E probabilmente non solo lei la vede così. D'altronde anch'io è un po' che ci penso.
Ieri in relazione al post "Zagharid.de", mi ha scritto questo:
"Forse e' ora , se vuoi davvero crescere artisticamente, di non fare più paragoni.
Io ho imparato che ogni insegnante può darti qualcosa che alla fine ti accresce.. Anche il saper riconoscerne la non validità è un accrescimento."
E questo non è un lavoro di pulizia della tecnica o un approfondimento su uno stile in cui sei carente, ma è un lavoro sulla propria vita.
Non c'è un manuale da cui imparare a farlo perciò vado con tentativi e il tentativo che farò oggi è mettere nero su bianco ciò che ho imparato di buono e di cattivo dall'insegnante che ho seguito per più tempo, Dina.
La cosa per cui più le sono grata e per cui senza non sarei qui a scrivere è l'intraprendenza di aver portato la danza medio orientale, da lei chiamata danza egiziana, in quel di Vidardo: senza questa intraprendenza e senza il sostegno economico-morale di mia mamma (economico perchè me lo pagava lei e morale perchè mi toglieva l'imbarazzo di chiedere i soldi a mio marito) io non avrei ripreso a danzare seguendo corsi.
Da lei non ho imparato la tecnica di base: quella l'avevo appresa in un altra scuola a Milano, però la prima cosa che m'insegnò bene fu il radicamento a terra, o meglio chiarire il concetto e togliere il releveè che, nel danzare da sola per tanti anni, aveva preso molta parte. la seconda fu una pulizia generale della postura che sempre per il discorso "danzare da sola per tanti anni" s'era viziata con un atteggiamento piuttosto cifotico.
Inutile ribadire qui quanto postura e radicamento siano fondamentali in questo tipo di danza soprattutto per non crearsi dei danni, ed sono il secondo motivo di gratitudine.
Poi mi ha introdotto ai diversi stili della danza medio orientale, lo sha'abi, il saidi e relativa raq al assaya (danza col bastone) e accenni di tathib, il baladi, la melaya e la raq sharqi. Senza contare l'introduzione ai cimbali e all'uso del velo, alla conoscenza teorica delle percussioni e dello studio/impostazione di una coreografia e trucco teatrale. M'introdusse anche alla Gipsy, ma non era per me. Così ho conosciuto diversi stili che sono convinta siano ancora da esplorare, che non si siano esauriti in un tipo di abbigliamento o di modo di tenere le braccia o solo per l'epoca storica e culturale, nonchè la regione in cui si sono sviluppati.
Tutti questi argomenti sono stati presentati nell'arco di 3 - 4 anni. Tanto tempo? Poco tempo? Non lo so, sinceramente. Non ho per nulla un esperienza da insegnante per poterlo giudicare: a me pareva che ci fossero solo un sacco di cose buttate a casaccio e lasciate venire su un po' alla come viene viene, senza un'ordine, senza chiarezza. Idem per la tecnica e per le coreografie, che non variavano tutte le volte del tipo "ho pensato che questo passo ci sta meglio di quell'altro" ma la spiegazione era "ma no era così anche l'altra volta!" e nulla valeva che in 10 la ricordavamo tutte nello stesso modo ma diverso dal suo.
Da questo senso di smarrimento, nasce tutto il mio rancore e il mio astio verso questa insegnante: si badi bene insegnante, non persona: come persona non ho nulla da dire perchè non siamo mai diventate amiche e la conosco poco.
Lo smarrimento ad un certo punto mi fece dubitare (insieme ad un paio di incidenti che non voglio stare qui a ricordare) anche della veridicità di ciò che diceva. Solo in seguito facendo il corso insegnanti da Jamila Zaki, ho trovato le risposte, confermando ciò che di vero e buono della teoria mi aveva insegnato Dina e spingendomi a cercare altre fonti per confermare o smentire ciò che era rimasto in sospeso.
Cosa ho imparato da questo senso di smarrimento? Che ci vuole chiarezza.
Chiarezza che esige informazione e competenza non superficiale.
Chiarezza che può anche voler dire "non lo so, mi devo informare" e portare la risposta alla prima occasione possibile, perchè nessuno nasce imparato.
Chiarezza che esige osservazione minuziosa e anche ripetizione fino alla noia mortale se un passo ad una persona non viene in 4 anni di corso.
Chiarezza che esige una disciplina personale per non mettere in una situazione d'instabilità le allieve.
Poi c'è il discorso pratico-tecnico e qui è il mio parere contro il suo.
Chi ha ragione? Chi ha torto?
E' giusto liquidare il discorso braccia e mani con "sono naturali" e "le potete tenere così e così e così", o necessitano di esercizio costante, cure e attenzioni durante le lezioni?
E' giusto permettere alle allieve di presentarsi ad uno spettacolo con un costume diverso da quello concordato e permettere loro di esibirsi?
E' giusto usare il velo per "coprire le braccia"?
C'è davvero tutta questa enorme differenza tra danza medio orientale e danza egiziana?
Io le mie risposte le ho trovate, come ho detto prima anche attraverso il corso di formazione insegnanti ed ho trovato una tracica di via tutta per me.
Ora senza sarcasmo ne falsità posso dire una cosa: Grazie Dina, per le cose giuste che mi hai insegnato subito, e anche per le tante cose che non ritengo giuste e che per questo m'impegnerò a non fare.
Ieri in relazione al post "Zagharid.de", mi ha scritto questo:
"Forse e' ora , se vuoi davvero crescere artisticamente, di non fare più paragoni.
Io ho imparato che ogni insegnante può darti qualcosa che alla fine ti accresce.. Anche il saper riconoscerne la non validità è un accrescimento."
E questo non è un lavoro di pulizia della tecnica o un approfondimento su uno stile in cui sei carente, ma è un lavoro sulla propria vita.
Non c'è un manuale da cui imparare a farlo perciò vado con tentativi e il tentativo che farò oggi è mettere nero su bianco ciò che ho imparato di buono e di cattivo dall'insegnante che ho seguito per più tempo, Dina.
La cosa per cui più le sono grata e per cui senza non sarei qui a scrivere è l'intraprendenza di aver portato la danza medio orientale, da lei chiamata danza egiziana, in quel di Vidardo: senza questa intraprendenza e senza il sostegno economico-morale di mia mamma (economico perchè me lo pagava lei e morale perchè mi toglieva l'imbarazzo di chiedere i soldi a mio marito) io non avrei ripreso a danzare seguendo corsi.
Da lei non ho imparato la tecnica di base: quella l'avevo appresa in un altra scuola a Milano, però la prima cosa che m'insegnò bene fu il radicamento a terra, o meglio chiarire il concetto e togliere il releveè che, nel danzare da sola per tanti anni, aveva preso molta parte. la seconda fu una pulizia generale della postura che sempre per il discorso "danzare da sola per tanti anni" s'era viziata con un atteggiamento piuttosto cifotico.
Inutile ribadire qui quanto postura e radicamento siano fondamentali in questo tipo di danza soprattutto per non crearsi dei danni, ed sono il secondo motivo di gratitudine.
Poi mi ha introdotto ai diversi stili della danza medio orientale, lo sha'abi, il saidi e relativa raq al assaya (danza col bastone) e accenni di tathib, il baladi, la melaya e la raq sharqi. Senza contare l'introduzione ai cimbali e all'uso del velo, alla conoscenza teorica delle percussioni e dello studio/impostazione di una coreografia e trucco teatrale. M'introdusse anche alla Gipsy, ma non era per me. Così ho conosciuto diversi stili che sono convinta siano ancora da esplorare, che non si siano esauriti in un tipo di abbigliamento o di modo di tenere le braccia o solo per l'epoca storica e culturale, nonchè la regione in cui si sono sviluppati.
Tutti questi argomenti sono stati presentati nell'arco di 3 - 4 anni. Tanto tempo? Poco tempo? Non lo so, sinceramente. Non ho per nulla un esperienza da insegnante per poterlo giudicare: a me pareva che ci fossero solo un sacco di cose buttate a casaccio e lasciate venire su un po' alla come viene viene, senza un'ordine, senza chiarezza. Idem per la tecnica e per le coreografie, che non variavano tutte le volte del tipo "ho pensato che questo passo ci sta meglio di quell'altro" ma la spiegazione era "ma no era così anche l'altra volta!" e nulla valeva che in 10 la ricordavamo tutte nello stesso modo ma diverso dal suo.
Da questo senso di smarrimento, nasce tutto il mio rancore e il mio astio verso questa insegnante: si badi bene insegnante, non persona: come persona non ho nulla da dire perchè non siamo mai diventate amiche e la conosco poco.
Lo smarrimento ad un certo punto mi fece dubitare (insieme ad un paio di incidenti che non voglio stare qui a ricordare) anche della veridicità di ciò che diceva. Solo in seguito facendo il corso insegnanti da Jamila Zaki, ho trovato le risposte, confermando ciò che di vero e buono della teoria mi aveva insegnato Dina e spingendomi a cercare altre fonti per confermare o smentire ciò che era rimasto in sospeso.
Cosa ho imparato da questo senso di smarrimento? Che ci vuole chiarezza.
Chiarezza che esige informazione e competenza non superficiale.
Chiarezza che può anche voler dire "non lo so, mi devo informare" e portare la risposta alla prima occasione possibile, perchè nessuno nasce imparato.
Chiarezza che esige osservazione minuziosa e anche ripetizione fino alla noia mortale se un passo ad una persona non viene in 4 anni di corso.
Chiarezza che esige una disciplina personale per non mettere in una situazione d'instabilità le allieve.
Poi c'è il discorso pratico-tecnico e qui è il mio parere contro il suo.
Chi ha ragione? Chi ha torto?
E' giusto liquidare il discorso braccia e mani con "sono naturali" e "le potete tenere così e così e così", o necessitano di esercizio costante, cure e attenzioni durante le lezioni?
E' giusto permettere alle allieve di presentarsi ad uno spettacolo con un costume diverso da quello concordato e permettere loro di esibirsi?
E' giusto usare il velo per "coprire le braccia"?
C'è davvero tutta questa enorme differenza tra danza medio orientale e danza egiziana?
Io le mie risposte le ho trovate, come ho detto prima anche attraverso il corso di formazione insegnanti ed ho trovato una tracica di via tutta per me.
Ora senza sarcasmo ne falsità posso dire una cosa: Grazie Dina, per le cose giuste che mi hai insegnato subito, e anche per le tante cose che non ritengo giuste e che per questo m'impegnerò a non fare.
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