5 stelle non rispetti le prime due caratteristiche enunciate nelle prime tre pagine del manuale Dive Master: Professionalità e comportamento modello. E' professionale non avere informazioni rispetto la gestione del corso? E' professionale non informare i tuoi potenziali allievi e clienti? E' professionale sembrare scocciatissimo di essere lì ad insegnare? Personalmente me ne stra frego se tutti voi che lavorate lì dentro avete la magliettina tutta uguale in ottime condizioni e fresca di ferro da stiro: quella è apparenza, ma le altre cose mi parlano più di sostanza, e quello che mi dicono non mi piace.
Detto questo sì ci tengo molto a fare bene il DM perchè ne va addirittura della mia credibilità in quanto tale, ma le premesse non mi paiono da " alta credibilità".

E di corsi fatti col culo ( a cazzo di cane no, poi vi spiego il perchè) ne ho l'esperienza del mio open water. Il brevetto OW mi è stato rilasciato ( il diving/istruttore lo dico solo se mi viene richiesto da un ufficio PADI) senza aver completato le immersioni in acque confinate, e senza aver fatto nessuna immersione in acque libere, questo perchè lo stesso diving organizzava un viaggio a Marsa Alam in barca a cui io e mio marito avevamo intenzione di partecipare. Mi ricordo di aver fatto 2 immersioni in piscina: non mi ricordo quando mi fece fare lo svuotamento della maschera che fu fallimentare mi spaventai. tornammo in superficie e venni presa a male parole ed umiliata. Ci rimasi male per un paio di giorni cercando di convincermi che quella reazione dell'istruttore fosse solo colpa mia. Ebbi il brevetto in mano, il manuale e il DVD senza la pratica minima necessaria. Non ricordo nemmeno di aver firmato i ripassi delle conoscenze, ma ricordo di aver fatto l'esame teorico con l'aiuto, perchè "quelle cose lì che non servono" non mi erano state spiegate. Stesso discorso per alcuni esercizi in acqua che " ma tanto quelli non is insegnano più". Comunque non sentendomi sicura mi rivolsi ad un associazione sub vicino a casa che faceva pratica in piscina per migliorare la mia pratica subacquea.
Andai a Marsa, e il primo tuffo in mare fu puro panico. Credo di non essere andata giù più di 20 cm, con il mio istruttore a oltre un metro dalle mie pinne. L'immersione finì letteralmente senza aver consumato nemmeno un bar della mia bombola. La seconda andò meglio: l'insegnante mi assistette durante tutta l'immersione dalla discesa lungo la cima, tenendomi per mano durante tutta l'immersione a Malahi. Oltre allo spettacolo magnifico che tutt'ora rivedo, mi ricordo che facevo un rumore terribile sott'acqua per poi accorgermi che stavo buttando fuori l'aria solo dal naso.
Lì nel Mar Rosso, ebbi il mio battesimo dell'acqua, ma per come erano stete impostate le cose non potevano durare a lungo. Mi venne venduto un gav sbagliato, mi vennero mal consigliate le pinne, venni lasciata senza formazione dal diving center di cui ci fidavamo e presa in altre occasioni a male parole ( "tu devi imparare a stare in acqua", "tu devi dimagrire") venni messa in mano ad un assistant instructor che alla cima se ne andò  giù per i cazzi suoi lasciandomi da sola in balia di un'attrezzatura troppo larga per me ( nella mia dopo la gravidanza non ci entravo più) che mi si rigirò addosso. Dopo quell'esperienza ( e aver visto dare in prestito ad un altro subacqueo le pinne di mio marito come se fossero proprietà del diving) voltammo le spalle a quel diving. L'unica cosa che ci diede di veramente buono quel diving fu il titolo di un libro: Figli di una Shamandura. Ci furono altri 2 tentativi: uno a Santa Margherita Ligure in cui mio marito non so dove raccolse la pazienza ma riusci a portarmi sott'acqua, ed un altro a Noli, dove detto chiaramente all'istruttore che avevo bisogno di assistenza nell'entrata da riva, mi disse " ci vediamo alla boa" e sparì lasciandomi da sola sulal battigia, io che nelle meno di dieci immersioni precedenti ero per lo più entrata col passo del gigante e non avevo idea di come entrare da riva. Dopo Noli, e altri "addetti idioti" ero pronta a vendere la mia attrezzatura grazie all'ansia e al panico che mi assalivano prima di entrare in acqua e a quei 10 kg extra che non mi permettevano di entrare nel gav e nella muta (e le dita affettate sulle cuciture del neoprene le ho avute).
Passarono 3 anni, tra Noli e Levanto.
A Levanto Luca incontrò un dive Center che ci ispirava quella fiducia che di fatto dovrebbero avere i Dive Center. Così mio marito mi convinse a fare un check dive con loro. Mi venne data assistenza dal primo al'ultimo momento, venni strapazzata un attimo, ma senza essere presa a male parole, per riscuotermi dal panico che mi aveva assalito in un metro e mezzo di acqua. Venni tenuta 2 ore al porticciolo.  Ne uscii con il seguente verdetto: il gav che ha è troppo piccolo per sostenerla, le pinne sono larghe e domani si va al Canyon.
Non si trattò di un giudizio alla buona per ingraziarsi il cliente: ma un giudizio reale, adatto alle mie capacità e che mi diede l'opportunità di credere in me stessa, e dopo aver visto le vacchette di mare fu una strada agevole che mi ha portato alla maggior consapevolezza delle mie capacità subacquee, della consapevolezza dei miei limiti, al viaggio di nozze a Sharm, alle imprecazioni perchè ho l'aria nella semistagna e non scendo, e alla decisione di diventare Dive Master.

Forse proprio per le pessime esperienze avute entro le prime dieci immersioni (la nona immersione fu con Jill di Ocean College a Ras Um Sid Temple e ci innamorammo di lei che andò a sgridare un altro subacqueo che importunava un pesce) e l'ottimo lavoro fatto dal Punta Mesco a Levanto che per me è importantissimo prendere il brevetto Dive Master in modo serio. Sono più che consapevole che l'apprendimento della teoria e l'attenzione nella pratica sono solo a mio carico,  ma per tutto il resto devo dipendere da un centro ed un istruttore PADI che in meno di una settimana non mi ispirano più credibilità.

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