E poi si va in scena.
E subito dopo è finita, quasi catrastoficamente, almeno per me che nell'ultimo pezzo, parto dimenticandomi i passi, confondendoli, per poi cercare di abbattere la scenografia con la melaya, ridendo come una matta per le cazzate, ovviamente.
E' andato bene, o per lo meno l'unico ad essersi lamentato di qualcosa, è stato mio padre, che lo fa per partito preso, per puro gusto di rompere i coglioni. Ormai lo so, e il sarcasmo non si spreca ne gli si fa di certo attendere molto per un " la prossima volta vieni tu a ballare e fai meglio al posto di criticare".
Non si sono nemmeno sprecate le fighette di legno, figlie e parenti di non so chi, senza tette e senza culo che ti guardano con quell'aria di sufficienza, annoiate, da dirgli "ma che cazzo ci sei venuta a fare", a cui regali le tue generose forme vibranti per tre minuti e sorridi loro sott'intendendo " io lo so fare, e tu, specie di mocio vileda, ci riesci?" Quando sei sul palco ci sei perchè sai fare qualcosa che gli altri non sanno fare, e allora sbattiglielo in faccia!
Al di là di chi deve essere acido per il puro gusto di esserlo, al di là di chi è troppo perso in se stesso per capire, arrivano gratifiche inaspettatissime, quale l'entusiasmo e il sorriso di una signora Tunisina, accompagnata da figlie e marito che ha saputo per caso del nostro spettacolo. Davvero davvero entusiasta: sprizzava gioia da tutti i pori per una danza che conosce, e che trova che per noi occidentali sia difficile da imparare, eche molto probabilmente s'iscriverà al corso l'anno prossimo.
Direi che la cosa migliore della serata, a parte il fatto che ti sei divertita, è il sorriso di quella donna che ha trovato qualcosa di familiare e le è piaciuto tanto da volersi iscrivere.
RispondiEliminaAleikum Salam...